giovedì 28 dicembre 2017

Perché arricchire chi è già (stra)ricco?

Se vedeste due persone che fanno l'elemosina, uno vestito con un abito firmato e l'altro con stracci, a chi dareste l'obolo? Evidentemente a quello che pensate ne abbia più bisogno, logico.
Se invece vorreste comprare qualcosa, e ci sono 2 negozi in città, l'uno accanto all'altro, uno rischiarato da luci al neon, cartelloni sgargianti, commesse di bell'aspetto, mentre l'altro dall'aspetto più dimesso, illuminato da luci fioche, una sola commessa dall'aspetto normale, dove andreste a fare acquisti, anche considerando che i prezzi siano praticamente uguali? Quasi sicuramente la maggior parte delle persone andrebbe nel primo negozio, e quasi sicuramente nel giro di poco tempo rimarrebbe aperto solo quel negozio, in quanto il secondo non riuscirebbe a guadagnare abbastanza per rimanere aperto. Logicamente si potrebbe dire che il secondo negozio avrebbe potuto seguire le orme del primo, ed avrebbe (in teoria) avuto uguale successo. Il problema è che non è detto che il secondo negozio sarebbe riuscito nell'intento, soprattutto se il primo aveva già conquistato parecchi clienti.
Nella cittadina ora è rimasto solo quel negozio, sempre più popolare, ed i proprietari sono chiaramente sempre più ricchi. Certo, in futuro potrebbero apparire diversi concorrenti, ma non è detto che si riesca a creare una situazione di equilibrio in cui 2 o più parti riescano a coesistere e sopravvivere.
Da un lato è il motivo per cui ad esempio ci sono leggi che regolano il numero di farmacie in un determinato comune, in modo da evitare una concentrazione troppo elevata sul territorio, concentrazione che potrebbe portare ad una situazione in cui c'è troppa concorrenza (per assurdo la poca concorrenza può far male al mercato ed all'utenza, ma anche una concorrenza serrata non porta sempre vantaggi).
Il problema è anche che normalmente le persone tendono a scegliere ciò che è per loro più popolare, più alla moda, più "in", uniformandosi talvolta ai gusti della massa. Il che porta chiaramente al "successo" di un particolare servizio, negozio, artista e via dicendo a sfavore di tutti gli altri. 
Per chiarire maggiormente: la gente compra i mobili da Ikea, e compra solo là perché ormai conosce il brand, e si fida solo di quello. Anche se ci fossero realtà in cui allo stesso prezzo si comprano mobili di migliore qualità, molta gente continuerà comunque a comprare là. Questo per varie ragioni:
1) la gente è pigra, non ha voglia di girare una miriade di negozietti
2) la gente conosce solo quel brand, e non si chiede se esistano alternative migliori o più economiche
3) il brand è già così "potente" da potersi permettere un marketing che altre aziende non possono permettersi.
Tra parentesi Ikea può permettersi certi prezzi ed i costi del marketing anche perché sembrerebbe che riesca ad eludere la tassazione europea per circa UN MILIARDO DI EURO (niente male), in un periodo di soli 5 anni! Rispetto ad aziende simili che non riescono ad utilizzare strumenti simili per abbassare le tasse dovute nei vari paesi, appare chiaro che Ikea ha dalla sua un vantaggio abissale!
Ikea poi ha un fatturato globale molto elevato, ed in costante crescita di anno in anno: in pratica stiamo arricchendo sempre di più un'azienda già in ottima salute, che pure elude le tasse! Qualcuno mi potrebbe dire che però portano lavoro, molto lavoro nei territori dove Ikea decide di aprire, io però sono ancora dubbioso se il rapporto costi/benefici sia vantaggioso o meno per la collettività. 
Ancora peggiore il caso di Amazon, il cui stra-potere sta di fatto cambiando e sconvolgendo molti aspetti della vita quotidiana, incluso il modo in cui facciamo shopping. Anche Amazon, come molte (tutte?) multinazionali cerca di pagare meno tasse possibili, però in cambio offre un servizio di consegna e post-vendita tra i migliori esistenti, anzi, forse il migliore sulla piazza. La cosa chiaramente piace molto agli acquirenti, che in passato se c'era qualcosa che non andava dovevano portare il bene, se ancora in garanzia, nel negozio dove l'avevano acquistato, ed attendere pazientemente la riparazione (che non sempre avveniva). A me è capitato di aspettare quasi 2 mesi per un hard disk esterno, e poi dopo essere ritornato dopo pochi giorni si è ripresentato lo stesso problema. Visto che sono abbastanza esperto ho poi scoperto che l'assistenza si era limitata a sostituire l'hard disk, mentre il problema risiedeva nello "scatolotto" (termine tecnico). Insomma 2 mesi di tempo per un lavoro che non mi ha portato via nemmeno mezz'ora...Complimentoni!
Viene da capire perché molta gente preferisca Amazon per acquistare oggetti che si potrebbero rompere (ad esempio elettronica, computer, smartphone...), e quindi finisca per comprare anche oggetti di vario genere (libri, film, videogiochi) anche se non sempre sono convenienti rispetto ad altri siti o negozi fisici! E' una questione di praticità e, in fondo, fare acquisti sempre nello stesso negozio virtuale può avere i suoi vantaggi. Tuttavia con il passare del tempo i nodi vengono al pettine e, se pure si può supporre che Amazon continuerà a fornire un servizio clienti ineccepibile possiamo anche supporre che in futuro acquisirà sempre più "potere", in quanto perfino i bambini oggi sentono ripetere i genitori "l'ho comprato su Amazon" anziché un generico "l'ho comprato su internet". Chiaramente più volte lo si sente ripetere, più si imprime nel DNA di tutti, tanto che Amazon diventa sinonimo di e-commerce. La gente manco più fa ricerche sul web per vedere se lo stesso oggetto si trova a meno soldi altrove, perché non ha voglia nemmeno di perdere 30 secondi per la ricerca.
Non avendo carta di credito (e non volendola avere) mi sono messo a cercare alternative ad Amazon, negozi virtuali che accettassero bonifico o contrassegno (o paypal), pare strano ma ce ne sono! Alcuni penseranno: "ma che te frega, fatti una carta di credito e compra su Amazon, pirla!". E' quello che potrei fare, ma non ne sento il bisogno (di comprare su Amazon, perché in verità una carta di credito può essere utile in certi frangenti), in quanto le alternative ci sono (anche online), anche se magari non sono ben pubblicizzate!
Inoltre è notizia di poco tempo fa che il fondatore e CEO di Amazon, Jeff Bezos è diventato il più ricco del mondo, con un patrimonio di quasi 100 miliardi di dollari, grazie anche al sempre più sfolgorante successo di Amazon. Quando leggo cose del genere mi viene spontaneo chiedermi: ma davvero quest'uomo ha bisogno di altri soldi? Non posso darli a qualcuno che ne ha più bisogno?
Chiaro che se compro da Amazon non è che do soldi direttamente al CEO, ma indirettamente sì. E si badi bene: il problema qua non è se qualcuno diventa ricco (in fondo Bezos si è meritato il suo successo), ma se qualcuno diventa così ricco!
Il tutto ci porta ad un problema importante: la redistribuzione della ricchezza.

La redistribuzione della ricchezza
Con questo non si intende prendere ai ricchi e dare ai poveri, secondo la logica (non del tutto sbagliata, ma non attuabile) dei Robin Hood moderni, ma si tratta semplicemente di una miglior redistribuzione delle ricchezze da parte delle aziende. Per chiarire maggiormente la questione si veda il seguente grafico:
Queste sono le più 15 più "ricche" aziende nel settore tecnologico, e le barre dell'istogramma rappresenta il quoziente tra le entrate (lorde) dell'azienda ed il numero di dipendenti direttamente assunti dall'azienda stessa. In pratica maggiore è questo numero, più "ingiusta" è l'azienda. Infatti come si può vedere l'azienda con il quoziente più elevato è Apple, che dà lavoro a 116 mila persone, ma finisce con il guadagnare molto di più di aziende come Samsung, che però dà lavoro al doppio di persone! Non per nulla Apple è anche l'azienda con più liquidità al mondo, più di 260 MILIARDI di dollari parcheggiati in bond ed altri investimenti, soldi che di fatto non vengono utilizzati per nulla, non vengono reinvestiti in ricerca, non vengono utilizzati per assumere personale o per formarlo, soldi il cui scopo è solo quello di esistere per fare altri soldi. Un capitale enorme continuamente rimpolpato da due fattori: il primo è che Apple ha il maggior margine nel settore smartphone, il secondo è dovuto al fatto che Apple ha evitato di pagare molte tasse grazie ad accordi sotto banco con l'Irlanda. Almeno 13 miliardi di euro in 5 anni, che anche divisi tra tutti gli stati della Comunità Europea sono un sacco di soldi!
La cosa assurda è che anche pagando questi 13 miliardi ad Apple rimane comunque un quantitativo di denaro immenso, Sufficiente per fallire e riprendersi più e più volte. Fino a che punto dovremmo tollerare e foraggiare un simile "corporate greed"?
Ma soprattutto, perché dovremmo arricchire ulteriormente chi è già così ricco sfondato (che sia persona o azienda)?

martedì 7 novembre 2017

Mazinga Z - Infinity: andate a vederlo prima che lo tirino via dai cinema!

Era un secolo che non andavo al cinema, almeno un paio di anni e qualche mese, sicché ho ben pensato di tornarci per vedere il nuovissimo film di Mazinga Z, da noi in esclusiva assoluta, primi in tutto il mondo (o quasi, forse c'è anche in qualche altro cinema in giro per l'Europa!). In Giappone uscirà appena a gennaio, da noi è disponibile dal 31 ottobre, e sarà nelle sale ancora per un po' (settimane? giorni? ore?).
Devo ammettere che NON ho mai visto la serie storica di Mazinga, mai letto i manga, mai visto i vecchi film (forse un paio), mai visto Mazinkaiser o altre serie più recenti, conosco i personaggi a forza di averli visti sul web o sulle riviste specializzate, aver letto le trame della serie storica e così via. Sono tuttavia un fan dei robottoni giapponesi, ho visto diverse serie di robot non gonagaiani (su tutti Vultus V, Daitarn III, Bryger...), solo qualche caso del destino ha voluto che non recuperassi le serie storiche robotiche di Mazinga, Jeeg Robot, Goldrake e compagnia bella. Tutto questo per dire che il mio livello di conoscenza di Mazinga Z è di poco superiore ad un anime fan più giovane di me, e soprattutto non posso dirmi un fan accanito delle opere robotiche di Go Nagai come altri che sono andati a vedere il film. 

