martedì 12 settembre 2023

C'era una volta...Cinderella Boy

Tratto da un manga breve pubblicato nel 1980, dalla penna di Moneky Punch, già autore di Lupin III, seguito poi  da un altra breve serializzazione nel 1982, Cinderella Boy è un anime del 2003, che ormai ha esattamente 20 anni sul groppone (a settembre 2023). Ma, a differenza di Lupin, questa serie non è certo altrettanto nota al grande pubblico, nonostante un passaggio televisivo su MTV all'epoca (2004) e qualche replica seguente. I motivi sono principalmente 2: il primo è che si tratta di una serie corta, solo 13 episodi sono stati prodotti infatti, e il secondo è che si tratta di una serie che non eccelle particolarmente in nulla (non è orribile, ma ha diversi problemi, come spiegherò non seguito).

Dicevo che quest'anime è tratto da un vecchio e breve manga, talmente breve che Monkey Punch fece in tempo ad introdurre solo i 2 protagonisti (più alcuni antagonisti secondari). In questa versione Ranma e Rella condividono sempre lo stesso corpo dopo un incidente quasi mortale, e l'uno diventa l'altra allo scoccare della mezzanotte e viceversa come nell'anime, ma in questa versione hanno anche alcuni poteri in più. Il manga inoltre sembra molto più violento, ed il tono è di gran lunga più serio. Il design dei due protagonisti rimane comunque simile a quello del manga.

E dunque, qual è il problema principale di Cinderella Boy (anime)? Come già accennato prima si tratta di una produzione che non brilla per qualità di animazioni, disegni e nemmeno per le storie. Sembra uno di quei tanti anime prodotti in quegli anni con un budget limitato: alcuni episodi ne soffrono più di altri ovviamente, ma in generale non è certo una serie che brilla per il suo comprarti tecnico. E le storie...le storie sanno di già visto, anche per l'epoca. Alcune sembrano perfino riciclate da anime di gran lunga migliori (tipo quello dell' attrice famosa che vuole passare un giorno da ragazza "normale"). Ci sono scene in cui un personaggio legato alla protagonista è morente, ma è disegnato così male che è difficile prendete il momento drammatico sul serio. Dove l'anime invece riesce a brillare di luce propria è invece con in momenti più comici: alcuni personaggi secondari infatti risultano piuttosto divertenti, ma sono purtroppo poco utilizzati durante la serie. Altri personaggi misteriosi vengono anche sottoutilizzati, e questo è anche un peccato. Forse si puntava ad una seconda stagione per approfondire questi personaggi, ma era chiaro fin dal principio che questa serie non avrebbe avuto chance di avere un seguito. Fosse stata prodotta e realizzata negli anni '80 o '90 forse forse ci sarebbe stata qualche chance. O ancora meglio con un budget superiore. Certamente non mancavano serie TV migliori all'epoca: ad esempio GUNGRAVE, serie realizzata con il design dell'autore di TRIGUN (spesso erroneamente attribuita a lui stesso), che per qualche ragione non è stata importata in Italia, nonostante fosse una bomba! Nel 2003 c'erano anche serie come LAST EXILE, che certamente era su tutt'altro livello.

Insomma, Cinderella Boy non aveva molte speranze fin dal principio. Però non è una serie completamente da buttare: come già evidenziato ci sono parti divertenti, la premessa è senz'altro valida e la dinamica tra Ranma e Rella che condividono uno stesso corpo è divertente anch'essa. Tra l'altro Moneky Punch aveva creato un personaggio di nome Ranma capace di cambiare sesso diversi anni prima del Ranma di Ranma 1/2 (ovviamente le circostanze sono completamente differenti).

Poteva diventare una grande hit, o magari almeno un classico di culto, come PROJECT A-KO, o NUKU NUKU (l'androide ragazza gatto), se realizzato con più cura. È quindi un anime che la maggior parte del pubblico  può tranquillamente ignorare, tuttavia ha qualche buon momento, si lascia guardare senza problemi. Se dunque avete qualche ora da perdere dateci un'occhiata, forse ve ne pentirete, forse no. Se invece non avete tempo da perdere leggete almeno il capitoletto del manga realizzato da Monkey Punch 43 anni fa ormai, per vedere le potenzialità che aveva questa storia! È strano che il manga non sia potuto continuare, poteva diventare qualcosa non dico di memorabile come Lupin, ma certamente una serie rispettabile di qualche volume almeno. 

domenica 3 settembre 2023

La più completa collezione di disegni animati giapponesi!

 


Slogan che fa sorridere oggi, ma negli anni '90 gli anime non erano ancora noti come "anime". In gente si usava la dicitura "animazione giapponese", "cartoni animati giapponesi", mia madre li chiamava "cartoni malati" (ottima dicitura tra l'altro). Per noi che li guardavamo erano semplicemente fantastici, lontani anni luce dai prodotti animati occidentali, molto più provocanti e con le storie più svariate possibili: da anime sul calcio o sul baseball, a quelli sulle ragazzine che si trasformavano in cantanti pop di successo, ai cartoni post-apocalittici di arti marziali e via dicendo. Gli anime insomma ebbero successo perché trattavano un po' qualsiasi genere (volevate vedere il cartone sul golf? C'era anche quello, si chiamava "Tutti in campo con Lotti"!). In confronto i cartoni americani sembravano noiosi, ripetitivi, visti uno, visti praticamente tutti. Non che gli anime non soffrissero di una certa ripetitività pure loro (si veda l'era dei robottoni), ma venivano prodotte così tante serie ogni stagione che era quasi impossibile non trovare qualcosa che non fosse di proprio gradimento. E questo anche considerando che forse meno di 1/10 degli anime prodotti in Giappone sono arrivati in Italia (mortacci loro!). In home video si doppiava e pubblicava un po' di tutto, ma in particolar modo serie brevi, film, OAV e simili. Era inevitabile, perché le serie lunghe erano più costose e rischiose. Ci sono voluti letteralmente decenni per avere Lupin completo in home video. Più o meno completo ovviamente. Ricordo che negli anni '90 uscivano le VHS di certi anime in edicola, 2 micragnosi episodi per ogni cassetta, immaginate la spesa per completare una serie come Ken il guerriero e Uomo Tigre (più di 100 episodi cadauna). E anche lo spazio necessario per conservare una serie completa non era indifferente. Al giorno d'oggi ci possono mettere anche 13 episodi su un disco solo (bluray), ma all'epoca non era così semplice. Una VHS poteva occupare lo spazio di un cofanetto DVD/bluray (26 o 52 episodi), assurdo! Non che in passato non pubblicassero DVD che contenevano solo 2 o 3 episodi ciascuno, sia chiaro, e poi ci si ritrovava con scaffali interi occupati da una manciata di serie. Se come me eravate squattrinati non c'era problema, ma a volte capitava di trovare qualche offerta imperdibile, specie quando cominciarono a far fuori le VHS perché ormai obsolete, all'inizio degli anni 2000. C'erano videonoleggi e negozi che vendevano le VHS a pochi spiccioli, da 2 a 5€ per cassetta, o 10/20€ per brevi serie complete. Ma quello era un "fuori tutto", sempre apprezzabile, sin intende, ma un evento eccezionale: nel frattempo i DVD delle serie nuove costavano abbastanza, anche 20/30€ per 2/3 episodi, come era già prassi per le VHS (le famose 40 mila lire). 10€ ad episodio insomma, con poche eccezioni. Chiaramente più una serie era vecchia più si "svalutava" del suo valore intrinseco: ad un certo punto Yamato Video mise in vendita anche cofanetti anime a 20€ cadauno. Serie abbastanza vecchie come Sam Ragazzo del West, D'Artagnan e i cavalieri del re, e altre che non ricordo. Un prezzo tutto sommato più che onesto, per serie che ormai non venivano neppure più trasmesse in TV da molto tempo, in certo casi. Cofanetti del genere finirono sold out in breve tempo, non subito ovviamente, perché a comprare DVD e Blu-ray sono comunque in pochi, ma abbastanza in fretta rispetto ad altre uscite a prezzi maggiori. E probabilmente le copie disponibili non erano tantissime. Altre serie anime più brevi vennero invece vendite a 10€ o anche meno, tanto per liberarsi delle copie rimaste sul groppone. Una tattica senza dubbio intelligente. Ancora oggi si trovano alcune di quelle serie a pochi euro su eBay o su Amazon, come ad esempio l'ottima quanto sottovalutata Macross Plus. Ma quelli sono giusto scampoli di un passato glorioso, quando l'home video italiano era ancora abbastanza vitale (qualcosina esce ancora oggi, ma per lo più serie vecchie o film animati più o meno interessanti). Giusto di recente sono usciti i primi cofanetti di Dragon Ball Super, 350€ per tutta la serie completa. Non credo che spenderei più di 50€ personalmente. Cavoli, una serie così brutta ed inutile non la vedevo da molto tempo. Ma si sa, Dragon Ball è sempre Dragon Ball, e le merda è sempre merda. Visto che il QI degli spettatori attuali di Dragon Ball è abbastanza basso non è certo un mistero il motivo per cui anche Super ha avuto successo. Che poi mi si dirà che anche il vecchio Dragon Ball era pieno di stronzate galattiche: MA SICURO! Però erano stronzate originali. Adesso invece si riciclano le vecchie idee, e perfino i personaggi dei film animati, come Broly. Quand'ero giovincello Dragon Ball (manga) fu via via sostituito da altri manga più recenti, tipo Yu Yu Hakusho, Ushio e Tora, Hunter x Hunter e via dicendo. Nel frattempo però l'anime stava conoscendo finalmente la popolarità che meritava, verso la fine degli anni '90. Io detestavo l'anime, perché diluivano maniera impressionante la storia (42 volumi diventarono più di 400 episodi!), aggiungendo filler all'interno degli episodi stessi, tanto per allungare il brodo. Ho sempre dunque preferito leggere il manga proprio per questo motivo, ed anche perché l'adattamento era un po' troppo edulcorato per i miei gusti. I bambini che ovviamente non avevano mai letto il manga si gasavano sentendo "onda energetica vai" ed altre amenità del genere ("cannone speciale" anche era piuttosto divertente). Dynamic Italia aveva pubblicato tutti i film di Dragon Ball, con un doppiaggio valido ed un adattamento fedele, com'era da loro prassi, tant'è che avrei preferito avessero doppiato loro tutta la serie TV. Utopia ovviamente. Forse il doppiaggio Dynamic Italia era un po' troppo "serio" però. Nel senso sembra di sentire Vittorio Gassman che doppiava vari personaggi. Il doppiaggio di Mediaset invece è sempre stato più alla buona: non svaccato come quello di SLAM DUNK per fortuna (anche perché c'erano più parolacce li che in tutte le scuole media italiane, non so cosa gli fosse preso), ma comunque più alla portata dei giovani spettatori. Comunque pareva strano sentire voci così differenti sugli stessi personaggi. Rai2 trasmise un Natale i film di Dragon Ball, poi qualche tempo dopo anche Mediaset fece ridoppiare gli stessi film con i doppiatori della serie TV e li ritrasmise su Italia 1. La differenza di adattamento e voci era ancora più marcata in questo caso. Si sa che l'adattamento televisivo veniva fatto in genere per un pubblico di bambini, anche quando un anime aveva un target più elevato. Inoltre in Giappone erano (e sono ancora) più tolleranti con la nudità, a parte quella dei genitali, che è out anche nelle opere per adulti ) che vengono dunque censurate. La prima serie di Dragon Ball vedeva diverse scene in cui Bulma appariva nuda, e dunque bisognava per forza censurare. Ironia della sorte nei film di Dragon Ball penso che nei film non ci fosse alcuna scena di nudo. In Dragon Ball Z invece non c'era alcuna nudità, ma in compenso la violenza era piuttosto marcata, specie all'inizio (poi si lanciano colpi energetici in grado di distruggere un pianeta in un secondo...,). Ovviamente su Mediaset censurarono tutto quello che potevano censurare, soprattutto il sangue, prassi già consolidata da tempo, oltre a limare un po' il tono dei dialoghi. Nonostante tutto però Dragon Ball divenne un successo anche in Italia. Era forse dai tempi di Saint Seiya e Sailor Moon che non si vedeva un successo del genere. E poi ci sarebbe stato Dragon Ball GT, che pure riscosse un successo limitato. Con Dragon Ball GT sembravano stessero scavando il fondo del barile, ma mi sbagliavo, fecero molto peggio con Dragon Ball Super. 

