mercoledì 18 settembre 2013

Il fallimento della democrazia elettiva in Italia

Sono passati diversi secoli da quando l'Italia dominava l'Europa, sotto la guida dei Romani, popolo indomito e senza paura. Ora l'Italia invece è quasi fanalino di coda del continente europeo, pervasa dal lassismo, dalla corruzione e dalla incapacità dei suoi governanti. Non si pensi tuttavia che ai tempi della Repubblica o dell'Impero queste cose non esistessero: la corruzione, anche ai tempi della Repubblica, era piuttosto estesa, seppure non ai livelli moderni, mentre per il lassismo e l'incapacità si deve attendere il tardo Impero, quando Roma cominciò a perdere sempre maggiore potere (e territori), pressata dalle popolazioni barbare e dalle lotte intestine per il potere. Lo Stato italiano attuale rappresenta tutto ciò che di marcio c'era ai tempi dell'Impero: corruzione morale, deriva dei costumi, inettitudine di chi detiene il potere e via discorrendo. Ed il brutto della faccenda è che siamo in una REPUBBLICA, ovvero una delle forme di governo in teoria migliori che dovrebbero esistere. In teoria. Per quale motivo dico in teoria? Uno dei motivi principali è che la democrazia è espressione della cosiddetta "volontà popolare": se il popolo è mediamente "bue" (e quello italiano lo è sicuramente sopra alla media) le sue scelte saranno indubbiamente per la maggior parte poco felici! Alcuni esempi lampanti si possono vedere nelle scelte effettuate nei referendum del passato:
uno dei più eclatanti esempi è stato il referendum sul nucleare, in cui si doveva decidere cosa fare delle centrali attive e quelle che stavano per essere attivate. La "vox populi" tuonò forte e chiaro il suo NO al nucleare, sull'onda dell'emotività causata dal disastro di Chernobyl, disastro causato dall'ottusità dei burocrati sovietici, più che dalla mancanza di misure di sicurezza. Effettivamente l'energia nucleare, data la pericolosità estrema, è sempre stata temuta, e dunque la sicurezza era un fattore fondamentale. Il nucleare inoltre è il futuro per la produzione energetica, che lo si voglia o meno. Lo sa bene la Francia, lo sa bene il Giappone (che pure ha avuto uno dei disastri nucleari peggiori degli ultimi 20 anni, anzi, IL PEGGIORE), lo sanno bene gli Stati Uniti e lo sanno bene tutti coloro i quali vivono con centrali nucleari in casa. Il pericolo c'è, ma quando i benefici sorpassano i danni potenziali la gente non dovrebbe nemmeno pensarci. In verità non ci penseremo più quando il petrolio sarà in via di esaurimento, ma questa è un'altra storia. Ecco, il Giappone, pure gravemente colpito ad oggi non ha fatto alcun referendum per spegnere le centrali residue: certo, c'è da immaginare che la popolazione non sia molto contenta, ma evidentemente la classe dirigente politica sa bene che dismettere le centrali non sarebbe una mossa giusta. In Italia invece le cose sono andate diversamente. E la gente è morta di cancro anche senza avere le centrali nucleari sotto casa!

Altra decisione discutibile è stata quella di rendere più facili i divorzi: cosa praticamente impensabile in un paese ultra-cattolico e conservatore, i danni di questa decisione si vedono ora, Per carità, a volte un'unione si sfalda, a volte proprio non si può più stare insieme, ma spesso il problema potrebbe essere facilmente risolvibile, o comunque non si pensa che dopo la separazione le cose non saranno più come prima, e se prima si riusciva a vivere dignitosamente in 2, insieme, dopo non sarà così scontato (a parte ovviamente che uno dei 2 coniugi non abbia grandi disponibilità economiche). Mi è capitato il caso di una donna che si è separata dal marito, che aveva fatto due conti (sbagliando) che l'assegno che le passava il marito più la sua pensione minima le sarebbero bastate per vivere, ma non aveva considerato che doveva anche pagarci le tasse sull'assegno mensile di mantenimento. E così i conti non tornano...E di storie così ce ne sono altre...