Cosa mi aspettavo prima di andare al cinema?
Leggendo varie recensioni on line mi aspettavo un po' tutto un po' niente, nel senso che si passa da chi pensa che sia un'occasione perduta a chi l'ha trovato un film eccezionale. La verità forse sta nel mezzo, come al solito.
Questo lungometraggio ha effettivamente diversi difetti, come si può leggere nelle varie recensioni di critici e di chi l'ha visto: innanzi tutto qualche spiegone scientifico di troppo, che forse è necessario me rende tedioso in alcuni punti il film, poi si sarebbe potuto aggiungere qualche scena in più per sottolineare i momenti più drammatici, visto che il film risulta fin troppo "asciutto" in questo senso. Altra cosa fastidiosa è forse il persistente e ripetuto "messaggio subliminale", rivolto a 30enni e 40enni, di sposarsi e figliare: si vede infatti il pilota del Grande Mazinga sposato e la moglie in dolce attesa, si vede uno dei personaggi secondari con una figlia di qualche anno, gliela menano a Koji di fare pace con Sayaka ed accasarsi presto, perché la vita è breve e la menopausa incombe (!). Pure il finale del film insiste sulla cosa.
Tuttavia non mancano momenti epici, combattimenti tra Mazinga e numerosi mostri meccanici, momenti tristi e drammatici e momenti allegri e divertenti.
In sostanza un film più che valido, che merita di essere visto anche se non si conosce tutta l'epopea di Mazinga Z (si può sempre recuperare dopo). Chiaramente non è un film che può piacere a tutti, forse nemmeno a tutti i nostalgici.

Se dovessi dare un voto a questo film direi che si merita almeno 7 1/2!



LA TRAMA DEL FILM, IN BREVE (ATTENZIONE SPOILER!)
Il film parte subito in quarta, con un combattimento del Grande Mazinga contro numerosi mostri meccanici, venuti non si sa da dove. La battaglia infuria, ed il destino del pilota è incerto. Nel frattempo sul monte Fuji, in un laboratorio di ricerca, viene ritrovato un robot gigantesco, che ricorda molto Mazinga Z. Fanno la loro comparsa Koji Kabuto, pilota del Mazinga Z, appunto, e Sayaka Yumi: entrambi sono cresciuti dalla fine della serie tv, ed ora sono uno un ricercatore di fama mondiale e l'altra la presidente del centro di ricerca. Koji, mentre ispeziona il Mazinga Infinity (così viene chiamato il gigantesco artefatto) assiste all'espulsione dal robot di una ragazza. Si scoprirà poi che tale ragazza non è esattamente un essere umano, ma una specie di androide organico, ed è la "chiave" del Mazinga Infinity, ed il robot gigante non è solo gigante, ma pare abbia il potere di cancellare il mondo, sovrascrivendo la realtà con quella di una delle tante dimensioni possibili (detta in soldoni). Ha quindi il potere di un dio o di un demone, a seconda di come si intenda impiegarlo. Chiaramente Koji e gli altri ricercatori ci vanno con i piedi di piombo con il Mazinga Infinity, pur non sapendo tutta la verità sul colosso e su Lisa, la ragazza fuoriuscita dal robot. Purtroppo per loro fanno la loro comparsa sulla Terra dei nemici che tutti pensavano morti e sepolti, ovvero il dottor Inferno ed i suoi sottoposti! Con sommo sgomento di tutto il mondo i nemici implacabili di Mazinga e dell'umanità fanno il loro ritorno (si presume da una delle tante dimensioni parallele alle nostre, i cosiddetti multiversi, grazie probabilmente all'energia fotonica). Le armate del dottor Inferno sbaragliano in fretta le truppe giapponesi (oltre al Grande Mazinga), ma il diabolico essere non procede con la conquista del mondo e del Giappone, ma anzi dice che intende coesistere pacificamente con il resto del mondo, ha solo bisogno di un sacco di energia fotonica. La cosa sconvolge i leader di tutto il mondo, che non sanno come reagire, per quanto la minaccia sia reale: rischiare il tutto per tutto per eliminare l'odiato nemico, o aspettare di vedere cosa intende fare?
Koji viene a sapere quali siano i piani del dottor Inferno da Lisa, che intuisce che il nemico stia caricando il Mazinga Infinity per sovrascrivere la realtà, e Koji decide perciò di entrare in azione, prima che il dottor Inferno riesca ad accumulare l'energia necessaria. Grazie anche all'aiuto di vecchi e nuovi alleati (Boss, le Mazinger Girls), Koji e Lisa raggiungono il Mazinga Infinity a bordo del ricostruito Mazinga Z, sconfiggendo il Barone Ashura, il conte Blocken e decine e decine di mostri meccanici. Riescono a liberare il Grande Mazinga, ma arriva il dottor Inferno a guastare la festa. Con il suo mecha riesce a mettere in difficoltà Mazinga Z, che finisce sconfitto con gravi danni. Il dottor Inferno procede dunque nel suo piano di riscrivere la realtà, ma Lisa cerca di fermarlo, dirottando l'energia fotonica sul Mazinga Z, ed utilizzando lo stesso sistema per cambiare la realtà. Il Mazinga Z diventa così gigantesco come Infinity, e comincia la battaglia finale per la salvezza della Terra. Alla fine, grazie all'energia fotonica proveniente da tutto il mondo e indirizzata al Mazinga Z, Koji riesce a sconfiggere ancora una volta il dottor Inferno. Lisa scompare, ma gli assicura che si rivedranno di nuovo, in futuro. Ed infatti Koji e Sayaka dopo che il mondo è tornato in pace si sposeranno, e qualche anno dopo si vede che hanno avuto una bimba molto simile a Lisa.

venerdì 27 ottobre 2017

Nintendo fa bannare youtuber per 3 mesi, reo di aver caricato uno streaming in anteprima di "Super Mario Odissey"

La storia è semplice: uno youtuber alcuni giorni fa è riuscito ad entrare in possesso di una copia di Super Mario Odissey in anticipo, grazie a qualche negozio che gliel'ha venduto prima del giorno stabilito, e lo youtuber ha mal pensato di registrare un video del gameplay di circa un'ora e postarlo sul suo canale, tanto per raccattare un po' di visualizzazioni. Il problema è giunto quando qualcuno se ne è accorto ed ha denunciato la cosa a YouTube, portando quindi all'eliminazione del video incriminato ed alla sospensione dell'account dello youtuber per 3 mesi.
Ora, è pacifico che Nintendo o qualunque detentore di diritti audiovisivi abbia il diritto di denunciare la cosa e far rimuovere il video incriminato, ciò che lascia perplessi è il ban temporaneo di 3 mesi, per un'azione che in sostanza non è nemmeno assimilabile alla pirateria audiovisiva (i video dei gameplay infatti sono spesso un incentivo all'acquisto, infatti), e va da sè che il danno per i titolari dei diritti (in questo caso Nintendo) è assolutamente nullo. Ma ciò che lascia perplessi in tutta questa faccenda è la reazione di molti fan Nintendo che hanno applaudito il ban per il semplice motivo che il video poteva costituire uno spoiler!! L'assurdità della questione è che da un lato abbiamo un'azienda come Nintendo che pretende un maniacale controllo di tutto ciò che riguarda i suoi giochi online, dall'altro abbiamo una masnada di decerebrati che non è in grado nemmeno di evitare gli spoiler, un branco di spoilerofobi (si vedano i commenti) che odiano tutto ciò che potrebbe rovinare la "sorpresa" (come se in un gioco come Super Mario ci fosse una trama profonda e complessa). A che livello siamo arrivati? A che livello è arrivata Nintendo, che da un lato produce ottimi giochi (sebbene siano sempre quei pochi degli stessi franchise da anni, ovvero Mario, Zelda e Metroid), dall'altro è chiusa in sé e non riesce ad accettare che siamo nel 2017, ed il controllo dell'informazione è più o meno impossibile, anche perché non siamo nella Corea del Nord, ma soprattutto è controproducente. O almeno sarebbe controproducente, se tanti fan Nintendo non fossero capre con i paraocchi. 

mercoledì 27 settembre 2017

[Manga&comics] Marketplace digitale: Comixology

Avevo sentito parlare di Comixology da lungo tempo nei siti web americani, come di un maketplace digitale per fumetti, graphic novel, e manga, ovviamente pensavo fosse disponibile solo in Nord America o eventualmente in pochi paesi nel mondo (anglofoni, ovviamente). Poco tempo fa, preso dalla curiosità, provo a dare uno sguardo al sito, e provo a registrarmi. Scopro così che Comixology è di proprietà di Amazon, ma funziona comunque come se non facesse parte di Amazon. La cosa interessante di Comixology è il pagamento: non solo tramite carta di credito/debito come Amazon, ma anche tramite paypal, cosa assai gradita, per quello che mi riguarda.
I prezzi purtroppo non sono eccezionali, anzi, sono in media più elevati rispetto alla versione cartacea italiana, chiaramente è ottimo nel caso in cui la versione italiana non esista (ancora). La cosa interessante è che alcune opere (poche purtroppo!) però costano anche la metà rispetto alla controparte cartacea italiana.

Altra "rogna", non da poco, sono i DRM piuttosto forti, che non permettono di fare una copia di backup dei fumetti: certo, finché c'è l'accesso all'app o al sito non c'è problema, ma preferirei stare sul sicuro per il futuro, caso mai il sito chiudesse, o se, per problemi di diritti, alcuni fumetti non fossero più disponibili.

Il sito purtroppo non prevede un servizio che permetta di avvisare l'utente quando un nuovo volume di una certa serie è disponibile, ma permette solo l'acquisto automatico: in altre parole "io non ti dico quando un nuovo numero è disponibile, ma ti scalo i soldi dalla carta di credito e poi ti avviso". Una impostazione molto "all'americana", insomma, come se nella mia fumetteria di fiducia mi scalassero i soldi dei manga che mi mettono via, prima che io possa andare a ritirarli*.

Di buono c'è che esiste la whishlist, ed ogni tanto sembra che mettano in offerta comics e manga, quindi in teoria c'è la possibilità che, prima o poi, anche l'agognato manga da 20 euro (ci sono anche manga che costano così tanto, purtroppo) a volume possa subire un concreto ribasso. Fortunatamente pare ci sia almeno la newsletter che avvisa se ci sono sconti (come ad esempio la recente "Batman Day Celebration Sale"), ma ovviamente tutto dipende dalla casa editrice.

In buona sostanza un servizio ottimo per qualità e per assortimento, un po' meno ottimo per quanto riguarda prezzi e drm. Chiaramente si consiglia un buon tablet con uno schermo decente per poter leggere fumetti e manga agevolmente.