sabato 2 settembre 2023

Le amate/odiate videocassette - una breve cronistoria

 


Chi era già nato e abbastanza grande da usare un telecomando negli anni '80 e '90 (ed in parte anche i primi anni del 2000) certo si ricorderà delle malefiche VHS, le videocassette, tecnologia che permetteva di vedere e registrare video su nastro, estensione delle musicassette (o semplicemente cassette). Credo che ad un certo punto ci fosse almeno un videoregistratore in tutte le case italiane, così come c'era almeno una TV. A casa mia il videoregistratore arrivò credo alla fine degli anni '80, o inizio '90, non ricordo con esattezza, ma fu un ottimo acquisto, perché permetteva di registrare programmi (soprattutto film) che finivano spesso molto più tardi di quando dovevo andare a letto (in genere prima delle 10, se non proprio 9:30). Si dimostrava altresì utile quando si era via da casa e si voleva a tutti costi vedere poi un programma (in genere un cartone animato ovviamente), e per tutti quei programmi che in teoria si voleva rivedere più volte (come ad esempio dei concerti o il mitico Festivalbar). Ricordo che una volta andai in gita per quasi una settimana, e meno male che c'era il videoregistratore, altrimenti mi sarei perso le puntate di SLAYERS TRY che mi piaceva tanto. Altre volte dovevo aiutare mio padre in qualche lavoro nei campi, ed ecco che il videoregistratore era sempre utile, anche durante le vacanze estive. Eh già, non avevo tante VHS con film o altri programmi acquistate bei negozi specializzati, ma in compenso avevo un bel po' di VHS una volta vergini, piene di registrazioni. In realtà non erano tantissime all'inizio, perché costavano comunque un po' anche loro, ma mi limitavo a registrarci sopra all'occorrenza. Solo che, come mi accorsi poi col tempo, le VHS si rovinavano sia registrandoci sopra, sia solo guardandole anche una sola volta. Dopo una decina di volte il danno era già visibile. Figuriamoci dopo molte visioni e registrazioni. A volte poi il nastro veniva letteralmente "mangiato" dal videoregistratore, ed addio videocassetta (ed a volte anche videoregistratore!). Le VHS si confermarono un supporto poco affidabile sul lungo periodo, ma non c'era ancora di meglio, e non ci sarebbe stato ancora per molto. Nel 1996 era stato infine creato il DVD, supporto universale su disco che avrebbe dovuto sostituire la comoda, ma con fin troppi difetti, videocassetta (ed anche il laserdisc in Giappone). Il DVD però era, per il momento, un supporto di sola lettura, il che voleva dire che non avrebbe potuto sostituire interamente le VHS, almeno per il momento. Nei primi anni del 2000 ero molto ansioso di poter finalmente passare completamente al digitale, ma purtroppo non era così facile: i registratori digitali con hard disk costavano ancora parecchio, quelli con DVD intorno ai 100+€, e quello che comprai io era decisamente inaffidabile! Non solo a volte NOn registrava i programmi, ma poi dopo pochi mesi non si accese più. Dopo averlo fatto riparare in garanzia lo usai solo come lettore DVD (roba che costava 30€ o poco più all'epoca), e poi lo vendetti a 10€ anni dopo. Non ricordo nemmeno la marca, ma certamente era abbastanza atroce. A quel punto erano ormai gli anni in cui internet era abbastanza veloce per scaricare video in tempi ragionevoli, quindi se mi interessava vedere qualcosa potevo sempre trovarlo sul web, a quel punto. Il web diventò insomma una specie di videoregistratore on demand. Di lì a breve sarebbe arrivato il digitale terrestre, ovvero la TV digitale, in MPEG2 simile ai DVD, ed in seguito MPEG4, in alta definizione finalmente. Il digitale terrestre significava che spesso le TV potevano registrare il flusso audio/video su un hard disk o chiavetta USB esterna, cosa molto comoda. Ma c'erano dei problemi: a volte la TV doveva essere accesa per poter incominciare a  registrare, o non si spegneva automaticamente alla fine della programmazione. Inoltre, specie nelle TV più recenti, il file non poteva essere editato, in quanto riproducibile solo sulla TV da cui era stato registrato. Nelle TV più vecchie non c'è questo problema, è tutto libero, non c'è nulla di criptato, ma in quelle più recenti, per legge, i file devono essere criptati (ore prevenire la pirateria). Nel frattempo i malandrini dello streaming pirata però non hanno tanti problemi a condividere contenuti video in teoria protetti. 

Era comodo registrare e salvare i programmi preferiti in formato digitale MPEG2: ci sono infatti diversi programmi in grado di tagliare ed incollare spezzoni video senza perdita di qualità ed in maniera veloce. Cosa che invece non è possibile fare con le VHS ovviamente: è possibile realizzare una copia da videoregistratore a videoregistratore, con una certa perdita di qualità, si intende, a velocità normale di solito. Ecco, perché se c'era una cosa che faceva imbufalire gli utenti era la progressiva perdita di qualità: un file MPEG2 o un disco DVD si può riprodurre un milione di volte, ed ogni volta la qualità rimane la stessa, mentre una VHS riprodotta anche solo una dozzina di volte diventava più o meno inguardabile. Il nastro si rovinava progressivamente sempre più. Anche con le musicassette era così, ma in proporzione sembravano più resistenti.

Ad un certo punto della mia vita decisi pure di tentare di archiviare digitalmente la marea di VHS registrate che avevo: un'impresa titanica, ed abbastanza inutile tutto considerato, perché la maggior parte di ciò che volevo digitalizzare sarebbe stato comunque disponibile in rete o in home video ad una qualità decisamente maggiore di quello che potevo raggiungere con una scheda video di acquisizione ed i codec video disponibili all'epoca. Già nel 2005 infatti si potevano scaricare dal web numerosi film e serie TV, l'unico limite era la propria connessione internet ovviamente. Digitalizzare programmi TV a bassa qualità diventò a quel punto una perdita di tempo. Ciò che all'epoca non capii era che non era importante preservare i programmi più noti e famosi, ma quelli che all'epoca non interessavano a nessuno, o che non sarebbero mai arrivati in home video: ad esempio spezzoni di programmi che non sarebbero stati mai replicati, o replicati solo poche volte. Perfino le pubblicità sarebbero divenute "preziose" con il tempo, visto che la maggior parte di esse durava qualche stagione, al massimo qualche anno. Tant'è che ci sono canali YouTube dediti proprio a "salvare" le vecchie pubblicità. La nostalgia ha sempre il suo mercato in fondo. E poi è interessante anche "studiare", analizzare vecchie trasmissioni e pubblicità. Se fossi un pubblicitario perderei un sacco di tempo a vedere come i miei colleghi del passato cercavano di convincere le persone a comprare un certo prodotto. Ovviamente i tempi sono passati, la comunicazione ed il marketing sono differenti, la società è anche differente, ma credo si possa imparare ancora qualcosa dal passato. Tra l'altro dovrei avere ancora molti DVD e CD di mie registrazioni da VHS, ma è tutta roba che ormai non ha alcun valore, che non interessa a nessuno, perché si può trovare a qualità più elevata abbastanza facilmente. 