Altro esempio che dimostra che l'emotività popolare nuoce gravemente al popolo stesso fu quello del cosiddetto "metodo Di Bella", dal nome del medico che si diceva avesse scoperto un modo per curare leucemia e cancro, con ottimi risultati. L'eco mediatico fu ENORME, tanto che il ministro della salute di allora (Rosy Bindi...) fu costretto ad autorizzare d'urgenza la sperimentazione. Sperimentazione che ebbe esiti NEGATIVI, in pratica si era sprecato tempo, soldi e speranza delle persone. Il volgo avrebbe dovuto imparare da questa faccenda, ed invece l'affair "stamina" fa capire che così non è: in casi come questa è la cautela ed il sano scetticismo viene meno, e l'entusiasmo per una cura miracolosa si fa strada, diventando isteria di massa. Certo, quando una persona sta per morire, ci si aggrappa a tutto quello che si sente, anche a ciarlatani, tuttavia i più furbi spesso si approfittano di ciò, per spillare soldi a chi cerca un pò di speranza!

Se questo è il quadro dal lato del popolo, non va meglio nel lato governanti: le decisioni prese in passato dalle alte sfere in Italia denotano la più totale mancanza di raziocinio!
Esempio numero 1: l'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Il Regno d'Italia entro nel conflitto circa un anno dopo gli altri Paesi europei, tanto per non perdere la possibilità di spartirsi la "torta" dei territori in caso di vittoria. L'Italia, come si sa, era alleata dell'impero austroungarico e della Prussia, ma grazie a qualche stratagemma riuscì a cambiare fronte, pensando che in fondo in fondo non avessero molte speranza. L'Italia aveva avuto un anno per prepararsi, un anno in cui le altre nazioni erano impantanati nella "guerra di logoramento" delle trincee, l'Italia, fresca ed ardimentosa, entrò nel conflitto. E fu subito un'ecatombe degna del peggiore spettacolo gladiatorio dell'antica Roma, non tanto perchè gli austriaci erano meglio attrezzati, più forti e più cattivi, ma sostanzialmente a causa degli antiquati schemi di battaglia a cui i generali italiani erano ancora legati! Gli anziani generali provenivano da battaglie combattute ancora con l'antico metodo napoleonico, in cui i due schieramenti fanno la carica in campo aperto, ed al massimo si sparacchiano ogni tanto. Pertanto, in questo modo i soldati italiani diventavano la carne da macello dei fucili, granate e bombe a mano austriache, che non solo decimavano le forze italiane, ma pure stroncavano il morale dei sopravvissuti! Ed ovviamente chi chi rifiutava di caricare il nemico, ben al riparo nelle sue trincee, veniva fucilato seduta stante, tanto per aggiungere oltre al danno pure la beffa! Solo migliaia di morti nella parte italiana convinsero il Governo a cambiare lo Stato Maggiore, in modo da evitare un massacro infinito. Ma intanto tanti giovani avevano perso la vita, a causa dell'ottusità di chi comandava, che riteneva secondario il preservare la vita dei propri sudditi combattenti. Certo, in guerra nessuno ti può garantire nulla, ma sprecare così tante vite fu un crimine immane, tanto più pensando che alla fine della guerra le pretese territoriali dell'Italia furono soddisfatte solo in parte. Se l'Italia fosse rimasta neutrale, forse ci avrebbe guadagnato di più...

Anche l'ingresso dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale fu un altro errore, errore che pagammo in maniera ancora peggiore. Il duce non aveva fatto mai mistero dei propositi bellici ed espansionistici, ma se l'alleato tedesco e nipponico erano ben preparati ed ardimentosi, l'Italia avrebbe avuto bisogno di almeno altri 10-20 anni per mettersi al pari con la Germania. Eppure la maggior parte degli italiani favorevole alla guerra pensavano l'esatto contrario, incluso probabilmente anche il duce. Qualcuno tra i gerarchi fascisti sapeva come stavano le cose, ma, convinto che la Germania avrebbe "tappato i buchi" non fece nulla per fermare la follia collettiva, che forse non poteva essere fermata, a meno che non ci fosse stato qualcuno a dire di no. Qualcuno che avrebbe capito che una Guerra Mondiale sarebbe stata deleteria per l'Italia. Il consenso popolare che ottenne il fascismo in parte fu conseguenza della violenza di cui faceva uso, ma in larga parte fu un consenso cieco, da parte di un popolo che si aspettava chissà quali miracoli dalla dittatura.