*in certi casi andrebbe fatto, visto che c'è gente che lascia manga in giacenza per mesi, senza pensare che così si danneggia il gestore della fumetteria.

venerdì 15 settembre 2017

[Cibi e bevande da discount] "Mitico" di Barret

Scoperti da poco nel discount dove di solito faccio la spesa, questi biscotti si mostrano come una brutta copia dei Ringo, ma saranno altrettanto buoni? La risposta dopo la pubblicità:

Mmm, sembrano buoni, no? No,
Ecco l'economico pacco da 6 confezioni, se ricordo bene dovrebbe costare poco più di un euro
Diciamo la verità, a parte l'aspetto il sapore e la qualità dei veri Ringo è ben distante, la crema alla vaniglia tra i biscotti non è malaccio, ma è poca e soprattutto non è...cremosa per nulla!

Come si può vedere il quantitativo di crema è irrisorio
 I biscotti non sono molto saporiti, sono piuttosto secchi e non hanno un gusto troppo soddisfacente. Anche per via della poca crema non riescono a soddisfare completamente chi vuole fare un semplice spuntino o merenda.

SENTENZA: 4/10
Pur tenendo conto del basso prezzo non si può dire sia un prodotto valido, o meglio lo è solo se si vuole risparmiare a tutti i costi, prendendo un prodotto che assomiglia ad un altro ma senza avvicinarvisi se non nell'aspetto. Bocciato senza pietà.

Valori nutrizionali ed altre informazioni

Ingredienti

domenica 3 settembre 2017

[Recensione] Death Note (2017)

Se Death Note fosse uscito al cinema sarebbe stato un flop epocale, roba al livello di Ghost in the Shell, per intendersi, e sarebbe stato un flop sicuramente meritato, visto che il film non è esattamente quello che si può definire un capolavoro. Il problema sta in una sceneggiatura confusa, in personaggi scritti male e recitati spesso anche peggio, in una regia al limite della denuncia ed in generale in un "prodotto" realizzato tanto per capitalizzare la fama dell'originale.
La visione di questo film non è stata però del tutto inutile, perché mi ha fatto apprezzare maggiormente l'opera originale, soprattutto alcuni passaggi che nel film erano semplicemente ridicoli, mentre nel manga/anime erano stati realizzati con estrema perizia.
Le cose peggiori di questo film? Partiamo dal personaggio di Mia, basato in maniera alquanto lontana su Misa, idol che diventa la fan numero 1 di Kira per motivi ben precisi. Mia invece è una cheerleader, compagnia di scuola di Light (Turner), e non si capisce quale interesse abbia a stare con Light. E' ammaliata dal Death Note, ma al contempo non è che abbia una motivazione reale che la spinga ad abbracciare la "filosofia di Kira": nel film la vediamo guardare un film della serie "Phantasm" (un film horror del passato piuttosto famoso) e chiedere dettagli riguardo alla morte di un loro compagno di scuola a Light, quindi si intuisce il suo gusto per il macabro, ma questo non giustifica in pieno il suo interesse per il Death Note, è insomma un personaggio piatto e privo di motivazioni credibili.

Light (Turner), il protagonista, è assai lontano dal suo omonimo giapponese: non ha un senso di giustizia distorto come il suo predecessore, utilizza dapprima il Death Note per alcune vendette personali, e poi, quasi per gioco, diventa il "giustiziere" noto come Kira. Durante tutto il film mi sono chiesto perché continuasse a tenere il Death Note, quando era chiaro che non aveva le "palle" per continuare a giocare un gioco più grande di lui. Bocciato anche lui, dunque, anche se meglio di Mia.

L è molto simile alla sua controparte giapponese (a parte il colore della pelle), ma quello contro cui si trova a combattere non è un Kira alla sua altezza, anzi, Light (Turner) è un avversario debole, potrebbe essere smascherato senza problemi, sarebbe bastato installare videocamere nascoste in casa sua, hackerare il suo telefono e via dicendo (tutte cose che invece vengono fatte nel manga), ed invece l'unico momento epico del loro scontro è una chiacchierata di 5 minuti in un locale.

Il padre di Light (Turner) è abbastanza simile alla controparte cartacea, mantiene il suo rigore, la sua onestà, ma al contempo non riesce a ricalcare la grandiosità del personaggio originale. Nel finale del film scopre la verità, al contrario del padre di Light (giapponese), che muore credendo ancora in suo figlio, ma il momento, anziché scioccante, si rivela quasi imbarazzante, per padre, figlio e pubblico!

Menzione speciale a Ryuk, che anche se non ci fosse cambierebbe poco o nulla. L'unica scena in cui Ryuk è davvero significativo è verso la fine: fossi stato negli sceneggiatori avrei eliminato il personaggio, risparmiando così i soldi degli effetti speciali e di Willem Dafoe, tanto appare già poco.

Troppe scene inutili e/o ridicole: la rappresentazione di alcune morti stile "Final Destination" le ho trovate fuori luogo ed al limite del plagio, anziché citazione come forse sarebbero dovute essere. Tra le scene ridicole ricordiamo l'apparizione di Ryuk davanti a Light, che urla nemmeno fosse una scolaretta delle scuole elementari (il Light nipponico manco si era scomposto), la scena in cui Light e Mia parlano del Death Note a scuola urlando quasi a squarciagola (per essere sentiti meglio?), la scena in cui dal nulla arriva un seguace di Kira che salva Light dalla furia di L (scena magistrale, meriterebbe un Oscarrafone), la scena del ballo scolastico in cui nessuno degli agenti si accorge che Light non è al ballo (si è appena scambiato il posto con un ragazzo che manco gli somiglia!) e....potrei continuare, ma meglio che mi fermo qui!

Ovviamente c'è anche qualcosa di buono, che poi sarebbe il pezzo finale dalla ruota panoramica in poi, ma è troppo poco per salvare l'intero film, e soprattutto in quei 10-15 minuti pare che Light diventi la mente criminale più astuta dell'universo, dopo un intero film passato a mostrarci Light in difficoltà anche nell'allacciarsi le scarpe! Che sia diventato un genio tutto d'un tratto? Difficile da credere...
A proposito del finale, dopo il plot twist c'è pure un altro colpo di scena, abbastanza geniale, sia che venga inteso in un modo sia nell'altro, ovviamente cosa sarà successo davvero lo scopriremo solo nel sequel, che quasi sicuramente verrà prodotto.

SENTENZA FINALE: 6-- , perché a Ghost in the Shell (2017) darei 5 1/2, e questo film è (solo) un pelino meglio!


lunedì 28 agosto 2017

Manga sickness: Netflix salverà gli anime, ma chi ci salverà da Netflix?

Di recente Netflix ha annunciato diverse serie animate made in Japan che arriveranno nei prossimi mesi in esclusiva sui propri "schermi", e molti fan dell'animazione nipponica hanno subito salutato la notizia con estrema gioia, decretando poi che Netflix molto probabilmente "salverà gli anime".
Ebbene, qualcuno si chiede esattamente cosa ci sia da salvare, se si parla di quantità o qualità, di equità nel salario degli intercalatori, animatori e perfino registi.
Una cosa certa è che Netflix produce diverse serie di successo, che sono il motivo primario per cui ogni mese milioni di persone si abbonano o rimangono abbonati al servizio di streaming, ed indubbiamente la qualità delle serie (ed in parte dei film) di Netflix è indubbia. Personalmente non sono un grande fan delle serie tv in generale, quindi per me Netflix è un po' un servizio inutile, preferisco film e serie animate, ma purtroppo i film presenti li ho già visti quasi tutti, e le serie animate sono pochine. Va da sé che questa notizia ha fatto drizzare le orecchie pure a me, visto che avevo usufruito di un mese gratis prova in luglio per vedere la prima parte di Little Witch Academia ed adesso ero intenzionato ad abbonarmi per vedere la seconda parte ed il (probabilmente) pessimo film dal vivo di Death Note. Due sono i progetti animati che mi interessano particolarmente: uno è Devilman Crybaby, rivisitazione (?) del Devilman di Go Nagai. Dopo aver visto il primo trailer non sono più tanto convinto della bontà dell'opera, ma non è detto che farà schifo, diciamo che avrei preferito una serie più fedele all'opera originale!


Altra serie è un reboot de I Cavalieri dello Zodiaco, che sarà realizzato in 3DCG, saranno 12 puntate che copriranno la storia dall'inizio fino agli scontri con i Silver Saints. Qui le criticità sono 2: la prima è che appunto la serie sarà realizzata interamente in CG, e la gran parte degli anime fa schifo se realizzata in quella maniera, la seconda è che la sceneggiatura sarà affidata ad americani. Non voglio dire che gli sceneggiatori americani non siano in grado di scrivere buone storie e dialoghi, ma il rischio di "boiate galattiche" è sempre in agguato, tra l'altro non è che la sceneggiatura della serie animata di Castlevania fosse sempre ineccepibile, anzi.

Poi c'è un progetto legato a Godzilla, in uscita a novembre, anche questo realizzato in computer grafica, purtroppo. Godzilla: Monster Planet ha una trama abbastanza originale, ma dal punto di vista tecnico non sembra essere un granché. A volte mi chiedo perché i giapponesi insistano nel realizzare anime interamente in CG, quando è palese che non sono in grado di garantire una qualità accettabile: è come voler realizzare il film di "Frozen" con 1/10 del budget e del tempo, è chiaro che non potrà funzionare!


Chiaramente non è detto che gli anime in CG continueranno a fare più o meno schifo in eterno, ma fa pensare che Castlevania sia invece prodotto in maniera tradizionale: non siamo ai livelli di in capolavoro come Vampire Hunter D Bloodlust, ma di sicuro dal punto di vista visivo rende meglio di qualsiasi schifezza realizzata in computer grafica (che non abbia un budget da 100 milioni di $$, ovviamente). Paradossalmente, insomma, Netflix si dimostra paladina dell'animazione tradizionale, mentre i giapponesi continuano a sperimentare modi per tagliare i costi e velocizzare la produzione di anime, continuando a fallire perché il mercato interno dell'home video è in continua contrazione (sempre meno copie fisiche vendute, ogni anno che passa), e far quadrare i conti è sempre più difficile. Da questo punto di vista è anche evidente che gli studio di animazione rischiano sempre di meno con anime originali, visto che non sono sicuri di come risponderà il pubblico. Va da sé che l'appiattimento culturale è sempre in agguato, e la mediocrità rischia di regnare indisturbata. Ecco perché c'è chi vede in Netflix una sorta di mecenate salvifico che possa finanziare opere un minimo più originali e complesse: purtroppo però Netflix deve anche far quadrare i propri conti, e non può permettersi di rischiare più di tanto, ed anche qui tutto tende a livellarsi verso una certa mediocrità di fondo, che è poi ciò che porta a Netflix abbonati e quindi soldi. Inoltre la cosa interessante è che Netflix punti ad avere contenuti un esclusiva di franchise già ben noto al grande pubblico occidentale, come appunto Devilman, Saint Seiya e Godzilla. Non importa alla fin fine la qualità dei contenuti (purché sia decente, ovviamente), basta che Netflix possa fregiarsene. Poco importerà dunque se la serie classica di Saint Seiya sarà superiore a questo reboot/remake, perché quella serie non sarà disponibile (se non per vie traverse) online.