La cosa interessante è che alcuni doppiaggi italiani sono praticamente introvabili: parlo ad esempio del secondo doppiaggio di Ranma, quello brutto, oppure il primissimo doppiaggio di Lupin della prima serie. Ma anche doppiaggi di anime usciti solo in VHS, che certo si trovano ancora usate, ma per quanto tempo? Considerando che i nastri non durano in eterno, è questione di tempo perché questi doppiaggi spariscano. Ovviamente neppure DVD e Blu-ray durano in eterno. Dicono che i DVD possono durare una cinquantina d'anni, forse anche 100, ma sarà vero? Di sicuro ci sono DVD che esistono ormai da quasi 30 anni, o comunque più di 20, perfettamente funzionanti. Quindi finché esistono quelli non c'è problema (in teoria). Ma il resto? Ad esempio esiste un doppiaggio di Nausicaa trasmesso dalla Rai negli anni '80, che esisteva in rete almeno una ventina di anni fa, ma a cercarlo oggi sembra introvabile. Non era un grande doppiaggio ma era comunque interessante. Stessa cosa per il primo doppiaggio di Mononoke Hime (vabbè che quello era uscito almeno in VHS). Ci sono anche doppiaggi di anime così mal fatti da diventare dei capolavori di comicità involontaria.


In buona sostanza le VHS sono ormai un ricordo di un passato ormai trapassato: se infatti gli audiofili amano ancora molto i vinili (nonostante i molti difetti e problemi), le VHS non saranno mai rimpiante dai cinefili, per i motivi finora elencati. Tuttavia le VHS ancora in circolazione contengono chissà quanti "tesori" che rischiano di andare perduti. Senza contare l'enorme patrimonio di riprese amatoriali, che in gran parte andranno perdute (forse a nessuno interessa il filmino della mia Cresima, ed infatti credo di non averlo più, ma sono certo che ci sono riprese interessanti, anche dal punto di vista storico, che sono andate perdute).

venerdì 1 settembre 2023

Street Fighter II V - la serie animata di Street Fighter che non ricorda più nessuno!

 


Ecco un'altra pubblicità di serie anime in VHS, stavolta quella di Street Fighter II V, serie che in teoria avrebbe dovuto sbancare alla grande, ma in pratica non era il massimo. Poco tempo prima era uscito in TV la serie animata di Virtus Fighter, trasmessa su Junior TV/JTV, che aveva riscosso un certo successo, nonostante Virtua Fighter non fosse una serie di picchiaduro nota come SF. La serie era stata raccolta in VHS da Hobby&Work, e non è  mai stata resa disponibile in DVD o altro supporto digitale. SFII V invece fu pubblicato in home video da Dynamic Italia, come si può vedere in 14 uscite a circa 24,000 lire cadauna. Molto meno di altre serie vendute a 39,900 per 2 episodi, poco più di 40 minuti di video per ciascuna videocassetta. Poi pare fu raccolta anche in DVD nel 2010, ma ovviamente il cofanetto è fuori produzione e difficile da trovare, a meno che non si voglia spendere almeno 100€. Sempre meno dei 180€ necessari per comprare le VHS all'epoca comunque. Io in ogni caso mi accontentai della versione che trasmettevano in TV, che però era abbastanza censurata, almeno su LA7, da quello che mi ricordo. A parte le censure sempre sgradevoli la storia non è che fosse poi un granché, tant'è che preferivo guardare piuttosto Virtua Fighter che quest'anime. Certo che rispetto alla versione americana di Street Fighter II, questo era un capolavoro, ma non l'avrei scoperto che molti anni dopo, guardando gli spezzoni video su YouTube. Ma all'epoca le informazioni su quello che trasmettevano all'estero erano poche e confuse. Inoltre a non molti interessava quello che veniva dall'America ormai, considerando tutti gli anime che stavano per arrivare ed erano arrivati dal Giappone. Negli anni '80 era diverso: un sacco di cartoni animati avevano riempito l'infanzia di molti bambini italiani all'epoca, ma negli '90 ciò stava certo per cambiare. Già verso la fine degli anni '80 il successo de I Cavalieri dello Zodiaco, anche a livello di merchandising, aveva spostato la bilancia nettamente verso le produzioni nipponiche. Ed in seguito serie come Sailor Moon confermarono che la nippomanoa stava ormai prendendo piede. Intendiamoci: serie come Candy Candy, Georgie, Anna dai capelli rossi, Heidi e quelle dei robottoni avevano avuto successo anche prima di queste, ma non erano riuscite a scalzare totalmente le serie animate americane. Negli anni '90, con l'avvento di altre pietre miliari come Dragon Ball e poi tutti gli anime su MTV, le cose cambiarono decisamente. La new wave dell'animazione (che però comprendeva anche anime relativamente vecchi come Dragon Ball appunto) stava rivoluzionando il mercato video italiano. E non solo anime per bambini/ragazzini. Ricordo ancora l'arrivo di City Hunter su reti private minori nel 1997, con 10 anni di ritardo rispetto alla trasmissione in Giappone (che ormai aveva archiviato la serie già nel 1991, anche se alcuni special furono prodotti anche dopo). City Hunter, una serie "adulta" in molti sensi: il protagonista maniaco sessuale, ma anche un pistolero che non sbaglia mai un colpo. Una serie che nessun altro paese avrebbe mai potuto creare. A proposito di maniaci sessuali: nel frattempo avevamo già visto all'opera il mitico Lupin, il detestabile Happosai, vero e proprio essere ignobile, lascivo e senza speranza, e il giovane Ataru Moroboshi in Lamù. Ed ovviamente c'era anche il maestro Muten, in Dragon Ball, l'eremita delle tartarughe. Eh già, i giapponesi hanno sempre avuto una predilezione per personaggi del genere, tanto da renderli protagonisti, e non antagonisti. Dicevo City Hunter comunque: all'epoca sapevo a malapena che esistesse il manga, fortuna che lo comprava un mio amico, che poi me lo prestó. Mi prestó anche il seguito, almeno i primi volumi, ma non mi piaceva molto. Comunque: da noi arrivò a fine anni '90 una serie che era stata concepita in pieni anni '80! Era chiaro che doveva essere un successone, oppure un megaflop. Ed infatti prima della trasmissione in TV il manga in Italia non stava andando tanto bene: le vendite languivano, e alla Star Comics (la casa editrice che lo pubblica al tempo) già cominciavano a pensare di aver puntato sul cavallo sbagliato. Invece City Hunter aveva bisogno solo di un po' di aiuto ad ingranare. Il suo autore sarebbe poi diventato molto famoso in Italia. E pensare che negli anni '80 un altro suo anime era già arrivato in pompa magna: sto parlando di Occhi di Gatto (in originale Cat's Eye), che aveva riscosso un buon successo di pubblico. Solo che Occhi di Gatto era relativamente poco violento, mentre in City Hunter morivano parecchi personaggi, specie all'inizio della serie, buoni e cattivi. Ma se parliamo di violenza siamo comunque sempre due gradini sotto a Ken il guerriero e Uomo Tigre. Meno male che poi City Hunter ha trovato il successo che meritava anche in Italia.
Ecco, parlavo di Street Fighter, e sono finito a parlare invece di City Hunter. Forse perché è comunque un anime più interessante. Eh già, perché se animazioni e disegni non sono certo male in SFII V, è la storia il problema maggiore. Una storia in cui Ryu e Ken non sono ancora in grado di usare le mosse speciali, e per imparare ci mettono diversi episodi. Una noia mortale insomma. Quasi quasi era meglio il film dal vivo del 1994!
Sicuramente il film animato di Street Fighter dello stesso anno. Curiosamente nella versione USA cambiarono la colonna sonora, inserendo canzoni di band americane in voga al momento, tipo Alice in Chain, Silverchair e gruppi simili. Non ricordo se la versione italiana presentava la colonna sonora originale o quella cambiata dagli americani. Certo è curioso inserire canzoni rock e grunge famose in un anime giapponese. Vabbè che in un film di Bruce Lee hanno inserito un pezzo di canzone dei Pink Floyd...!
La versione integrale di Street Fighter II V venne dunque pubblicata in home video da Dynamic Italia, alla "modica" cifra di 24,100 lirette, che moltiplicato per 14 VHS significava 337,400 lire, non moltissimo per lo standard dell'epoca, ma nemmeno poco, e tutto questo solo per vedere un po' di sangue e (forse) un po' di fanservice. Certo, siamo lontani dal mezzo milione di lire necessarie per Evangelion, ma Evangelion era un anime decisamente più interessante. I cofanetti usciti in DVD costavano invece molto meno: in genere meno di 100€ per serie di 26 episodi. Ma per serie nuove inevitabilmente il prezzo saliva, e non di poco. Al giorno d'oggi vengono pubblicate poche serie nuove in home video, e spesso sono passate in TV o in streaming, cosa che aiuta a spalmare i costi del doppiaggio in maniera più intelligente (mentre un tempo quello che usciva solo in home video doveva per forza recuperare i costi dalla vendita di VHS o DVD).

I prezzi degli anime (in offerta) in Italia 24 anni fa!

 

Approfitto di una pubblicità che ho trovato in un vecchio Kappa Magazine per fare il punto della situazione anime verso la fine degli anni '90 (maggio '99 per l'esattezza). Questa pubblicità presenta solo anime Yamato Video però, si tenga conto che gli anime Dynamic Italia costavano in genere sulle 39,900 lirette, mentre quelli della Yamato 34,900 lirucce, a prezzo pieno, quindi trovare VHS con uno sconto maggiore del 50% non era certo male.  Ma analizziamo titolo per titolo, cominciando da quelli scontati a 14,900 lire.