L'incapacità della massa di scegliere i suoi governanti, e l'incapacità dei governanti stessi è palese, dunque: il problema di fondo è che chi viene scelto per un ruolo tanto importante spesso non ha le capacità per quel ruolo. E soprattutto non esiste allo stato attuale nessuno sbarramento per evitare che le persone meno capaci riescano a conquistare l'ambita poltrona, con tutti i privilegi economici che ne conseguono. Io credo, anzi, sono convinto, che esistano persone in gamba che sarebbero in grado di portare il nostro paese verso traguardi molto più rosei di quelli attuali, il brutto è che tali persone non potranno mai sedere nelle poltrone giuste. L'assurdità del mondo moderno è che spesso chi è politico di professione non viene valutato tanto per il suo curriculum, ma più per il suo aspetto, per la sua eloquenza (sempre meno), per il suo carisma e per altri aspetti totalmente insignificanti per determinare le sue capacità effettive. Eppure chi vuole ambire ad un posto di lavoro nel settore pubblico deve dimostrare di essere una risorsa effettivamente capace, sostenendo concorsi ed esami. A volte anche per posti a tempo determinato! Ed invece no, noi continuiamo imperterriti a votare persone a cui diamo fiducia senza avere in cambio qualche prova del fatto che se la meritano. Ma un datore di lavoro non chiede di solito referenze, esperienza, qualche prova dell'effettiva capacità dei candidati? E non siamo noi forse i datori di lavoro delle persone che saranno elette? Dunque siamo dei pessimi datori di lavoro, visto che non siamo capaci di fare scelte giuste, e del resto i candidati fino ad ora si sono rivelati alquanto discutibili...
Il fallimento della democrazia in Italia è causato alla fine da noi che non siamo in grado di valutare obbiettivamente i candidati, ma soprattutto dai candidati stessi, che si rivelano inadeguati per i posti che dovranno andare a coprire. Rendiamoci conto: le aziende attualmente fanno un sacco di colloqui, test attitudinali e quant'altro, mentre noi ci fidiamo e ci basiamo solo su quello che sentiamo, anzi, talvolta votiamo un candidato solo perchè "ci pare" affidabile! Il che potrebbe andare pure bene per un posto di poca responsabilità, ma quando si tratta di guidare un intero paese le cose si fanno più critiche. Logicamente i politici di professione hanno sì collaboratori esperti, ma di questi collaboratori che ne sappiamo? Cosa sappiamo di loro? NULLA, ecco cosa. Per quello che ne sappiamo potrebbero essere anche totali inetti...Anche perchè clientelismo e nepotismo vanno a contaminare parecchio le fila delle persone che lavora nella politica (vedasi il caso del figlio di noto segretario di partito, laureatosi in Albania in 1 giorno!), e queste persone spesso non sono all'altezza del compito, senza contare che la loro presenza ruba spazio a chi si meriterebbe davvero quel posto.

Quali sono le possibili soluzioni? Innanzi tutto è doveroso scremare in maniera netta chi vuole avere accesso alle cariche elettive: i modi ci sarebbero, e dovrebbero essere utilizzati. Mi riferisco a delle selezioni che gli stessi partiti DOVREBBERO fare quando accettano nuovi iscritti che intendono fare politica attiva (ovvero essere candidati), senza contare ovviamente scremature via via più severe mano a mano che si sale nella scala gerarchica (comuni, province, regioni e stato). Solo in tal modo si potrebbe essere davvero sicuri che la gente giusta occupa i posti giusti!