L'originalità a tutti i costi è una cosa inutile, in fondo, inutile e pericolosa, pericolosa perché non si sa come reagirà il pubblico. Non mi stupirebbe se in futuro Netflix producesse più remake di grandi classici, o si mettesse a produrre più serie legate a franchise famosi come Castlevania (magari una serie animata si Super Mario?), in fin dei conti Netflix deve continuare a produrre contenuti in esclusiva se vuole continuare ad esistere: se uno ci pensa, è un bel lavoraccio!

In definitiva, Netflix salverà davvero l'animazione giapponese? La risposta temo sia negativa, per varie ragioni: in primis Netflix non ha abbastanza capitale per produrre decine e decine di serie che ogni anno vengono prodotte (anche un centinaio all'anno), e se anche avesse la forza economica di produrle non è detto che ne abbia la volontà. In secondo luogo player come la Cina stanno iniziando a produrre serie animate di successo, che vengono importante anche in Giappone. In Cina quello che manca è proprio la manodopera a buon mercato, disposta a lavorare per poco ed a vivere perfino sottoterra, a Pechino. Stando così le cose un animatore può costare ancora meno che in Giappone, dove vengono pagati già poco. Va da sé che se la Cina dovesse acquisire in fretta il know how necessario per produrre molte serie di qualità si può dire che la japanimation è bella che defunta, con tutto ciò che ne consegue. Certo, dipende molto da quanto i cinesi vogliano investire nel settore, e soprattutto se vogliono produrre solo per il mercato interno (come avviene per la maggior parte dei loro film) o abbiano intenzione di conquistare Oriente ed Occidente con i loro prodotti.
C'è poi la possibilità che gli USA vadano a colmare il vuoto eventualmente lasciato nel caso la crisi dell'animazione giapponese diventi davvero grave, ovvero gli USA andranno a produrre direttamente serie tratte da manga giapponesi o serie originali realizzate con lo stile tipico degli anime giapponesi, magari con un regista o un character designer giapponese ma il resto dello staff americano. Probabilmente questa ipotesi, potrebbe risultare piuttosto verosimile, come dimostrerebbe il remake/reboot di Saint Seiya.









martedì 4 luglio 2017

Manga sickness: il drammone dei fansubber

Innanzitutto vorrei ringraziare sentitamente tutti coloro i quali si mettono a tradurre amatorialmente opere che altrimenti col cavolo che vedremmo da noi, che siano manga o anime (e pure videogiochi, talvolta). Si tratta di un'attività che porta via tempo e fatica, che non porta molta gloria né denaro, ma la si fa (anche) per passione. Quindi lodi e lodi a tutti coloro i quali si sforzano per produrre sottotitoli o scanlations decenti in una lingua comprensibile a gran parte del volgo, nessuno vi ringrazierà abbastanza.
Purtroppo come c'è il lato "chiaro" della faccenda c'è anche un lato più oscuro, rappresentato da chi si "frega" il lavoro effettuato dai fansubber e lo mette sui propri forum o siti. Chiaramente non è dissimile dal fenomeno del freeloading su Facebook, solo che in questo caso si parla di materiale che non è già legale in partenza (il fansub è tollerato infatti, ma la legge parla chiaro). quindi i fansubber non possono essere tutelati dalla legge del diritto d'autore, in quanto sono loro stessi i primi ad infrangerla! D'altro canto i portali che raccolgono episodi fansubbati svolgono comunque un'importante funzione, ovvero permettono agli utenti di trovare ciò che cercano in un unico posto, senza dover cercare troppo in giro per il web. In questo senso riescono ad offrire un servizio anche migliore di Netflix ed altri, in quanto riescono a raccogliere molto più materiale di quanto riescono a fare altri servizi di streaming, Certo, è tutto illegale, ma i vantaggi della cosa sono innegabili: oltre a poter risparmiare un bel po' di soldi, c'è la possibilità di trovare serie anche piuttosto vecchie che nessuna piattaforma di streaming legale proporrà mai, senza contare il lato "social" che questi siti illegali talvolta offrono, che è comunque un plus per molti utenti.
La verità di fondo è che non si può bloccare il warez nella rete, non si può bloccare quasi nulla in rete, ed anzi visto che i contenuti che tali siti hostano appartengono ad una miriade di proprietari di copyright diversi va da sé che è quasi impossibile fare qualcosa in merito. In pratica quella dei fansubber è una lotta contro i mulini a vento, ancora più grande di quella dei detentori dei diritti d'autore. Personalmente lotte del genere le trovo alquanto inutili, visto che, come si è potuto vedere, anche se chiudono grandi portali come PirateBay o Megaupload resteranno sempre forum e siti specializzati più o meno grandi che posteranno materiale illegale, che piaccia o meno ai fansubber, non ci si può fare molto e, soprattutto, non è detto che sia sempre desiderabile farlo!

Manga sickness: l'abuso della CGI sta rovinando gli anime

La tecnologia è quasi sempre una buona cosa, permette di realizzare cose che prima non erano fattibili, oppure di tagliare i costi ed eliminare fatica fisica e/o mentale. La tecnologia però dev'essere utilizzata in maniera da non far rimpiangere le tecniche tradizionali, specie nel caso vada a sostituirle completamente. È il caso di diversi anime recenti realizzati completamente (o quasi) in CGI, come le 2 recenti serie di Berserk del 2016 e 2017, in cui sono evidenti i problemi dettati dall'utilizzo di una tecnologia senza avere un budget ed un know how adeguato: i risultati pessimi sono facilmente visibili da tutti, ed anche se molti hanno mostrato di apprezzare la serie nonostante lo scempio grafico resta comunque il fatto che tale serie è un abominio dal punto di vista tecnico, registico e stilistico.

Un esempio tra i tanti...si ride per non piangere


Qualcuno potrebbe obbiettare che probabilmente sarebbe stata una pessima serie anche se animata in maniera convenzionale, tuttavia non possiamo saperlo per certo: ci sono esempi di serie animate realizzate in maniera tradizionale che "fanno schifo al cazzo" (si veda "Mila e Shiro - il sogno continua"), ed anche alcuni episodi di anime come Dragon Ball Super hanno mostrato che la fretta ed un budget non adeguato possono creare mostruosità a prescindere. Il problema (e limite) principale rimane però ad oggi quello di creare tramite la CGI un anime che sia paragonabile come qualità e come aspetto agli anime fino ad ora realizzati con tecniche tradizionali, cosa non impossibile, ma fino a questo momento non si può dire che sia avvenuto, o comunque non in maniera efficace. Il problema principale della CGI è che essa è costosa, ma il budget degli studio che realizzano anime di solito non è molto elevato, e così ci si trova di fronte ad un'opera che vorrebbe ambire ad essere un blockbuster hollywoodiano, ma il risultato finale è qualcosa come "Sharknado", un prodotto di serie B che però nel caso degli anime non è "trash", è semplice spazzatura. 
In molti anime recenti la CGI è stata utilizzata con alterno successo per realizzare animazioni di oggetti meccanici o inanimati,  cosa alquanto sensata da un certo punto di vista, anche se spesso si è notato la difficoltà di amalgamare le parti realizzate in CGI con quelle realizzate in animazione tradizionale: il risultato finale è un guazzabuglio discontinuo e disomogeneo che per lo spettatore più navigato è come "un pugno in un occhio", ovvero risulta brutto da vedere, per usare termini terra terra.

Questo è un esempio di oltre 10 anni fa, ma resta comunque abbastanza emblematico di come la CGI possa essere brutta da vedere

Un esempio molto più recente di come una CGI realizzata al risparmio risulti brutta e poco armonizzata con il resto di un anime!

Cyborg 009 - Call of Justice, completamente realizzato in CGI, il risultato finale non è troppo esaltante, specie confrontandolo con il contemporaneo Cyborg 009 vs Devilman (che comunque contiene alcune scene in CGI)

Ci sono diverse serie animate occidentali realizzate completamente in CGI che sono gradevoli da vedere, cbe funzionano, tecnicamente non molto complesse, e molto probabilmente non molto costosi da realizzare, mentre invece in ambito giapponese gli esempi davvero validi sono pochi: si potrebbe pensare che è "questione di tempo" e pratica, che ci vuole insomma pazienza prima di vedere risultati apprezzabili,  tuttavia l'animazione nipponica è in un periodo di crisi profonda, visto che le vendite di dvd e bluray non sono talvolta sufficienti a coprire le spese di produzione di diversi anime. Non per nulla da diversi anni gran parte delle serie prodotte non sono più lunghe di 12-13 episodi, anche perché rischiare di produrre serie più lunghe può essere molto rischioso dal punto di vista finanziario. 

Siamo insomma arrivati ad un periodo storico in cui ci sono poche opere animate in grado di fare soldi (si veda ad esempio l'ultimo film di Makoto Shinkai, Your Name, oltre 350 milioni di $ di incasso), mentre perfino serie tratte da manga noti vengono adattate in maniera frettolosa e con budget ridicoli. Il denaro sembra scarseggiare, insomma, ma l'industria dell'entertaining macina comunque cifre importanti: Netflix aumenta il suo numero di abbonati di mese in mese, grazie alla sua offerta di film, serie tv e serie animate, che provvede anche a finanziare in prima persona: che sia dunque Netflix l'unica in grado di salvare molti studios di produzione anime nipponici? Difficile dirlo, di sicuro il mercato interno giapponese è divenuto un campo minato: le vendite di dvd e bluray calano di anno in anno, e questo porta chiaramente a porre molte domande sul futuro del settore. Curiosamente invece il settore manga e videogiochi ha visto aumentare gli introiti (non in maniera esponenziale, ma comunque stabile): le vendite di riviste-contenitore storiche come Shounen Jump sono calate, ma le vendite di volumi sia in formato fisico che digitale (in crescita) si mantengono forti.