Goshogun Etranger

Un film tratto dalla serie robotica Goshogun, da noi noto come Gotrinitron X, è un sequel ambientato più di 30 anni dopo la fine della serie, e non ci sono robottoni (anche perché nel finale della serie il robot se ne vola via nello spazio). Un anime decisamente onirico, in quanto è per lo più un sogno (o meglio, un incubo) della protagonista, finita in coma dopo un incidente automobilistico. Lo presi in VHS, credo approfittai proprio di questi sconti. Purtroppo mi pare che non sia stato mai portato su DVD.

Baoh (il visitatore)

Tratto da un manga dell'autore de Le bizzarre avventure di JoJo, Baoh è uno dei primi anime che ho visto di Yamato video. Non all'altezza di JoJo, ma certamente molto violento ed avvincente. La storia non è complessa, ma in fondo non ha importanza. Non ricordo se è stato reso disponibile in DVD qualche anno dopo. Di sicuro non lo è adesso.

Cyguard

Non so quasi nulla di questo anime, tranne che dovrebbe essere un OAV piuttosto violento a giudicare dalle immagini. Ovviamente NON è disponibile in DVD. Il doppiaggio italiano quindi andrà perduto.

Legend of Lemnear

Un tempo tutto quello che aveva il character design di Satoshi Urushihara valeva ORO, ma con il tempo quest'artista ha perso sempre più interesse da parte del pubblico, tant'è che oggi non se lo ricorda quasi nessuno (al di fuori del Giappone). Non credo ci sia una versione DVD italiana.

Kamasutra

Tratto da un manga di Go Nagai, si tratta di una versione sui generis ispirata all'omonimo libro hindu. Opera trascurabile, da guardare se si è grandi fan dell'autore o dell'animazione giapponese vecchio stile. Ovviamente NO versione DVD.

The Hard - il cacciatore di taglie

OAV iperviolento che fu probabilmente portato in Italia in virtù della sua violenza, ma c'è poca sostanza. Tratto da un manga giapponese di un certo successo, The Hard però non godette di altrettanto successo in formato animato, dimenticato dal tempo che scorre inesorabile. No DVD.

Patlabor - il film

Aaah, Patlabor, una serie che ebbe un certo successo in TV negli anni '90, tanto da convincere la Star Comics a pubblicare il manga, che però non vendette certo molto. I primi 2 ottimi film realizzati da Mamoru Oshii furono pubblicati invece in VHS, e sono disponibili anche in DVD, solo che sono ormai fuori produzione da molto tempo, e costano decisamente troppo. Idem per la serie TV ed OAV.

Bounty Dog

Ennesimo OAV di cui so poco o nulla, tranne che devi vederlo prima o poi. Dubito sia disponibile in DVD.


Per quanto riguarda gli anime a 19,900 lire abbiamo:

Macross - il film

Film cinematografico di Macross, che è sempre una gioia per gli occhi da guardare. Peccato che non sia disponibile in DVD né bluray! Ed è assurdo, perché è uno dei migliori film mai realizzati.

Lamù - il sogno

Suppongo che si tratti di Beautiful Dreamer, uno dei film di Lamù realizzati dal solito onnipresente (all'epoca) Mamoru Oshii. Questa volta non solo abbiamo il DVD, ma anche il bluray in alta definizione, pienamente disponibile e si trova anche a prezzi decenti in offerta.

Darkside Blues

Curioso OAV realizzato nel 1994, portato forse per caso in Italia pochi anni dopo, e diventato quasi un po' di culto, per quanto a molti non sia piaciuto molto. Personalmente l'ho apprezzato per quello che è, nonostante i vari difetti. Si trova in DVD, spesso solo usato, a prezzi relativamente contenuti, ma probabilmente aumenteranno in futuro.

Gall Force - La storia eterna

Non so nulla di questa serie OAV, se non che molto probabilmente no né mai stata pubblicata in DVD.

I vari film di Godzilla

Non sono una grande fan del lucertolozzo gigante più famoso del Giappone, quindi non so se questi film dal vivo siano disponibili in DVD. E poi essendo dal vivo mi interessano relativamente poco. Non che gli anime di Godzilla siano granché, si intende.


Tra i vari anime non listati direttamente, ma presenti in questa pubblicità, si possono riconoscere il primo film di Vampire Hunter D (il secondo sarebbe stato prodotto solo un anno dopo infatti), la mini serie OAV Super Atragon, che ovviamente non è stata pubblicata in DVD, Yu Yu Hakusho (qualche OAV probabilmente), Lupin (il film l'oro di Babilonia, disponibile in DVD e da poco anche in Blu-ray), Ninja Scroll (solo DVD, difficile da trovare però), Rocky Joe (probabilmente il film L'ultimo round, che si trova in DVD usato da qualche parte), più qualche altro anime che non ho visto. Ripeto: non so se Dynamic Italia fece un "fuori tutto" simile con i suoi titoli in VHS, di sicuro lo fece con qualche titolo DVD qualche anno dopo, ma questa è un'altra storia.


Nota: ho poi trovato pubblicità di videocassette Yamato Video a 39,900 lire, pensavo che la maggior parte fossero vendute a 34,900, non di più.

venerdì 25 agosto 2023

Lupin III part 3, 30 anni dopo, e altre riflessioni

 Non ricordo esattamente la prima volta che vidi la terza serie di Lupin, di sicuro era negli sfavillanti anni '90. All'epoca non mi piacque tantissimo, sembrava così strana. Inoltre era così censurata e mutilata da stravolgerla in maniera considerevole in certi episodi. Ma noi giovani spettatori non lo sapevamo, potevamo forse immaginarlo, ma non avremmo avuto la certezza fino a qualche anno più tardi, leggendo sulle riviste specializzate delle censure operate sulla serie, e poi ovviamente sul web. Dicevo dunque che la terza serie mi era sembrata molto strana rispetto alle serie precedenti: devo ammettere che non ero nemmeno un grande fan della prima, forse ero troppo piccolo per apprezzare un Lupin così vicino al manga originale, la seconda serie invece era quella perfetta a mio avviso. Ed era anche molto lunga, circa 150 episodi, dunque era quella che forse avevo visto di più grazie alle repliche di Mediaset. La prima serie appariva anche più datata della seconda, e quindi di fronte ai miei occhi da fanciullo era inevitabile preferire la serie dalla giacca rossa. Nonostante fosse più recente, la terza serie non era all'altezza della precedente mi dicevo. Certo, le avventure di Lupin erano sempre pazzesche, forse un po' troppo in questo caso. Si passava con disinvoltura da piratesse in cerca di tesori sommersi, ad uno scienziato che voleva clonare Lupin per fargli rubare tesori, ex nazisti in cerca di un favoloso tesoro nazista, e via dicendo. Si dice che negli '80 le droghe scorressero a fiumi ad Hollywood, chissà se era così anche in Giappone, nonostante il grande proibizionismo tuttora esistente. Per anni insomma ho cavalcato l'onda dell'odio diffuso nei confronti di questa serie. Odio forse in parte meritato, ma in larga parte ingiustificato. E sì che la terza nacque soprattutto perché la coproduzione franco-giapponese di Lupin VIII, che doveva raccontare le avventure del pro-pro-pro-nipote di Lupin III (nel futuro ovviamente) fu interrotta a causa di problemi di diritto d'autore. In Francia infatti Lupin (il nonno di Lupin III) era ancora un personaggio coperto da copyright, mentre in Giappone non lo era più da molto, molto tempo, almeno dalla fine degli anni '60). Queste beghe legali fecero sì che la produzione di questa serie si fermasse, e tutto ciò che resta oggi è un episodio non doppiato che si può trovare anche sul web, e che in Giappone è stato pubblicato poi come bonus qualche anno fa. Forse la serie di Lupin VIII non sarebbe stata poi il massimo, ma è un peccato non averla potuta vedere nella sua interezza. Così i giapponesi decisero di realizzare una nuova serie interamente in Giappone, visto che erano passati diversi anni dalla fine seconda serie. E cosi nel 1984 fu prodotta la terza serie di Lupin, che per molto tempo fu anche l'ultima. Eh già, perché se nel frattempo veniva prodotto un film ogni anno, di serie televisive non ce ne fu una nuova fino al 2012, mentre la vera e propria quarta serie venne prodotta appena nel 2015, esattamente 30 anni dopo la fine della terza. Incredibile che negli anni '90 non venne prodotto alcun revival. D'altro canto in quella decade uscì anche l'ultimo film cinematografico dedicato al ladro gentiluomo,  he ironia della sorte era anche il primo (ed unico) diretto dallo stesso Monkey Punch, creatore del manga originale. Rispetto ad oggi sembra che la fama di Lupin III si stesse avviando verso il viale del tramonto. Nel frattempo in Italia continuavano le repliche senza un domani: su Italia uno alle 13:00 o 13:30 Lupin garantiva sempre buoni numeri, forse leggermente inferiori a quelli dei Simpson, ma comunque abbastanza spettatori. Anche di più di anime più recenti come Conan o Blue Dragon. Verso la fine degli anni '90 Mediaset comincio a trasmettere anche i film di Lupin, che fino a quel momento si erano intravisti solo in home video. Vari film furono trasmessi in prima serata su Italia 1 all'epoca, con un discreto successo di pubblico. Lupin in fondo era uno dei personaggi più amati dagli italiani, un po' come Mazinga, Goldrake e simili. Presto però cominciò il suo declino anche in Italia: nei primi anni del 2000, con la progressiva dismissione degli anime su Italia 1, anche Lupin non ebbe più la visibilità di cui godeva fino a quel momento. Senza più repliche a rinfrescare la memoria di Lupin, arriviamo dunque al 2015, anno in cui la quarta di Lupin viene alfine prodotta. Era una serie importante per l'Italia, proprio perché ambientata nel Belpaese. La serie viene pubblicizzata molto su Italia 1, che decide di trasmetterla in prima serata. Ma dopo un paio di serate di numeri deludenti la serie viene poi lasciata "morire", trasmettendola di notte, dopo la fine delle Iene, anche dopo l'una di notte. Un vero peccato, ma dimostrava 2 cose: in primis che Lupin non interessava più molto al grande pubblico, e secondo che il periodo d'oro di Lupin in Italia era finito forse per sempre. È strano vedere da un lato un interesse sempre maggiore riguardo a questo personaggio in Giappone, mentre all'estero questo interesse non è più quello di un tempo. Certo, ci sono ancora i fan appassionati che comprano DVD, bluray etc etc, Yamato Video sta infatti ripubblicando tutti i film di Lupin, in versione integrale e rimasterizzata, ed ha anche ridoppiato (parzialmente almeno) la terza serie, facendo qualcosa che pochi, me incluso, pensavano possibile. Mentre la sesta serie, trasmessa da Italia 2 nel 2022, ha continuato a mostrare numeri piuttosto bassi per quanto riguarda l'Auditel, Lupin Zero, vero e proprio prequel di 6 episodi è stato reso nel frattempo disponible su Amazon Prime Video in esclusiva (e poi ovviamente anche home video). Chissà se i numeri sono stati migliori che in Tv.

