lunedì 28 agosto 2017

Manga sickness: Netflix salverà gli anime, ma chi ci salverà da Netflix?

Di recente Netflix ha annunciato diverse serie animate made in Japan che arriveranno nei prossimi mesi in esclusiva sui propri "schermi", e molti fan dell'animazione nipponica hanno subito salutato la notizia con estrema gioia, decretando poi che Netflix molto probabilmente "salverà gli anime".
Ebbene, qualcuno si chiede esattamente cosa ci sia da salvare, se si parla di quantità o qualità, di equità nel salario degli intercalatori, animatori e perfino registi.
Una cosa certa è che Netflix produce diverse serie di successo, che sono il motivo primario per cui ogni mese milioni di persone si abbonano o rimangono abbonati al servizio di streaming, ed indubbiamente la qualità delle serie (ed in parte dei film) di Netflix è indubbia. Personalmente non sono un grande fan delle serie tv in generale, quindi per me Netflix è un po' un servizio inutile, preferisco film e serie animate, ma purtroppo i film presenti li ho già visti quasi tutti, e le serie animate sono pochine. Va da sé che questa notizia ha fatto drizzare le orecchie pure a me, visto che avevo usufruito di un mese gratis prova in luglio per vedere la prima parte di Little Witch Academia ed adesso ero intenzionato ad abbonarmi per vedere la seconda parte ed il (probabilmente) pessimo film dal vivo di Death Note. Due sono i progetti animati che mi interessano particolarmente: uno è Devilman Crybaby, rivisitazione (?) del Devilman di Go Nagai. Dopo aver visto il primo trailer non sono più tanto convinto della bontà dell'opera, ma non è detto che farà schifo, diciamo che avrei preferito una serie più fedele all'opera originale!


Altra serie è un reboot de I Cavalieri dello Zodiaco, che sarà realizzato in 3DCG, saranno 12 puntate che copriranno la storia dall'inizio fino agli scontri con i Silver Saints. Qui le criticità sono 2: la prima è che appunto la serie sarà realizzata interamente in CG, e la gran parte degli anime fa schifo se realizzata in quella maniera, la seconda è che la sceneggiatura sarà affidata ad americani. Non voglio dire che gli sceneggiatori americani non siano in grado di scrivere buone storie e dialoghi, ma il rischio di "boiate galattiche" è sempre in agguato, tra l'altro non è che la sceneggiatura della serie animata di Castlevania fosse sempre ineccepibile, anzi.

Poi c'è un progetto legato a Godzilla, in uscita a novembre, anche questo realizzato in computer grafica, purtroppo. Godzilla: Monster Planet ha una trama abbastanza originale, ma dal punto di vista tecnico non sembra essere un granché. A volte mi chiedo perché i giapponesi insistano nel realizzare anime interamente in CG, quando è palese che non sono in grado di garantire una qualità accettabile: è come voler realizzare il film di "Frozen" con 1/10 del budget e del tempo, è chiaro che non potrà funzionare!


Chiaramente non è detto che gli anime in CG continueranno a fare più o meno schifo in eterno, ma fa pensare che Castlevania sia invece prodotto in maniera tradizionale: non siamo ai livelli di in capolavoro come Vampire Hunter D Bloodlust, ma di sicuro dal punto di vista visivo rende meglio di qualsiasi schifezza realizzata in computer grafica (che non abbia un budget da 100 milioni di $$, ovviamente). Paradossalmente, insomma, Netflix si dimostra paladina dell'animazione tradizionale, mentre i giapponesi continuano a sperimentare modi per tagliare i costi e velocizzare la produzione di anime, continuando a fallire perché il mercato interno dell'home video è in continua contrazione (sempre meno copie fisiche vendute, ogni anno che passa), e far quadrare i conti è sempre più difficile. Da questo punto di vista è anche evidente che gli studio di animazione rischiano sempre di meno con anime originali, visto che non sono sicuri di come risponderà il pubblico. Va da sé che l'appiattimento culturale è sempre in agguato, e la mediocrità rischia di regnare indisturbata. Ecco perché c'è chi vede in Netflix una sorta di mecenate salvifico che possa finanziare opere un minimo più originali e complesse: purtroppo però Netflix deve anche far quadrare i propri conti, e non può permettersi di rischiare più di tanto, ed anche qui tutto tende a livellarsi verso una certa mediocrità di fondo, che è poi ciò che porta a Netflix abbonati e quindi soldi. Inoltre la cosa interessante è che Netflix punti ad avere contenuti un esclusiva di franchise già ben noto al grande pubblico occidentale, come appunto Devilman, Saint Seiya e Godzilla. Non importa alla fin fine la qualità dei contenuti (purché sia decente, ovviamente), basta che Netflix possa fregiarsene. Poco importerà dunque se la serie classica di Saint Seiya sarà superiore a questo reboot/remake, perché quella serie non sarà disponibile (se non per vie traverse) online.

L'originalità a tutti i costi è una cosa inutile, in fondo, inutile e pericolosa, pericolosa perché non si sa come reagirà il pubblico. Non mi stupirebbe se in futuro Netflix producesse più remake di grandi classici, o si mettesse a produrre più serie legate a franchise famosi come Castlevania (magari una serie animata si Super Mario?), in fin dei conti Netflix deve continuare a produrre contenuti in esclusiva se vuole continuare ad esistere: se uno ci pensa, è un bel lavoraccio!

In definitiva, Netflix salverà davvero l'animazione giapponese? La risposta temo sia negativa, per varie ragioni: in primis Netflix non ha abbastanza capitale per produrre decine e decine di serie che ogni anno vengono prodotte (anche un centinaio all'anno), e se anche avesse la forza economica di produrle non è detto che ne abbia la volontà. In secondo luogo player come la Cina stanno iniziando a produrre serie animate di successo, che vengono importante anche in Giappone. In Cina quello che manca è proprio la manodopera a buon mercato, disposta a lavorare per poco ed a vivere perfino sottoterra, a Pechino. Stando così le cose un animatore può costare ancora meno che in Giappone, dove vengono pagati già poco. Va da sé che se la Cina dovesse acquisire in fretta il know how necessario per produrre molte serie di qualità si può dire che la japanimation è bella che defunta, con tutto ciò che ne consegue. Certo, dipende molto da quanto i cinesi vogliano investire nel settore, e soprattutto se vogliono produrre solo per il mercato interno (come avviene per la maggior parte dei loro film) o abbiano intenzione di conquistare Oriente ed Occidente con i loro prodotti.
C'è poi la possibilità che gli USA vadano a colmare il vuoto eventualmente lasciato nel caso la crisi dell'animazione giapponese diventi davvero grave, ovvero gli USA andranno a produrre direttamente serie tratte da manga giapponesi o serie originali realizzate con lo stile tipico degli anime giapponesi, magari con un regista o un character designer giapponese ma il resto dello staff americano. Probabilmente questa ipotesi, potrebbe risultare piuttosto verosimile, come dimostrerebbe il remake/reboot di Saint Seiya.