Per concludere, probabilmente in futuro l'uso della CGI negli anime permetterà di ridurre tempi e costi di produzione, e, si spera, gli studi nipponici diventeranno molto più bravi di quanto lo sono ora. Nel frattempo però verranno prodotte molte serie  schifezze dalla qualità discutibile, cosa che potrà risultare poco rilevante per chi guarda in maniera poco attenta gli anime, ma per chi sono anni (se non decenni) che segue in maniera più o meno critica l'animazione giapponese (o anche quella di altri paesi) la transizione è piuttosto "dolorosa", e soprattutto è orribile spesso a vedersi. Qualcuno potrà dire che le mie critiche possono sembrare simili a quelle di chi negli anni '70 parlava male degli anime perché "fatti al computer" (dichiarazione folle, fatta senza nemmeno sapere come gli anime venivano effettivamente realizzati), e non è nemmeno neo-luddismo mal celato, è proprio una questione di principio: piuttosto che realizzare anime con una pessima cgi sarebbe meglio non realizzarli proprio!

sabato 20 maggio 2017

L'insano bisogno di giustizia fai-da-te del popolo

Mettiamo che qualcuno vi veda fare qualcosa, qualcosa che di per sé non è un reato o qualche atto contrario alla morale, ma che agli occhi di questa persona lo diventi, perché ha travisato i fatti o che l'atto sia un reato e qualcuno testimoni di avervi visto farlo: le voci cominciano a girare, i giornali cominciano a scrivere, i carabinieri vengono ad interrogarvi. A seconda della vostra fortuna diciamo che la verità salta fuori più o meno in fretta, la vostra reputazione è salva (supponete), ma invece il danno è già fatto, e probabilmente qualsiasi cosa farete in futuro sarà inutile per ricostruire la fiducia del prossimo nei vostri confronti: bollati a vita nonostante la vostra palese innocenza, ci sarà sempre chi vi guarderà storto, perché si ricorderà del fatto che siete stati indagati, siete stati nominati come criminali da qualcuno (a volte anche senza prove valide). La vostra reputazione è ormai infangata, ma ciò che è peggio è che l'odio delle altre persone nei vostri confronti non si placa. E' la giustizia sociale, che anche senza prove ha già emesso il suo verdetto di colpevolezza: non importa se poi le cose si chiariscono, il sospetto rimane, anche senza certezze. 
Personalmente ho emesso anch'io troppo spesso, e troppo anzitempo, le mie personali condanne di colpevolezza nei confronti di altre persone, per lo più sconosciuti, senza conoscere approfonditamente i fatti, senza nemmeno nutrire alcun dubbio (se qualcuno dice che Tizio è colpevole allora lo deve essere per forza!), dimenticando che ci vogliono prove (schiaccianti), ci vogliono testimoni, ci vogliono indagini. La giustizia-fai-da-te, che può essere anche solo pubblicare una foto o un commento nei confronti di una persona per un suo supposto comportamento "sbagliato" è una di quelle derive della società moderna che non porta a nulla di buono, se non odio, miseria, frustrazione e depressione per gli innocenti che subiscono tale forma di giustizia.
Siamo umani, siamo pieni di difetti, ma dobbiamo imparare che esporre qualcuno al pubblico ludibrio e alla pubblica gogna può portare danni devastanti a quella persona, tanto più grandi quanto quella persona non ha colpe gravi o non ha addirittura colpe! Siamo disposti a rovinare la vita del nostro prossimo con leggerezza? Io non più, e penso che non dovreste esserlo nemmeno voi.

mercoledì 19 aprile 2017

[FILM] Train to Busan (2016) - la recensione senza spoilerone (credici!)

Nel post precedente avevo parlato di "Seoul Station", di come il film mi avesse colpito e blablabla yaddayadda..., quindi mi par giusto spendere un paio di parole sul "sequel", che è stato uno dei film di maggiore successo del 2016 in patria, arrivando ad incassare quasi 90 milioni di $$ in tutto il mondo, di cui 80 solo in Corea del Sud, un risultato sicuramente notevole per un paese con una popolazione inferiore rispetto all'Italia di quasi 10 milioni di persone, considerando poi che i maggiori box office in Italia o sono film stranieri come Avatar o sono film italiani comici, come quelli di Checco Zalone (!!), con poche eccezioni come "La vita è bella" di Roberto Benigni (film "furbetto" ma se non altro culturalmente più meritevole di molti altri film in classifica). Logicamente un film che parla di apocalissi zombi non potrebbe mai arrivare a guadagnare cifre così stratosferiche in Italia, ma neppure 1/100 di quelle cifre! Il che è un peccato, perché "Train to Busan" non è mero intrattenimento come poteva esserlo il mediocre "World War Z", né una commedia horror intelligente come "Zombieland", o quella sorprendente commedia nera/horror che risponde al nome di "Deadgirl" (film che probabilmente hanno visto in pochi), ma è un'opera che cerca di far riflettere lo spettatore (o almeno ha fatto riflettere me).
Il film segue all'inizio la vita di Seok-woo, un manager rampante che pensa più al suo lavoro che alla sua figlioletta, che nel frattempo viene allevata dalla nonna materna. La bambina per il suo compleanno desidera quindi di poter vedere la madre, che abita a Busan, dall'altra parte della Corea del Sud, dopo aver divorziato dall'uomo. Seol-woo chiaramente non è molto contento di perdere tempo (sono quasi 3 ore di treno per accompagnare la bambina dalla madre), ma d'altro canto capisce che se non le sta vicino finirà con il perderla. Purtroppo, come capita sempre nei film, il destino decide di cambiare le carte in tavola, e padre e figlia si ritrovano in mezzo ad un'apocalisse zombi senza precedenti (anche perché fino a quel momento non ce n'era mai stata nessuna)! Riescono a salvarsi per un pelo, ma una volta sul treno cominciano le magagne: dopo che alcuni infettati si muteranno in pericolosi zombi, avrà inizio una lotta per la sopravvivenza che si farà sempre più dura con il passare del tempo, anche a causa dell'egoismo di molte persone che si rifiuteranno di aiutare le altre persone quando necessario, per paura di perdere la propria vita. Ironicamente tali persone faranno tutte una brutta fine, spesso proprio a causa del proprio egoismo. Molti personaggi perderanno la vita invece nonostante abbiano provato ad aiutare gli altri, ma non sarà tutto vano: in particolare il sacrificio di 2 personaggi si rivelerà fondamentale per salvare almeno una manciata di vite, la speranza per il futuro (e forse un eventuale sequel? Chissà...).
Qualcuno ha paragonato "Train to Busan" ad un altro film recente, ambientato su un treno, ovvero "Snowpiercer", di un altro regista coreano, ma i 2 film hanno tematiche differenti: il treno di Snowpiercer è infatti un'allegoria della suddivisione in classi sociali, in cui i più poveri stanno in fondo (al treno), si cibano di scarti (insetti), mentre il cosiddetto 1% se la spassa in cima (nei vagoni più lussuosi). Viene fatto inoltre intendere che, date le risorse limitate presenti (sullo Snowpiercer), non è possibile fare altrimenti anzi, periodicamente è necessario pure eliminare parte delle persone, fomentando rivolte che alcune persone della testa e della coda del treno sanno benissimo che diverranno un bagno di sangue, in cui a perderci più vite saranno ovviamente le persone della coda. Logicamente nessun passeggero che vive in una condizione più agiata è disposto a cedere parte dei suoi privilegi per far stare un po' meglio i passeggeri della coda del treno, e questa è una delle cause che portano periodicamente alla rivolta della classe più povera.
La digressione su Snowpiercer era necessaria per far capire la differenza sostanziale tra i 2 film: Train to Busan infatti non ha come tema (portante) quello della critica alla società nel suo insieme, ma è più una critica all'individuo, che all'interno della società moderna è divenuto incapace di dare priorità alla famiglia ed agli affetti (si veda Seol-woo inizialmente nei confronti della figlia e, indirettamente, della moglie), nonché incapace di essere empatico nei confronti degli altri, di pensare soltanto alla propria vita arrivando a calpestare innumerevoli altre pur di sopravvivere: si badi bene che il film non contesta l'istinto di sopravvivenza insito in tutte le creature viventi, ma accusa chi lo fa in maniera fredda e metodica (in particolare un personaggio del film).
Come in altre opere a tema zombi anche in "Train to Busan" l'uomo si conferma la creatura più terrificante, quando tutti i nodi vengono al pettine. D'altro canto, come insegna la storia, quando si tratta della propria sopravvivenza molte persone diventano disposte a tutto!
Come già detto, rispetto a "Seoul Station" il finale di questo film è leggermente più ottimista, ci sono alcuni sopravvissuti (le persone più innocenti, la speranza per il futuro), anche se il pericolo è ben lungi dall'essere passato. La fine del film risponde alla domanda se è valsa la pena il sacrificio di tante persone per salvare così poche vite? La risposta ovviamente è sì, e si esplica in un canto tanto flebile quanto rassicurante, ed al contempo straziante.
In definitiva "Train to Busan" è uno di quei film da vedere assolutamente, sia se si sia fan del genere "zombi" sia che si voglia semplicemente vedere un film ben realizzato, capace di trasmettere emozioni oltre che intrattenere per un paio d'ore!

Alcuni dei personaggi principali di questo film: quanti sopravviveranno alla fine??