Perché è anche una questione di nuove tecnologie in fondo: ormai le nuove generazioni sono poco interessate a vedere video passando dai canali televisivi, preferiscono l'on demand delle piattaforme streaming. Non posso biasimarli troppo, ma non tutte le piattaforme streaming hanno Lupin nei loro cataloghi. Mediaset stessa su Infinity ha solo una manciata di film. Su Prime Video c'è qualcosa in più, ma se si vuole avere accesso a più roba bisogna pagare un'extra mensile. Insomma, una volta si guardava quello che passava "mamma Mediaset" e si era felici, ora invece l'offerta è frammentata e frammentaria: le nuove generazioni si abbonano a Neflix, Crunchyroll e guardano gli anime che sono disponibili su quelle piattaforme, indipendentemente dalla qualità di quegli anime. Non che Mediaset trasmettesse solo capolavori, ovviamente. Ma di sicuro ha trasmesso numerosi classici, insieme alle altre TV private minori, e poi ad MTV fino al 2010 o giù di lì. Perché se oggi si può vedere quasi ogni serie animata prodotta in Giappone in ogni stagione praticamente in simultanea con loro, la maggior parte di queste serie si rivelano alquanto dimenticabili e poco memorabili. Siamo arrivati insomma al punto in cui possiamo guardare tutto, ma non ci rimane in mano nulla. E questo ovviamente non vale solo per le produzioni giapponesi. Si stava meglio quando si stava peggio, con annate intere in cui non arrivavano nuove serie anime, e le censure erano mostruosamente esagerate? Ovviamente no, ma possiamo dire che lo streaming ha anche molti lati negativi, che non sono così scontati.

Poi c'è anche un'altra faccenda piuttosto spinosa: va da sé che gli spettatori più giovani non amano molto i vecchi anime, e con vecchi intendo quelli prodotti più di 20 anni fa, ed in certi casi più gravi anche quelli prodotti prima del 2010. Tutto ciò che è nuovo è per forza migliore di quello vecchio, ciò che è vecchio è ormai obsoleto, è questa la mentalità che ho osservato spesso. Come diceva però Arnold in quel brutto film di Terminator, di sé stesso: "vecchio, non obsoleto". Senza contare che i vecchi anime sono considerati sempre più "problematici" proprio dalle nuove generazioni: una volta ho letto che Ranma 1/2 è una serie omofoba perché il protagonista picchia (una volta) un travestito, o amenità del genere. Qualcuno in America si lamenta puntualmente della mancanza di "diversità" dei personaggi negli anime: grazie al cavolo, quasi sempre si tratta di personaggi giapponesi di anime ambientati in Giappone! Ed in passato c'era molta meno diversità. Il personaggio con la pelle più scura in Ranma 1/2 era il preside, solo che era anche lui giapponese, solo con la pelle molto abbronzata. Al giorno d'oggi il cast principale di una serie animata dev'essere più variegato possibile, si veda il terribile reboot di Scooby-Doo dal titolo "Velma". Lupin III è sempre stato problematico per la maggior parte dei mercati esteri invece: le numerose censure adottate ne sono certamente la prova. Il problema era che Lupin non era certo un anime per bambini, nonostante le sue avventure potessero piacere anche a loro. Parliamo di un ladro donnaiolo incallito in fondo, che non si troppi scrupoli ad uccidere i suoi nemici (in un episodio elimina senza pietà o ripensamenti un gruppetto di piratesse che voleva fargli la pelle, anche se in un altro episodio si rifiuta di uccidere una donna che lo pregava di ucciderla). Censurare un prodotto pensato per un pubblico perlomeno adolescenziale, per trasformarlo in qualcosa per tutta la famiglia è sempre stato uno dei crimini più grandi di Mediaset. D'altro canto però non c'erano molte alternative forse: Ken il guerriero veniva trasmesso su TV private locali senza censura anche ad orari pomeridiani, quindi forse anche Lupin avrebbe potuto godere di questo trattamento di favore all'epoca. I palinsesti degli anni '80 e '90 erano davvero pazzeschi: da un lato gli anime super censurati sulle reti Mediaset, dall'altro anime (quasi) senza censura sui canali locali. Uno che non ha vissuto il periodo non può capire l'assurdità di questa contraddizione. Le TV locali sembravano un luogo senza leggi o regolamentazioni. Non che mi possa lamentare, anzi, avrei voluto più serie animate giapponesi trasmesse da questi canali locali. Quando Ranma 1/2 fu trasmesso da TMC Telemontecarlo la serie fu ridoppiata in maniera oscena e molte scene che prima erano state trasmesse integralmente furono poi censurate. Una cosa simile successe a Saint Seiya quando una ventina di anni fa Mediaset decise di trasmetterla su Italia 1. La scure censoria si abbatté sulle scene più violente ovviamente. Fermi immagine e tagli fastidiosi a profusione. Tuttavia quella ritrasmissione su un canale nazionale significò un revival della serie non indifferente, visto che perfino Giochi Preziosi rimise in vendita le action figure di 15 anni prima. Ovviamente non fu un boom come negli anni '80/'90, però fu senz'altro un discreto successo, se non altro di pubblico.

Il revival di Lupin invece avvenne in Giappone grazie a...detective Conan! Si, quell'odioso nanerottolo che risolve tutti i casi peggio della Signora in Giallo. Eh già, perché nel 2007 (credo) qualcuno ebbe l'idea di fare film crossover tra Conan e Lupin. Lupin fino a quel momento sopravviveva soprattutto grazie agli special televisivi annuali e probabilmente a qualche replica. Il film a me faceva un po' pena, ma non era tanto peggio di alcuni special di Lupin che ho visto di recente. Ma grazie a Conan qualcosa di mosse finalmente, e nel 2012 venne prodotta una delle migliori serie legate all'universo di Lupin, o vero La donna chiamata Fujiko Mine, che prendeva ispirazione a larghe mani dal manga originale e dalla prima serie. In seguito fu prodotta la quarta serie ufficiale (quello di Fujiko era più uno spin-off/prequel), e poi la quinta e la sesta, più recente. In una decina d'anni abbiamo avuto più Lupin che nei 30 anni precedenti! Chissà nei prossimi anni cosa ci aspetta, se continueranno le produzioni animate come in questi ultimi 10 anni, o ci sarà di nuovo un lungo periodo di magra. Difficile a dirsi: diciamo che non è facile realizzare opere sempre fresche ed all'altezza del passato (si veda ad esempio Dragon Ball Super), ma Lupin è certo stato uno dei personaggi che è riuscito a reinventarsi maggiormente in questi ultimi 50+ anni, come e forse anche meglio di serie pluridecennali come Doctor Who (che ormai è in forte declino da tempo). In futuro ci potrebbero essere altri crossover tra Lupin e altri personaggi famosi: il recente film Lupin III vs Occhi di Gatto è certamente un esempio di quello che si potrebbe fare, anche se non è proprio riuscito benissimo. Il prequel Lupin Zero invece ha mostrato sia il padre che il nonno di Lupin all'opera per la prima volta, e questo potrebbe significare una nuova linea narrativa da poter sfruttare. In futuro magari vedremo anche Lupin jr., chissà, una serie sul figlio di Lupin (che per ora esiste solo nel manga).

E mentre mi immagino le nuove storie, sto comunque riguardando quelle vecchie, quelle della terza serie, senza le odiose censure, finalmente come erano state concepite inizialmente. L'unico difetto forse di questa riedizione è che non è stato possibile riutilizzare la prima storica voce di Lupin, quella di Roberto del Giudice, che però appare come extra nella versione censurata degli episodi. Devo dire che per questo "ridoppiaggio" hanno fatto una cosa forse discutibile ma comunque abbastanza comprensibile: hanno lasciato le voci dei personaggi minori o che parlano poco, tipo Goemon, ed hanno eventualmente doppiato con doppiatori che cercano di fare una voce simile i dialoghi mancanti. Ovviamente Lupin, Jigen e anche alcuni altri personaggi hanno ricevuto un doppiaggio nuovo di zecca. Curioso invece il caso di Fujiko: visto che la doppiatrice è sempre la stessa alcune battute sono state ridoppiate, altre sono rimaste le stesse di 30+ anni fa. Questo sistema chiaramente ha i suoi pro ed i suoi contro: ad esempio alcuni nomi dei personaggi minori sono rimasti quelli adattati (malamente a volte) in passato, e anche alcuni dialoghi non c'entrano molto con quelli originali. Ma in compenso abbiamo finalmente la versione integrale non censurata. Abbiamo dovuto aspettare qualche decennio, ma ne è valsa la pena (forse). Credo che i fan di One Piece, Naruto, Bleach, Attacco dei giganti e così via non capiranno mai cosa Lupin ha significato per molti (ormai vecchi) fan, anche se mi auguro che ci siano giovani che apprezzano Lupin come noi (io e la mia generazione) lo apprezzammo all'epoca.