martedì 11 aprile 2017

[FILM] Seoul Station (2016) - il cineracconto

Parlare di un film come "Seoul Station" senza parlare di "Train to Busan" è una cosa fondamentalmente stupida, ecco perché lo farò, senza problemi, anche perché ho visto Seoul Station di recente, mentre Train to Busan vari mesi fa. Giusto per fare un po' di chiarezza, Seoul Station è una sorta di prequel animato di Train to Busan, entrambe i film sono stati realizzati dallo stesso regista, il talentuoso Yeon Sang-ho, sudcoreano classe 1978, già regista e sceneggiatore di vari film e corti animati, che è riuscito a balzare all'attenzione del mondo intero grazie appunto a "Train to Busan", pellicola apparentemente incentrata sull'ennesima apocalisse zombi, ma che in realtà è uno spaccato della società contemporanea, dell'egoismo delle persone e dell'incapacità di cooperare per superare eventuali pericoli: non a caso ambientata per la maggior parte su un treno, metafora da sempre della vita e della condizione umana. Molto differente invece Seoul Station, in cui l'azione si divide in varie zone della città di Seoul, tra cui appunto anche la stazione, che rappresenta in centro di raccolta di diverse umanità: senzatetto, giovani senza lavoro, criminalità di vario tipo...In mezzo a tutti i disperati si staglia la giovane Hye-Sun, che sopravvive di espedienti assieme al suo ragazzo, il quale però per poter pagare l'affitto le propone di far finta di fare la prostituta, e poi di scippare i propri clienti e scappare col maltolto.
Hye-Sun scopre che il suo ragazzo è un cretino integrale
Astutamente inserisce la foto della sua ragazza sul web, assieme al suo numero di telefono, ed ovviamente la cosa si rivelerà un errore madornale. Infatti il padre della giovane, che era scappata di casa, viene informato della cosa (da un detective privato?), e contatta il fidanzato/pappone, ignaro di cosa stia andando incontro. Quando i 2 si incontrano il padre non sembra molto contento di vedere il suo possibile futuro genero, e lo tempesta di botte e cazzotti, facendosi accompagnare all'appartamento dove i 2 giovani vivono, e dove dovrebbe trovarsi la ragazza. Ma, sorpresa, Hye-Sun non c'è: incavolata e delusa dal comportamento del suo ragazzo si è messa a girare per la stazione di Seoul, per sbollire la rabbia e riflettere sul suo amaro presente e sul suo oscuro futuro. Mentre cammina nei sottopassaggi della stazione all'improvviso vede un bel po' di persone che stanno fuggendo spaventate a morte, da una minaccia non molto ben chiara. Nel frattempo suo padre ed il suo ragazzo devono affrontare una piccola orda di zombi nel motel dove abitano i 2 giovani, e riescono per un pelo ad evitare di essere massacrati. Anche la ragazza è riuscita a fuggire, ed ora si trova all'interno di una cella in una stazione di polizia assieme ad alcuni barboni ed un poliziotto, circondata da zombi che vogliono farle la pelle.
Hye-Sun ed il vecchio barbone in una scena all'interno della stazione di polizia
Grazie all'intervento di altri poliziotti la ragazza ed un vecchio barbone riescono a sfuggire alle grinfie degli zombi assatanati, e vengono caricati su un'ambulanza per essere portati all'ospedale più vicino. Sull'ambulanza Hye-Sun trova finalmente il tempo e la calma per contattare il suo ragazzo, al quale dice che si stanno dirigendo verso l'ospedale. Dopo aver sentito i paramedici discutere sul fatto che molti pazienti ricoverati sembrano essere piuttosto strani, e che molti di loro cercano di mordere le altre persone ed il personale dell'ospedale, il vecchio sbarella e cerca di far fermare l'ambulanza, avendo capito che l'ospedale non è un luogo sicuro, in quanto ormai probabilmente infestato da feroci creature. Purtroppo l'ambulanza si ribalta, ma il vecchio e la ragazza ne vengono fuori (abbastanza) incolumi. Il vecchio senzatetto cerca allora rifugio nel sottosuolo, nelle stazioni della metropolitana, dove ha vissuto per diversi anni, e dove spera di trovare un luogo sicuro. La ragazza lo segue, anche perché non saprebbe altrimenti dove andare. Nel frattempo suo padre ed il suo ragazzo sono arrivati all'ospedale, ma ben presto si accorgono che è diventato una gigantesca trappola piena di zombi. Sconfortati, cercano di raggiungere un luogo sicuro anche loro. Il vecchio e la ragazza scoprono intanto che anche le stazioni della metro sono infestate dai mangiacervelli, e riemergono in superficie. La ragazza si mette a piangere, dicendo che vorrebbe tanto poter tornare a casa. Il vecchio le risponde che lui una casa manco ce l'ha, e si mette a piangere pure lui.

Hye-Sun guarda inorridita le stazioni della metro ormai in balia degli zombi.
I due arrivano così in un vicolo, in cui si sono asserragliate diverse persone, da un lato ci sono orde di zombi, dall'altro la polizia in tenuta anti-sommossa che non lascia passare nessuno, né umano né zombi, dimostrando una comprensione dello stato di emergenza degna di un macigno in mezzo ad un'autostrada. Hye-Sun riesce a contattare il suo ragazzo e suo padre, i quali cercano di passare il blocco della polizia, ma non c'è verso. Arriva poi anche l'esercito, ben armato ed attrezzato: il vecchio senzatetto cerca di oltrepassare le barricate, ma gli sparano in mezzo al petto. Tempo di mormorare qualcosa contro il governo (non esattamente, ma giusto per rendere l'idea), ed il vecchio muore lasciando tutti sconvolti (non tanto per la sua morte, ma per aver capito che sono fottuti). Di lì a poco si riverserà un'ondata di zombi sugli inermi civili, mentre al di là delle barricate probabilmente l'esercito non ha nemmeno ben capito cosa sta succedendo. Fortunatamente la protagonista si salva in extremis, non senza il sacrificio di un baldo giovinotto che cerca di aiutarla! Vabbè, almeno è morto per una buona causa...
La protagonista, la cui vita è appesa ad un filo, letteralmente!
Hye-Sun riesce quindi a ritirarsi in un lussuoso complesso di appartamenti, che pare essere al sicuro dagli zombi. Una volta al sicuro chiama di nuovo il suo ragazzo, avvisandolo di essere riuscita a scampare al pericolo, e gli comunica la sua posizione. Sfinita da tutto quello che le è successo fino a quel momento, si addormenta. Viene svegliata poco dopo dal suo ragazzo, e per una volta tanto è felice di vederlo. Arriva anche suo padre, solo che veniamo a scoprire che in realtà (ATTENZIONE SPOILERONE)


non è suo padre, ma un suo ex pappone, che la stava cercando per un presunto debito che lei aveva nei suoi confronti. Dopo aver sgozzato il suo ragazzo senza troppi complimenti comincia la caccia alla ragazza sconvolta, che nel frattempo si è nascosta in un armadio. Purtroppo le sue impronte la tradiscono, ed il bruto finisce per prenderla a mazzate, calci e pugni a volontà! Non è chiaro se è per colpa delle percosse, ma ad un certo punto Hye-Sun muore. Il pappone cerca allora di rianimarla, disperato, ma ad un certo punto si accorge di alcuni graffi sulla sua caviglia. Troppo tardi, la ragazza si rianima e lo assale, prendendosi così una vendetta nei confronti del suo aguzzino e della vita (?). Partono i titoli di coda. Parte anche un FUUUUUUCK da parte mia!

(FINE SPOILERONE)

E niente, Seoul Station è un bel pugno nello stomaco, assestato agli spettatori ormai assuefatti dall'happy ending forzato (sì, sto parlando proprio con te, World War Z!). Non che "Train to Busan" avesse un finale allegrissimo, si intende, ma quanto meno era un finale che ti dava un po' di speranza (per l'umanità). "Seoul Station" invece è denso di disperazione e pessimismo: Hye-Sun conduceva una vita di merda prima dell'apocalisse, e dopo non fa che peggiorare, non c'è alcuna speranza salvifica, non c'è la cavalleria che arriva all'ultimo istante a salvarla, non riesce neppure a scappare dal suo passato che anzi la insegue fino al beffardo e crudele finale. Anche gli altri personaggi non hanno certo un destino migliore: si veda ad esempio il vecchio senzatetto, che cerca a tutti i costi di sopravvivere all'apocalisse zombi, perché è quello che ha fatto finora, sopravvivere giorno per giorno. Non ha casa, non ha amici, non ha parenti (almeno ciò non viene detto nel film), ma vuole comunque sopravvivere, e lo ribadisce esplicitamente poco prima di venir ucciso dai soldati dell'esercito coreano. Meno interessanti i personaggi del ragazzo della protagonista, che è di fatto un mollusco senza spina dorsale, non totalmente detestabile, ma comunque lontano anni luce dall'essere il tipico eroe che salva la damigella in pericolo (per quanto nel finale ci proverà, pur fallendo in maniera miserabile), ed il padre della protagonista, che si dimostrerà molto meno affettuoso ed amorevole di quanto si potesse credere.
E poi ci sono gli zombi, quelli del tipo veloce, quelli che anche se scappi su un tetto ti inseguono senza battere ciglio: insomma quelli peggiori possibili, già visti ormai in molti film ed opere più o meno recenti (tipo quelli di World War Z, per intenderci, o quelli visti in Dawn of the Dead di Zack Snider), e l'unico modo per fermarli è danneggiare loro il cervello, come da tradizione. Dato che il film è ambientato in Corea del Sud non ci sono nemmeno tante armi da fuoco a disposizione delle persone comuni: l'unico personaggio che ne usa una è il vecchio senzatetto, solo che i proiettili gli durano assai poco, e poi non gli resta che scappare. Altri personaggi si fanno strada con oggetti contundenti, ma in genere non gli resta che scappare, a gambe levate, se vogliono sopravvivere. Ed intanto l'esercito usa le proprie armi sui civili inermi...Per certi versi ricorda la situazione del film "28 giorni dopo", in cui i militari che dovrebbero difendere la popolazione civile inerme finiscono invece per causare quasi più danni degli stessi zombi!

Un primo piano di uno degli zombi di "Seoul Station"
Un'ultima riflessione: in Seoul Station non si respira tanto un'atmosfera di orrore in senso classico, ma soprattutto di angoscia. Angoscia per il destino della protagonista, angoscia per il destino dei vari personaggi secondari che cercano disperatamente di sopravvivere in mezzo al caos ed alla morte che avanza inesorabile. Come ho già scritto sopra, non c'è happy ending, non c'è redenzione, non c'è una morale specifica (che invece si può rintracciare in Train to Busan): se poi si decide di togliere gli zombi dalla trama resta comunque la storia amara di una ragazza in cerca (invano) di un'esistenza migliore.

domenica 9 aprile 2017

[FILM] Ghost in the Shell (2017) - la recensione rancorosa

Non sono mai stato un fan del manga e degli anime originali legati a Ghost in the Shell: mi sono piaciuti i 2 film di Mamoru Oshii ed i manga di Masamune Shirow, tuttavia non ho mai visto le serie tv ed i film animati successivi, sicché non posso dire di essere partito in quarta pensando subito che l'adattamento di Hollywood potesse essere quasi sicuramente una schifezza (i dubbi c'erano, ma del resto ciò succede perché in passato molti live action di manga/anime/videogiochi sono risultati a dir poco deludenti). Personalmente  poi le accuse di "whitewashing" rivolte ai produttori del film mi sono sembrate inutili, anche perché per quanto possono essere reali finché non vanno a rovinare il prodotto finale non è un problema grosso, tra l'altro nel film c'è pure una ragione abbastanza valida per cui la protagonista non si chiama Motoko Kusanagi e non è asiatica (ma è interpretata dall'occidentalissima Scarlett Johansson). I problemi del film di Rupert Sanders (regista con all'attivo solo una pellicola importante) stanno altrove, e sono da ricercarsi in una sceneggiatura poco coraggiosa, per quanto sufficientemente solida, con pochi guizzi e pochi momenti realmente emozionanti. Per il resto si assiste ad un omaggio a diverse scene viste nel primo film di Mamoru Oshii, spesso però si tratta di scene un po' fini a sé stesse, che sembrano là giusto per aumentare il minutaggio piuttosto che per caratterizzare meglio i personaggi o spiegare meglio aspetti della storia (che comunque è abbastanza scontata e lineare, purtroppo).
Il risultato finale è dunque un film abbastanza banalotto, che nonostante le potenzialità e gli effetti speciali buoni non riesce a brillare come potrebbe, la stessa Johansson non sembra decisamente a suo agio nel personaggio, molto meglio Pilo Asbaek nei panni di Batou e perfino Takeshi Kitano nei panni del capo della Sezione 9 (non lo si vede molto, ma quel poco che fa basta ed avanza). Interessante Juliette Binoche nei panni di una scienziata che si è occupata di seguire "il maggiore" fin da quando ha acquisito il suo corpo cibernetico, ed ha sviluppato per questo un legame quasi madre-figlia con Mira Killian (il nome del personaggio interpretato da Scarlett Johansson), anche se purtroppo tale rapporto non è stato approfondito in maniera soddisfacente. Peccato!