La copertina del primo box della terza serie di recente ridoppiata


martedì 22 agosto 2023

Perché i Cavalieri dello Zodiaco continuano a floppare?

 È ufficiale ormai, il film dal vivo di Knights of the Zodiac è un flop certificato, uno dei più grandi flop del 2023 probabilmente (non in assoluto ovviamente, perché ci sono film che hanno perso anche 100 milioni di verdoni tra spese di produzione e marketing quest'anno).  Com'è possibile che una serie che un tempo era così amata in più o meno tutto il mondo oggi fatichi così tanto? In primis il film dal vivo era oggettivamente una mezza fetecchia, realizzato con un budget ridicolo e con una sceneggiatura fin troppo poco ispirata. Una sceneggiatura simile a quella del reboot/remake anime, non tanto nei contenuti, ma nel discutibile tentati o di "modernizzare" Saint Seiya. Perché è vero che Saint Seiya non è mai stata un'opera tanto profonda o che analizzava più di tanto la psicologia dei personaggi. I personaggi erano quasi dei burattini che si muovevano seguendo i loro forti ideali, né più, né meno. Molti personaggi, incluso alcuni dei "buoni", non avevano nemmeno una loro storia degna di essere raccontata: quasi tutti i cavalieri d'oro, i Gold Saints, non sappiamo quasi nulla di loro. Non sappiamo da chi sono stati allenati, come hanno ottenuto l'armatura, e via dicendo. Negli anni '80 ciò non era molto importante per gli autori manga, specie per Kurumada, che introduceva nuovi nemici nelle sue opere come fossero carne da macello. Non per nulla i cavalieri d'argento sono tra quelli meno ricordati dai fan, perché appaiono giusto il tempo per venire sconfitti, spesso in pochi capitoli. A parte Castalia e Tisifone, rispettivamente maestra ed avversaria prima, ed amante poi, di Pegasus/Seiya. Altri avversari come Abadir o Kanon invece sono molto più memorabili proprio perché Kurumada ci racconta alcuni segreti del loro passato. Ci sono avversari memorabili a prescindere: Deathmask del Cancro è così malvagio da non aver bisogno di flashback sul suo passato. Tanto lo spettatore può immaginare quali nefandezze abbia commesso anche prima di diventare cavaliere d'oro. Confrontando Saint Seiya con un altro manga degli anni '80 come Hokuto no Ken, Ken il guerriero, in cui anche i cattivi godevano almeno di un flashback in cui si mostrava che in fondo non erano sempre stati così cattivi, è chiaro che Saint Seiya potrebbe aver bisogno di una revisione per renderlo un'opera un po' più complessa. Ma quello che succede quando qualcuno vi mette mano è una completa riscrittura della sceneggiatura originale, o comunque uno stravolgimento fin troppo profondo. E quando succede si arriva al punto di cambiare il sesso di Shun/Andromeda solo per avere una ragazza nel team principale. Non dimentichiamo che Saint Seiya è stato scritto negli anni '80, per un pubblico prettamente maschile, che voleva vedere masculi come loro picchiarsi fino a che uno non rimaneva in piedi. Non per nulla non credo di ricordare bambine all'epoca che vedessero Saint Seiya o Hokuto no Ken (forse con Dragon e One Piece le cose cambiarono un po'). Sì I Cavalieri dello Zodiaco avevano protagonisti solo maschili, e nascondevano i volti delle guerriere con delle maschere, perché un po' c'era ancora un po' di velato sessismo forse, ma c'era anche il pretesto dell'identità di Castalia: Pegasus e gli spettatori dovevano credere si trattasse proprio di sua sorella. Un equivoco che è durato per decenni, ma non ha mai portato da nessuna parte.
Dicevamo che Saint Seiya era forse un po' sessista: d'altro canto Athena/Lady Isabel veniva o rapita o si ritrovava impossibilitata a fare alcun che, al massimo poteva aiutare i suoi cavalieri tramite il suo "cosmo". Mi sono sempre chiesto che problema ci fosse se Lady Isabel era quasi sempre la "donzella da salvare", a parte in Hades dove finalmente indossa la sua armatura, e combatte per qualche minuto! Mi sono sempre chiesto che ci fosse di male se i suoi cavalieri volessero lottare per lei. Al giorno d'oggi ad esempio Biancaneve non può essere salvata dal principe, deve salvarsi da sola, o al massimo aiutata da altre donne. Il bello di Kurumada è che scrive manga come se fossimo ancora negli anni '80, quindi in Next Dimensioni Athena è messa fuori gioco in fretta. Il brutto è che ha terminato le buone idee proprio negli anni '80/'90, quando realizzò Bt'X.
Al giorno d'oggi quasi nessuno potrebbe dunque adattare in maniera soddisfacente Saint Seiya per le nuove generazioni: in parte proprio a causa di quella (moderata) vena sessista che percorre tutta l'opera, in parte perché gli sceneggiatori moderni non sono in grado di capire cosa ha reso Saint Seiya veramente popolare. Uno dei motivi per cui i ragazzini sbavavano ad ogni puntata erano le armature: armature sfavillanti (che però in TV non sembravano certo di metallo, ma erano bellissime lo stesso). I colpi speciali gridati poco prima di essere scagliati contro gli avversari, la fratellanza dei protagonisti, che arrivano a sacrificare la loro vita per Atena e per gli altri compagni. Tutte cose che gli sceneggiatori moderni sembrano nemmeno considerare. Ecco perché continueranno a floppare, qualsiasi nuovo adattamento fallirà, perché mancherà di entusiasmare i nuovi potenziali fan. Quando si adatta un'opera vetustà, antica, se si vuole "modernizzarla" in maniera adeguata, bisogna farlo innanzi tutto rispettando l'opera originale e l'autore, specie se ancora vivente. Ma non solo, se si vuole avere chance bisogna anche accontentare i vecchi fan, cosa più facile a dirsi che a farsi.
Si può reinventare una serie, un personaggio in maniera molto radicale, come è stato fatto per Lupin III, che è passato attraverso varie incarnazioni in oltre 50 di vita editoriale e audiovisiva, ma non tutte le serie sono come Lupin, che comunque non ha mai avuto una storia canonica di base, quanto più un jcollage di storie differenti, messe insieme all omeno peggio. Tanto più che esistono diverse storie delle origini dei vari personaggi. Ma Saint Seiya è uno solo, la serie animata e la serie manga originale, si dovrebbe partire se ore da queste 2 colonne per realizzare un buon remake.
Dicevamo che Saint Seiya è certamente un'opera datata, e che avrebbe bisogno di una "spolveratina", ma questo non vuol dire rivoluzionare completamente la storia. O meglio, si può anche fare, ma bisogna farlo in maniera intelligente.

La versione "femminista" di Saint Seiya.
Sainthia Sho uscì qualche anno fa, come spin-off al femminile di Saint Seiya: il gruppo di protagoniste è infatti paragonabile a quello dei protagonisti della serie originali (con qualche differenza ovviamente). Una serie alternativa che cercava di incastrarsi nella narrazione della serie principale, con successi alterni. Non è stato un flop clamoroso, ma nemmeno quel successo che si sperava: a livello di merchandising infatti sono state realizzate e vendute solo 2 action figure dei personaggi, anche meno della serie Omega. Un flop abbastanza significativo: altre serie animate come Soul of Gold invece hanno permesso di vendere myth cloth a volontà. Perché alla fine è proprio il merchandising che permette a Saint Seiya di esistere ancora. E se una serie non fa vendere il merchandising ad essa collegati è chiaro che non sta funzionando come dovrebbe. Da quel che ne so non c'è nuovo merchandising per il film live action, ma senza dubbio il remake/reboot animato aveva il pupazzame della linea "Anime Heroes", alquanto economico, realizzato probabilmente per un pubblico molto giovane, probabilmente non ha venduto quanto i giapponesi speravano. Attualmente i giapponesi fanno ancora un sacco di soldi con la linea dei Myth Cloth, che presenta armature in metallo ed un prezzo in genere superiore ai 100€, una linea per collezionisti danarosi insomma, visto che se uno vuole comprarli tutti dovrebbe sborsare migliaia di euro. E qualcuno anche lo fa, ovviamente, si tratta di collezionisti adulti, fan di vecchia data ormai, che sono cresciuti con la vecchia serie televisiva, non certo con questi remake o guardando il film live action.
Ma i fan più vecchi hanno ormai più di 40 anni suonati, in qualche caso anche 50 forse, tra una ventina/trentina d'anni (se non prima)  cominceranno ad estinguersi pian piano. Logico che Bandai, Toei e tutti quelli che lucrano sul brand cominciano in po' a cavarsi sotto, se non c'è ricambio generazionale. Kurumada invece se ne frega credo: ormai ha quasi 70 anni il vegliardo, ed ha dimostrato chiaramente che Saint Seiya non è proprio la sua priorità, tant'è che non ha ancora concluso Next Dimension dopo tanti anni. Se continua così Saint Seiya verrà concluso da altri autori, forse anche non giapponesi, chissà. D'altro canto Saint Seiya ha ispirato diverse generazioni di fan in passato, anche se ormai non è in grado più di affascinare le nuove generazioni. Troppa concorrenza forse. Eppure quella schifezza di Dragon Ball Super piace ai bambocci di tutte le età, nonostante la qualità delle storia continui a calare inesorabilmente da decenni.
Riuscirà mai Saint Seiya a tornare grande come 30+ anni fa? Chissà...forse no, ma di sicuro ci vorrà qualcuno che ha un grande rispetto per il materiale originale perché ciò possa accadere.

martedì 17 gennaio 2023

L'inculata degli acquisti di media digitali

 Tanto tempo fa, quando ancora i film non si trovavano in rete, bisognava acquistare per forza una vhs, un laser disc o i primi dvd, il problema del possesso di un media non era stato nemmeno esplorato: uno comprava un supporto fisico, e lo "possedeva" finché funzionava. Di solito con le VHS era un periodo di pochi anni, a seconda di quante volte si rivedeva un film. Ma non era un grosso problema nemmeno quello perché ad un certo punto ci si stufava di vedere per la centesima volta "Mamma ho perso l'aereo". Inoltre era quasi certo che l'avrebbero trasmetto in tv a Natale, così si poteva tranquillamente registrarselo su VHS vergine. Problema quasi risolto, direi.