Resta il dubbio se con un altro regista, altri sceneggiatori ed un budget leggermente più elevato non si potesse fare di meglio, ma probabilmente resterà per sempre un dubbio, visto che difficilmente qualcun altro produrrà un altro film live-action molto presto!

lunedì 3 aprile 2017

Manga sickness 14: One Piece raggiunge 350 milioni di copie in tutto il mondo!

One Piece, il celebre manga di Eichiro Oda sui pirati ed affini, ha raggiunto la stratosferica cifra di 350 milioni di volumi stampati (c'è chi dice che abbia superato già 400 milioni, però) in tutto il mondo, ponendolo sul vertice dei manga più venduti della storia, molto sopra rispetto a classici come Dragon Ball, Slam Dunk, Ken il Guerriero e Le Bizzarre Avventure di Jojo, riuscendo a doppiare le vendite di serie molto note e più recenti come Naruto e Detective Conan. Ovviamente il successo di One Piece non è immeritato: la serie è sempre stata un mix ben riuscito di combattimenti, comicità, momenti più o meno drammatici. Il cast dei personaggi principali è ben assortito, sebbene Oda ami creare personaggi forse fin troppo grotteschi, a volte. Altro problema è che dopo 80 volumi e più di 750 episodi della serie animata (senza contare vari OAV e film) è evidente che la serie non ha più la freschezza di un tempo, o forse sarebbe meglio dire che dopo molti anni il lettore più esigente si guarda intorno e si accorge che nel frattempo sono uscite molte opere assai più interessanti di questa. Insomma, se il lettore medio si accontenta della mediocrità, il lettore esigente preferisce fare un salto di qualità, leggendo magari opere più brevi ma più mature ed intense. Un'opera come One Piece ha probabilmente un target adolescenziale (anche se i suoi personaggi ormai dovrebbero essere tutti più o meno maggiorenni), quindi è inevitabile che con il passare del tempo ci si disaffezioni all'opera, bollandola come infantile e ripetitiva, tuttavia resta il fatto che allungare il brodo oltre misura spesso danneggia la qualità complessiva di un'opera (sì, sto parlando di opere come Bleach e Naruto, ed in parte pure Dragon Ball).
Personalmente ho smesso di seguire regolarmente One Piece dopo la saga di Marineford, forse la migliore dell'intero manga, inconsciamente sapevo già che raggiunto un punto così alto era molto difficile eguagliarlo, e quindi non valeva la pena continuare la lettura (sebbene abbia letto qualche capitolo qua e la dopo quella saga).
Insomma, One Piece macina numeri impressionanti, infrange record su record, e la sua corsa sembra continuare in maniera irrefrenabile, ma dopo 20 anni ho l'impressione che il fenomeno "One Piece" sia sopravvalutato rispetto all'effettiva qualità complessiva dell'opera che, ribadisco per evitare fraintendimenti, comunque è più che valida.

Uno dei molti personaggi bizzarri e grotteschi presenti nell'opera

domenica 2 aprile 2017

Tassisti casinisti contro autisti autistici

Salterebbe fuori che molti tassisti non dichiarerebbere una parte consistente dei loro incassi giornalieri, visto che è quasi impossibile controllare il passaggio di contanti da una persona ad un'altra, figuriamoci quello quotidiano di migliaia di tassisti in tutta Italia! Questo chiaramente ha portato a situazioni in cui un'intera categoria può permettersi di nascondere parti più o meno consistenti dei loro guadagni alla tassazione ordinaria senza temere ripercussioni, questo almeno fino all'arrivo sul mercato di un competitor come Uber, che lavora in maniera che gli incassi siano tutti tracciati e tracciabili, anche perché si prende una commissione su questi incassi, ed inoltre gli autisti che lavorano per Uber lavorano esclusivamente tramite app, quindi non si scappa: corse monitorate e pagamenti elettronici. Certo, gli autisti possono sempre fare i furbi e non dichiarare tutto (o parte) del loro guadagno, ma come si vociferava per Airbnb lo Stato potrebbe chiedere alla multinazionale di trattenere una percentuale sui guadagni, oppure chiedere la lista con nomi e cognomi degli autisti, e poi da lì starebbe poco a verificare se questi hanno pagato il dovuto o meno! Ovviamente ciò non toccherebbe gli autisti abusivi, ma quello è un fenomeno piuttosto marginale. Il problema principale resta sempre quello di evitare l'evasione fiscale (che avviene/avveniva anche in altri settori, si intende), migliorare la qualità del servizio, senza ovviamente creare una concorrenza esasperata disastrosa (ovvero casi in cui gli autisti/tassisti finiscono con il guadagnare troppi pochi soldi per mantenere sé stessi e le proprie famiglie!). Non me ne vogliano i signori tassisti, sono sicuro che molti di loro non arrivano a guadagnare i 6000 euro al mese vagheggiati nel video de Le Iene, specie quelli che lavorano in città non troppo popolose, tuttavia resta il fatto che qualcuno fa troppo il "furbetto", e questo alla lunga fa incavolare alquanto il popolo che invece è costretto a pagare fino all'ultimo centesimo di tasse!

Un tassista che cerca di scappare dai finanzieri e dagli inviati de Le Iene!

sabato 1 aprile 2017

[VIDEOGAMES] Dynasty Warriors Unleashed, le prime impessioni

Uscito da poco per android ed iOS, DW Unleashed è il secondo (o terzo?) gioco ufficiale della serie Dynasty Warriors per smartphone, il primo però ad essere disponibile in tutto il mondo. Prodotto in collaborazione con la Nexon, DWU brilla per la grafica e la giocabilità immediata, nonché per i controlli intuitivi, ma presenta al giocatore livelli fin troppo brevi per essere soddisfacenti e troppi menù da gestire, in modo che si finisce più tempo per effettuare l'upgrade di armi, armature e simili che a giocare "sul campo", come accade ormai in molti giochi free2play. Non solo l'esperienza di gioco generale non è esattamente gradevole, ma difficilmente si ha voglia di spendere soldi reali per avere qualche chance di poter reclutare ufficiali potenti (visto che quelli che si ottengono gratuitamente non sono esattamente fortissimi). In buona sostanza il modello che poteva andare bene ed essere sopportabile per un gioco come Asphalt o BlazBlue RR, in questo caso esprime tutti i suoi limiti intrinseci, portando all'estremo il concetto di "grinding", cosa che avveniva anche nei Dynasty Warriors classici (in parte), ma in questo caso è molto più accentuata (come nella maggior parte dei giochi free2play). Inoltre sul Play Store ci sono già diversi giochi simili, ambientati pure nello stesso periodo storico (basta cercare "Dynasty Warriors" e si trovano molti cloni) da diverso tempo, con le stesse modalità di gioco, l'unico motivo per preferire questo DWU è solo uno: ci sono ben 48 personaggi ufficiali della saga, e gli effetti sonori e grafici sono presi direttamente da Dynasty Warriors. Purtroppo però è troppo poco per il giocatore più esigente, per quello che gioca a Dynasty Warriors da anni, per quello che ha giocato anche alla versione per Game Boy Advance, insomma!
Probabilmente è meglio impegnare il proprio (prezioso) tempo per qualche gioco più "produttivo", ad esempio Neo Turf Master (gioco di golf apparso sul Neo Geo), e non sto scherzando!


giovedì 23 marzo 2017

[VIDEOGAMES] Super Mario Scappa!!

Quando un'azienda come Nintendo si mette in testa di portare i suoi franchise di maggior successo su altre piattaforme in prima persona uno si immagina che il risultato finale sarà all'altezza dei giochi originali, che non sarà solo una maniera per fare soldi facili, insomma. Per 10 euro in fondo ci si aspettava qualcosa di vagamente simile all'esperienza di Super Mario su console portatili come il DS ed il 3DS. Ed invece no, ci si ritrova di fronte ad un "gioco" in cui Mario corre da solo, scavalca i nemici da solo, salta piccoli ostacoli da solo...Le uniche interazioni del giocatore avvengono per saltare i fossati e per scalare 2 pareti vicine, niente di più, niente di meno. Siamo di fronte all'annichilazione del gameplay in favore di un'immediatezza che non vale il prezzo che Nintendo chiede: Super Mario Run è un gioco limitato pensato per essere giocato con una mano sola, un gioco essenzialmente pensato espressamente per i pendolari che viaggiano in treno in piedi, che hanno una sola mano libera, appunto (con l'altra mano ci si aggrappa agli appositi sostegni per non cadere), è l'apoteosi del gameplay sacrificato in nome della semplicità e dell'efficienza (nipponica?).
In sostanza non vale la pena perderci tempo, non vale la pena nemmeno scaricarlo per provarlo, se questo è il meglio di cui è capace Nintendo in ambito mobile arridatece Flappy Bird, che almeno aveva la scusa di essere realizzato da uno sviluppatore indipendente!!



Seriamente, se volete un platform ben fatto giocate a Giana Sisters, piuttosto!

mercoledì 15 marzo 2017

[VIDEOGAMES] I giochi "musou" non realizzati dalla Koei-Tecmo

Come forse tutti sanno (e chi non lo sa si informi), i giochi "musou" sono quegli hack'n slash/beat'em up in cui bisogna sconfiggere orde ed orde di nemici dall'intelligenza artificiale ridottissima, quasi quanto quella di un leghista, insomma, e poi procedere a sconfiggere il classico "boss di fine livello" super-potenziato. Tali meccaniche di gioco sono evidenti in particolar modo nei giochi della Koei-Tecmo (un tempo nota solo come Koei), in particolar modo il primo gioco a farne uso fu Dynasty Warriors 2, uscito per PS2 (il primo Dynasty Warriors uscì su PS1, ed era un gioco di combattimento 3D 1 contro 1). Con il tempo siamo arrivati a Dynasty Warriors 8, e vari spin-off e derivati, senza contare i giochi su licenza come Ken's Rage, One Piece Pirate Warriors, Hyrule Warriors, Arslan the Warriors of Legend, ed altri ancora, tutti sviluppati da Omega Force, che in pratica è il team di sviluppo principale di Koei-Tecmo (altro team importante è il Team Ninja, che negli anni ha sviluppato Ninja Gaiden).