In seguito, con l'approdo di servizi digitali di noleggio e acquisto di film le cose cambiarono in maniera subdola: per il noleggio non c'erano particolari problemi, giusto qualche limite, ma si pagava un paio di euro, e si aveva poi tempo 48 ore per vedere un film. Non tanto dissimile da noleggi reali. In entrambi i casi non c'era il problema del possesso del media noleggiato, visto che dopo 48 ore il film non era più accessibile. Mentre se uno comprava un film su una piattaforma con DRM (digital rights management), in teoria il film rimaneva di proprietà vita natural durante, o almeno così si credeva, o si sperava.

La realtà però era più complessa, perché nessuno ci ha mai garantito che i server che ospitavano i file sarebbero rimasti attivi, anzi, nelle condizioni di contratto a volte veniva esplicitato che non si aveva diritto ad alcun rimborso nel caso in cui questi server non fossero accessibili per un periodo limitato o illimitato di tempo. 

Insomma le major di Hollywood erano riuscite a convincere molti che acquistare film in formato digitale era il futuro dei media, ma si erano dimenticati di avvisarci di un piccolo dettaglio, ovvero che nemmeno loro potevano garantire che i server dove si trovavano i loro film sarebbero stati disponibili per sempre. Anzi, diciamo che per loro era più conveniente glissare su questo particolare.

Anche perché le major cinematografiche venivano fuori da un periodo in cui la pirateria era imperante: se avessero anche solo parlato dell'eventuale possibilità che gli acquisti digitali non potessero durare per sempre, pochi utenti avrebbero acquistato un licenza temporanea per vedere un film, anche considerando che un dvd/bluray non costava poi tanto di più del film in formato digitale. E sappiamo tutti che i supporti fisici possono durare anche decenni (qualcuno dice da 50 a 100 anni: difficile dire ancora se è vero, di sicuro sono passati più di 25 anni e molti dei primi dvd sono ancora funzionanti).

Nel frattempo, nel mondo della musica, le cose erano molto differenti: in qualche maniera tutti gli store musicali ad un certo punto vendevano musica DRM free, forse perché i lettori mp3 erano così diffusi, e quelli che supportavano solo dei DRM specifici invece non lo erano molto. Ironia della sorte il mercato musicale rispose molto meglio alla pirateria di quanto non fece quello cinematografico e televisivo. Non che la pirateria musicale calò di molto grazie a questa mossa, ma ancora oggi si possono comprare file musicali senza alcuna protezione specifica, che possono essere riprodotti su qualsiasi dispositivo senza che questo debba controllare una licenza su un server. 

Per i film, invce, i drm e le protezioni sono sempre state all'ordine del giorno, anche su disco. In un certo periodo dei primi anni 2000 però qualcuno si mise a commercializzare dvd con film DiVX al loro interno. Era una strategia interessante, ma non ebbe moltissimo seguito, anche perché i lettori DiVX forse non erano molto diffusi all'epoca: molta gente aveva solo lettori dvd o Playstation 2 attaccate ai televisori, mentre il pc di casa non era in genere attaccato alla tv.



L'esperimento quindi durò un tempo limitato. Nel frattempo si continuavano a produrre dvd prima e bluray/HD DVD poi (questi ultimi durarano MOLTO poco, ovviamente), ed incominciò a farsi strada lo streaming video, con l'aumentare della banda disponibile. Credo di aver comprato/noleggiato i primi film sul Google Play Store circa 10 anni fa, forse anche un po' di meno. Hanno pure regalato un po' di film al tempo, oppure mettavano il noleggio a 50 cents/un'euro. Non male per chi voleva vedersi un filmetto in tranquillità senza dover cercare su siti equivoci. In fondo era più sicuro e più comodo. E quindi era inevitabile che molte persone cominciassero ad acquistare anche i film su queste piattaforme, magari nel periodo in cui c'era qualche offerta. Ovviamente la pirateria continuava a prosperare. Sembrava non ci fosse mai fine, finché arrivò Netflix. Netflix propose una formula semplice: ALL YOU CAN SEE, ad un prezzo mensile inferiore a quello di un solo film. Era qualcosa di inaudito per l'epoca. Piattaforme simili, ma con meno contenuti, costavano anche decine di euro al mese, come la tv via cavo statunitense, ma soprattutto non era on-demand. Era come la tv classica. La rivoluzione netflixiana prese in contropiede utenti e major cinematografiche, che videro una piattaforma crescere in maniera vertiginosa quasi dal nulla.

Quasi, perché Neflix in realtà noleggiava dvd via posta da un sacco di tempo prima di approdare allo streaming. In ogni caso le major si morsero le mani, perché avrebbero potuto creare loro le loro piattaforme streaming e guadagnare 10 euro al mese dall'abbonamento. Ma non ci avevano mai creduto veramente. Ora che qualcuno faceva BIG MONEY con i loro contenuti, tutti volevano una fetta della grande torta. Così sono poi nate le diverse piattaforme streaming che esistono oggi, e chissà quante sopravviveranno domani.

In ogni caso, se Netflix aveva trovato il successo, altre piattaforme cercavano di trovare la loro nicchia per almeno andare avanti: chi non poteva creare contenuti originali doveva per forza acquistarli dai vari produttori, e questo poteva essere abbastanza costoso. Inoltre una piattaforma per avere successo deve avere una marea di contenuti disponibili, altrimenti ha fallito in partenza.

Ho visto diverse piattaforme digitali chiudere i battenti negli ultimi 20 anni: alcune erano molto piccole, altre invece come Google Play Music sembravano "troppo grandi per fallire" (e difatti Google non è fallita, ha solo dismesso il servizio Play Music, che pure era buono).

Così nel corso degli anni ho comprato diversi "beni digitali", non ponendomi nemmeno il problema se sarebbero "durati" nel tempo. Pensavo che fosse scontato che li avrei avuti a disposizione per 10,20, forse anche 30 anni, Nel frattempo forse me ne sarei dimenticato, Ma pensavo fossero eterni, fossero sempre lì, se li volevo. 

Invece di recente ho visto questo:

 In pratica dice che "sono stati 9 anni bellissimi, ma dobbiamo chiudere i battenti. Avete tempo fino al 31 gennaio per vedere i vostri video, poi bye bye!".

Ecco, insomma non il massimo. E per fortuna che l'ho scoperto in dicembre, così ho potuto fare qualcosa in merito, almeno fare un elenco dei video che avevo comprato, cercare il "backup" in rete. Nulla di impossibile ovviamente, ma è comunque una seccatura, perché prima questi video erano disponibili da qualsiasi dispositivo in qualsiasi luogo, adesso invece sono legati alla loro posizione in un dispositivo specifico (a meno di non caricarli sul cloud, ma lo spazio cloud costa!).

Ma sia quel che sia questo è uno dei peggiori lati negativi di avere un servizio solo digitale: in passato esisteva anche un cloud realizzato da TIM, Parliamo solo di 5/6 anni fa, porte poco di più, ma chi se lo ricorda? 200GB a 6,95 euro al mese, non poco, anche perché proprio nel 2017 Apple ritoccò al ribasso il suo iCloud, arrivando dunque a 2,99 euro al mese proprio per 200GB. Chi era il pazzo che avrebbe pagato più del doppio del prezzo di Apple? E così TIM Cloud durò molto meno di quello che la ex Telecom avrebbe sperato. Posso immaginare che i pochi utenti che lo utilizzavano almeno hanno potuto salvare i dati caricati sul cloud, però rimane una seccatura.

Peggio forse fu la sorte di Megaupload, Utilizzato in prevalenza per caricare file illegali, tuttavia un certo numero di persone lo utilizzava anche per il backup di file. Una volta bloccato i server dalle autorità statunitensi tutti i file caricati non erano più disponibili a nessuno (tranne le autorità stesse ovviamente). 

Chi ci assicura insomma che i dati che oggi sono disponibili sul cloud ci saranno ancora domani??
NESSUNO, ecco chi. perché le aziende possono terminare in qualsiasi momento gli account delle persone, anche di quelle che pagano per un servizio. E' come se voi pagaste l'affitto del vostro appartamento, e tutto d'un tratto arrivasse il padrone di casa, mentre dormite, e vi sbattesse subito fuori. Non male, eh?

Ecco perché è meglio non comprare troppo materiale digitale, si rischia di bruciarsi peggio di quello che uno immagina!

Ed ovviamente non si può nemmeno vendere un proprio account digitale a terzi, perché legato alla persona che l'ha aperto. Ma se io ho un account Nintendo pieno di giochi, e non sono più interessato a giocare con la mia Switch, perché non potrei vendere quell'account? Se posso vendere i giochi in formato fisico, dovrei poterlo fare anche in formato digitale. ED INVECE NO. Una bella ingiustizia, a mio avviso. Invece Nintendo può terminare il vostro account se rileva attività sospette. Qualunque cosa sembri sospetta.

E dopo le multinazionali si domandano perché la pirateria è ancora così attiva...CI CREDO! Se dopo aver speso migliaia di euro in beni digitali si rischia di rimanere con un pugno di mosche allora BEN VENGA LA PIRATERIA.

lunedì 2 gennaio 2023

Perché il BLACKWASHING è nocivo quanto il WHITEWASHING

 Tanto tempo fa (ma nemmeno poi tante decadi fa, in fondo), la popolazione di colore viveva segregata ed ai margini della società americana. I bianchi li avevano sfruttati come schiavi fino ai primi del '900 in una maniera o nell'altra, ma soprattutto continuato a sfruttarli anche per molto tempo dopo che la schiavitù era stata finalmente abolita nel 1865. Per oltre 100 anni i neri d'America erano comunque ancora in uno stato di subordinazione, in generale, rispetto ai bianchi. Era un periodo insomma in cui i neri erano immancabilmente poveri e non avevano accesso ad istruzione e buone carriere. Ciò includeva anche quella di attore ovviamente, tant'è vero che non era strano vedere un attore bianco interpretare uno nero dipingendosi semplicemente la faccia ed il corpo di pittura scura. Era la tipica BLACKFACE, ovvero una persona bianca si "traveste" da persona di colore. Ho visto anche alcuni western in cui un'attrice bianca si dipingeva la faccia in maniera da sembrare indiana (d'America), con risultati non sempre eccezionali.

Erano altri tempi, anni '60 per lo più. In quegli anni il razzismo negli USA era ancora piuttosto forte (lo è ancora in una certa misura ovviamente, ma guardando la moltitudine di attori, attrici, cantanti, atleti e via discorrendo personaggi famosi di colore è chiaro che le cose sono NOTEVOLMENTE cambiate), si tendeva ad escludere le minoranze dallo show business.

Poi, con le proteste per i diritti civili le cose cominciarono a cambiare. Negli anni '70 ci fu un fiorire di film con attori di colore protagonisti, ed anche nei fumetti cominciarono ad apparire diversi personaggi di colore (ad esempio STORM - TEMPESTA apparve nel 1975, ed è tuttora un personaggio molto amato dal pubblico. Con il tempo furono aggiunti sempre più personaggi di colore e appartenenti alle minoranze, la maggior parte probabilmente negli 10-20 anni però. E qui cominciò un certo problema.

25 anni fa cominciarono a venir prodotti moltifilm dai comics supereroistici. All'inizio non ci furono troppi problemi: film come BLADE, X-MEN ed altri vennero prodotti e trovarono un certo successo. Il problema però era che i supereroi classici erano troppo "bianchi". Supereroi come Batman, Superman, Capitan America erano stati creati negli '30/'40, quando praticamente si realizzavano albi solo per il pubblico anglosassone. Questo rischiava di essere un ostacolo agli occhi dei produttori di Hollywood, che cavalcavano sempre l'onda dei cambiamenti sociali (ma solo se potevano trarne vantaggio economico, ovviamente). Il pubblico sembrava chiedere più storie "inclusive", ma la maggior parte dei supereroi e villain famosi erano bianchi. E così si fece quello che venne ritenuta una mossa "saggia", ovvero si trasformarono i personaggi ed a volte le storie.

Uno dei primi casi fu il film di CATWOMAN in cui la bionda Michelle Pfeiffer fu sostituita dall'ottima, dalla pelle d'ebano, HALLE BERRY (che pure vinse un RAZZIE AWARD per la sua interpretazione).

Il difetto principale di quel film era la sceneggiatura, ma anche il fatto che un personaggio era stato cambiato radicalmente non era un buon segno. Tra l'altro non era il primo esempio di attore nero che andava ad interpretare un personaggio orginariamente bianco: era già successo l'anno prima nel film DAREDEVIL. Anche in questo caso l'attore era comunque molto valido, ma si trattava di un cambiamento assolutamente non necessario. Ma all'epoca nessuno ci fece molto caso, in fondo i 2 film erano comunque bruttini. 

Tuttavia Hollywood aveva preso nota: il pubblico non detestava il BLACKWASHING, anzi, sembrava approvare questi cambiamenti, soprattutto il pubblico più giovane che non aveva ancora letto o visto i comics o le serie animate originali.

Il pubblico generalista chiedeva infatti più rappresentazione delle minoranze (cosa sacrosanta, ci mancherebbe) nelle opere di fantasia. Purtroppo Hollywood recepì il messaggio in maniera fin troppo letterale: avrebbero dovuto aumentare il numero di personaggi di colore AD OGNI COSTO, anche se avrebbe voluto dire stravolgere i personaggi stessi.

Qualcuno dirà: "ma in fondo che importanza ha se tale personaggio è bianco o nero? L'importante è che la storia sia decente, no?"

Sicuramente c'è del vero in questo, ma come molti si arrabbiavano a vedere un Otello interpretato da un attore bianco, perché non dovrebbe essere lo stesso per Catwoman o Kingpin?

Il blackwashing non si limita a personaggi di fantasia, ma in tempi recenti si è allargato anche a personaggi storici, creando qualcosa di piuttosto ridicolo a mio avviso, un effetto che dovrebbe essere anti-razzista ma nasconde un razzismo insito piuttosto subdolo e malevolo. Grandi personaggi della storia europea diventano di colore solo perché non c'erano molti personaggi di colore famosi all'epoca. In tutta la storia giapponese ad esempio c'è solo un personaggio storico di colore che ha lasciato il segno nel paese (anche perché il Giappone era piuttosto "chiuso"), un samurai che divenne noto con il nome di YASUKE



Da un punto di vista strettamente sociologico è anche naturale che le minoranze siano interessati a vedere sè stessi sul grande e piccolo schermo, questo non è certo qualcosa di sorprendente. Ciò che sorprende è la quantità di personaggi secondari che sono stati sottoposti al BLACKWASHING in questi ultimi anni, incluse la sirenetta Disney.

Molti fan del vecchio film hanno trovato la scelta dell'attrice per la versione live action molto discutibile. Ovviamente una fiaba può essere rimaneggiata quanto si vuole, purché sia nel PUBBLICO DOMINIO si possono fare versioni alternative. Nessuno obbliga nessuno a mantenere la storia ed i personaggi originali (eppure ci furono diverse critiche quando i giapponesi crearono una versione GENDERSWAP di REMI, il bambino senza famiglia negli anni '90).

La cosa divertente è che Hollywood potrebbe tranquillamente creare progetti originali con personaggi di colore, e lasciare stare i personaggi "vecchi", ma preferiscono invece operare cambiamenti che non sono sempre giustificati o giustificabili. 

E poi ovviamente ci sono migliaia di migliaia dei cosiddetti "fan edits", ovvero reinterpretazioni non ufficiali di personaggi famosi, con risultati spesso ridicoli e talvolta osceni.


A che servono cose del genere? A chi servono queste reinterpretazioni? Non è un'offesa all'autore originale? Ed anche se l'autore originale fosse d'accordo, cosa anche possibile, qual è il senso di tutto ciò? Quando c'era un personaggio di colore in un'opera NON ho mai pensato nè voluto che fosse bianco, come me.

ORA, mi rendo conto che in passato c'è stata una penuria di personaggi di colore o anche asiatici nei film, anime, cartoni animati etc etc...PERO' NON E' COSI' CHE SI METTONO A POSTO LE COSE.

ANZI. Così facendo si creano ancora più divisioni all'interno del fandom. Divisioni che vengono scambiate per razzismo, OVVIAMENTE, ma la spiegazione è una ed una sola: i fan di vecchia data vogliono che un certo personaggio rimanga il più possibile uguale a come l'hanno conosciuto. Ecco perché quando vengono prodotte cose del genere i fan insorgono:



Questa è la versione "moderna" di Scooby Doo e della sua gang, ovviamente senza il cane, e con Velma protagonista. Shaggy è diventato nero, Daphne asiatico-americana e Velma tipo indiana dell'India, non è chiaro, Solo Fred è rimasto il tipico bamboccio bianchiccio, ma non temete, pare che non sia come sembra, Fred ha un segreto, che preferisco non spoilerare, ma probabilmente farà incavolare molti fan della serie originale.

Ora, possiamo prendere questa serie come una serie alternativa, in fondo stanno continuando a produrre altre opere collegate a Scooby Doo con i personaggi di sempre, tuttavia sarebbe stato meglio produrre qualcosa di originale, o uno spin-off con nuovi personaggi, no?

Aspettate, era già stato prodotta una serie del genere:


Con MIKE TYSON, una ragazza asiatica, un fantasma omosessuale (perché no?) ed un piccione parlante! Ovviamente questa era una serie originale ispirata a Scooby Doo, ma divertente, con un cast multietnico (cioè, c'è pure il piccione!), con MIKE TYSON protagonista...Cosa volete di più??

Io adoro serie del genere, perché dimostrano che gli scrittori sono in grado di innovare anche concetti vecchi come il mondo (Scooby Doo è una serie iniziata negli '60 in fondo...), ciò che invece DISPREZZO è quando prendono una serie nota, cambiano i personaggi principali solo per soddisfare chi quel prodotto non lo guarderà nemmeno.

Nessuno si è lamentato di Lilo & Stitch molti anni fa perché la protagonista era una bambina delle Hawaii, nessuno si è lamentato che la protagonista di Moana/Oceania era una nativa della Polinesia. ANZI, finalmente si cercava di produrre qualcosa da miti poco conosciuti in occidente. Ci sarebbero molti miti africani da esplorare, ma Disney dorme. Meglio fare BLACKWASHING e risparmiare tempo e denaro.


Meglio una brutta copia della sirenetta originale, piuttosto che una bel film basato su miti africani. 

E poi ci sarebbe da parlare del revisionismo storico di THE WOMAN KING, ma di questo ne parlerò forse in futuro, però è interessante come il messaggio che DEVE passare sia "uomo bianco cattivo, uomo (o donna) di colore buono", pure se si parlava di un regno africano che praticava la schiavitù come molti schiavisti europei ed americani.