Logicamente il successo di questo genere di giochi in tutto il mondo (ma soprattutto in Giappone) ha fatto sì che altre software house seguissero la strada battuta da Omega Force.


Wars & Warriors: Giovanna D'Arco (2004)
Questo è un gioco di strategia in tempo reale e di azione, ma può essere anche affrontato come fosse un "musou" qualsiasi, giocando uno contro molti soldati nemici, cosa che all'epoca ho fatto perché non sapevo come mantenere in vita le mie truppe di supporto! Interessante il fatto che non sapevo neppure della parte strategica con cannoni ed altre armi d'assedio...Di fatto assomiglia parecchio alla serie Dynasty Warriors per via di boss di fine livello molto più forti e letali degli altri soldati, e per il fatto di poter utilizzare devasti combo un volta riempita l'apposita barra d'energia. Uscito solo per Windows, questo gioco rimane a distanza di anni, e nonostante molti difetti, piuttosto valido.


La serie "Sengoku Basara" (2005 - oggi)
Creata da Capcom, la serie è affine a Samurai Warriors di Koei Tecmo, in quanto ambientata negli stessi periodi storici, con diversi personaggi realmente esistiti in comune (ad esempio Nobunaga Oda, Yukimura Sanada...). Il gameplay delle 2 serie è apparentemente molto simile, ma giocandole si avverte chiaramente una differenza (difficile da spiegare a parole). Il primo Sengoku Basara fu portato in occidente con il nome Devil Kings, cambiando nomi, storie e ambientazioni, trasformando insomma il contesto storico del gioco in un contesto fantasy. Probabilmente per questo le vendite in occidente non furono molto elevate, e Sengoku Basara 2 non venne rilasciato, purtroppo, al di fuori del Giappone


Appena nel 2010 la serie Sengoku Basara approdò finalmente anche in occidente, con il terzo episodio della saga, ribattezzato "Samurai Heroes", su PS3 e Wii. In Giappone fu un moderato successo: 500 mila copie vendute nel solo 2010, cosa che ovviamente convinse Capcom a continuare la serie nel 2014 con Sengoku Basara 4 e nel 2016 con lo spin-off "Sanada Yukimura-den" (entrambi i titoli non sono arrivati in Europa o in America). Di Sengoku Basara sono stati prodotti anche 2 giochi per PSP, nel 2009 e nel 2011, soltanto in madrepatria.
Rispetto a Samurai Warriors la serie della Capcom ha riscontrato minor successo, purtroppo, ma resta comunque una valida alternativa ai giochi della Koei-Tecmo.


Demon Chaos (Ikusagami, 2005/2007)
Difficile dire da dove salti fuori un gioco come Demon Chaos, quale sia stato il progetto dietro questo gioco, cosa abbia convinto Konami a realizzarlo. Ambientato nel Giappone feudale del sedicesimo secolo, si gioca nei panni di una divinità guidata da una sacerdotessa il cui compito è sterminare gli spiriti ed i demoni malvagi. La particolarità di Demon Chaos risiede nel grande numero di nemici visualizzabili a schermo, fino a 65535 (che poi sarebbe 2 elevato alla 16), che per la PS2 non sono proprio scherzi! Questo gioco non ha ricevuto grandi voti da parte della critica e del pubblico, ma vale la pena darci un'occhiata, a mio avviso.


Ninety Nine Nights/N3 (2006-2010)
Solo 2 giochi all'attivo per questa serie semi-sconosciuta uscita su Xbox 360, ma si tratta comunque di 2 giochi più che validi, e chiaramente si ispirano a Dynasty Warriors per le meccaniche di gioco, sebbene N3 sia decisamente più difficile. Ambientato in un mondo fantasy in guerra (ovviamente, se fosse in pace non ci sarebbe neppure motivo di combattere!), il giocatore deve affrontare centinaia e centinaia di nemici contemporaneamente, non solo umani ma pure potenti draghi sputafuoco! 


Naruto Ultimate Ninja Impact (2011)
Poteva mancare un franchise come Naruto, in questa lista? Certo, poteva mancare, ed invece no: in esclusiva per la PSP di Sony, questo tie-in è un beat'em up 3D in cui bisogna affrontare molti ninja più o meno scarsi contemporaneamente, per arrivare al solito boss di fine livello ultra-potenziato. Non si tratta di un gioco memorabile, ma probabilmente piacerà ai fan della serie.


Saint Seiya: La Battaglia del Santuario (2012)
Teoricamente mettere insieme "I Cavalieri dello Zodiaco" e Dynasty Warriors poteva essere un'idea eccezionale, ma il videogame di Namco Bandai non riesce a raggiungere l'epicità di altri giochi simili, probabilmente perché chi l'ha realizzato non è riuscito a cogliere l'essenza dei giochi "musou" ed applicarla ad un franchise come "Saint Seiya". Noia totale dopo poche ore di gioco (non l'ho mai concluso), in pratica un'occasione perduta. Da notare che Namco Bandai nei giochi musou di One Piece si è invece affidata successivamente proprio a Omega Force per la loro realizzazione!



Tale of the Heroes: Twin Brave (2012)
Altro spin-off di una serie di tutt'altro genere, questo videogame esclusiva PSP ed ovviamente esclusiva giapponese prende i suoi personaggi da diversi giochi della serie, per realizzare un "musou" di stampo "fantasy" piuttosto divertente: la particolarità di questo gioco è che si gioca in coppia con un personaggio controllato dalla CPU, e si possono effettuare mosse speciali in coppia. Ovviamente ci sono parecchi personaggi giocabili, 15 coppie più 3 "cattivi", tutti sbloccabili terminando lo story mode dei vari personaggi. Purtroppo è disponibile solo in giapponese, ma c'è una traduzione amatoriale dei menù (ma non dei dialoghi della storia, purtroppo), che permette di effettuare operazioni come acquistare armi ed equipaggiamenti più potenti.


Senran Kagura Shinovi Versus & Estival Versus (2013-2016)
La serie originale "Senran Kagura" è piuttosto recente: la particolarità di questi giochi è che tutti i personaggi giocabili sono di sesso femminile, hanno attacchi devastanti che possono letteralmente denudare le avversarie (ovviamente le parti del corpo più intime sono censurate, ma non disperate, esistono anche delle nude mods per le versioni pc!), ed ovviamente ci sono tanti sottoposti da massacrare come più ci piace. In generale si tratta di 2 giochi in cui il gameplay è messo in secondo piano rispetto al "fanservice", tuttavia non sono proprio da buttare.


Hyperdimension Neptunia U: Action Unleashed (2015)
La serie Hyperdimension Neptunia è una serie rpg nata nel 2010, che ha conosciuto un certo successo sia in Giappone che in Occidente, tanto da generare dversi sequel e spin-off, tra i quali Action Unleashed e MegaTagmension Blanc +
Neptune vs Zombies. Entrambi i giochi sono caratterizzati da un gamplay stile "musou", in cui bisogna eliminare un sacco di nemici, fino ad arrivare al solito boss di fine livello. I nemici non sono umani nè umanoidi, sono tutti creature virtuali, quindi rispetto ad altri giochi simili può non dare la stessa "soddisfazione". Personalmente ho giocato solo al primo, e l'ho trovato abbastanza divertente,





Fate/Extella: The Umbral Star (2016)
Come Hyperdimension Neptunia U, anche Fate/Extella è uno spin-off di una serie di giochi dal genere completamente differente, in particolare può essere considerato il sequel di Fate/Extra. Pure non conoscendo nulla della serie "Fate" sono rimasto letteralmente affascinato dai trailer del gameplay mostrato all'E3 del 2016: mi è subito sembrato quanto di più simile a Dynasty Warriors ci fosse in circolazione, e non mi sono affatto sbagliato.


Gintama Rumble (2018)
Gintama Rumble è tratto da un manga/anime comico-demenziale (che però ha anche molti momenti seri e molti combattimenti). Uscito per PS4 e PS Vita all'inizio del 2018, si trova in inglese solo sulla console casalinga di Sony (su PS Vita c'è una patch, ma bisogna avere la console modificata). Di fatto è molto simile a Fate/Extella, visivamente i colpi hanno molti effetti speciali. Ci sono 3 modalità di gioco: le classiche "story mode" e "free mode" ed una modalità extra "illimitata", in cui ci si scontra contro diversi avversari a scelta. Quest'ultima modalità rappresenta quella più divertente, perché di fatto non vincolata alla storia del manga/anime come quella dello story mode (che fa uso di scene tratte dall'anime, tra l'altro, per le scene di intermezzo). Ci si chiederà a che pro continuare a giocare dopo aver terminato lo story mode: la risposta è semplice, giocando si possono accumulare bonus point per sbloccare varie abilità, che rendono il gioco molto più divertente (e facile, volendo). Se all'inizio infatti le abilità a nostra disposizione sono limitate, e talvolta è frustrante affrontare i boss di fine livello (che hanno una barra dell'energia molto estesa, e si difendono spesso e volentieri, quindi bisogna colpire duro!). 
I personaggi giocabili non sono tantissimi, una decina in totale, peccato che non abbiano reso giocabili anche certi boss di fine livello, avrebbe sicuramente aumentato la longevità. In ogni caso è interessante notare la varietà degli stili di combattimento dei vari personaggi: c'è chi è più veloce, chi è più forte, chi è più piacevole e facile da utilizzare, chi invece si vorrebbe evitare a tutti i costi, chi ha una barra della salute estesa e chi invece dopo pochi colpi (dei boss) rischia di fare una brutta fine! 
In definitiva un buon gioco in stile "musou", con l'unica pecca che trovarlo in inglese non è per nulla facile e scontato (la versione PS4 in inglese si trova solo su Play Asia, ad esempio).




Per ora mi fermo qui: se dovessi trovare/scoprire altri giochi interessanti assimilabili al genere "musou" aggiornerò questa lista, nel frattempo spero che possa essere utile a qualche altro appassionato di questo tipo di giochi!
Aggiornamento 01/04/2018: aggiunto "Gintama Rumble"