mercoledì 30 novembre 2011

Musica senza confini? Solo in teoria...

Di nuovo, è successo di nuovo! Non acquisto molto spesso musica digitale, ma quando lo faccio cerco sempre l'offerta migliore. Mi pare anche ovvio. L'offerta migliore è quella gratis, non troppo legale, ma di sicuro realistica. Capita a volte che un album NON si trovi nei meandri della rete, ed allora se l'artista merita (di solito gli artisti che ascolto meritano quasi sempre) decido per l'acquisto.Il problema qual è, dunque? Ebbene, il problema è SEMPRE LO STESSO, ovvero l'impossibilità di acquistare dei beni digitali da certi paesi, perfino dal Regno Unito, non solo dagli Stati Uniti!! Ridicolo, perchè invece i cd, dvd ed altri beni fisici nel Regno Unito posso sempre aquistarli, e molto spesso anche negli USA!!! Alla fine ho acquistato l'album che mi interessava da CdBaby, che non si fa troppi problemi, ma mi è costato 1 euro in più rispetto a Play.com ed Amazon...



A proposito di follie digitali del nuovo millennio, date un'occhiata a questo artista:
e poi a questa artista:
...ma voi comprereste un album in formato digitale a più di 18 dollari, considerando che il cd costa SOLO un dollaro in più? Molto più ragionevole la proposta della seconda artista!

sabato 26 novembre 2011

Paranoid Android: i tre problemi principali della piattaforma Android

Ci tengo a precisare che io non sono un detrattore di Android, tutt'altro! Possiedo vari dispositivi Android e mi ci trovo benissimo. Il motivo per cui mi sono trovato a scrivere queste righe è dunque proprio l'entusiasmo che nutro per questa piattaforma, entusiasmo che ovviamente nulla ha a che vedere con il fanatismo che alcune persone possono riversare verso l'uno o l'altro oggetto di interesse. Non è una questione di "migliore" o "peggiore", è una questione di cosa sia più adatto, e soprattutto per chi. Non è certo un segreto che la piattaforma Apple sia molto probabilmente la migliore si possa desiderare (dal lato utente), per un sacco di ragioni. Ma del resto è anche la più costosa, e non tutti vogliono o possono permettersela. Il successo dei PC con Windows del resto la dice lunga sull'importanza che il costo di un prodotto ha sull'utente finale. Ovviamente il successo dei PC è anche dovuto ad altri fattori, come il gaming: questo tra l'altro ha per lungo tempo decretato il successo dei PC come piattaforma videoludica, mentre i MAC sono stati (e lo sono tuttora) ampiamente apprezzati in ambito professionale (non a torto: in genere i computer MacIntosh sono sempre stati più stabili e sicuri della controparte Wintel). Attualmente, tuttavia, il gap si è via via assotigliato, e Windows XP prima, ed il 7 e l'8 poi hanno dimostrato una stabilità sempre crescente. Apple rimane comunque un punto di riferimento sia per il design (come testimoniano le cause contro Samsung per i suoi tablet e smartphone un pò troppo simili all'iPad e all'iPhone, almeno secondo Cupertino). Android negli ultimi anni ha mostrato una crescita sempre costante, fino a diventare il sistema operativo mobile più diffuso nel mondo, merito anche dei prezzi in media più contenuti rispetto ad iPhone. A proposito di prezzi: anche Microsoft punta molto alla fascia medio-bassa del mercato, con i suoi Lumia (ex Nokia Lumia) mossi dal suo sistema operativo Windows Phone, che si è dimostrato un ottimo concorrente ad Android, ma il pubblico non ha ancora dimostrato di gradire, continuando a preferire smartphone Samsung, Apple o di qualche altro produttore android minore (LG, Sony, HTC, Huawei...). Al momento Android è dunque leader come share, mentre Apple è leader per quanto riguarda il fatturato (si sa, la fascia bassa non lascia molti margini ai produttori). L'evoluzione di Android è stata sempre costante, migliorando di release in release, sia per quanto riguarda le funzionalità, sia per quanto riguarda l'interfaccia utente (la recente e discussa introduzione del Material Design è probabilmente l'indizio più visibile di come Android sia cambiato dalle sue prime versioni).
Tuttavia Android presenta ancora varie criticità, di cui ne ho scelto 3, a cui Google dovrebbe porre rimedio, in quanto sono sempre le stesse da tempo immemore: sto parlando di pirateria, virus/malware e la frammentazione di Android. 

Pirateria
La pirateria non è un problema tanto per l'utente, quanto per lo sviluppatore.Sin dalle sue prime versioni installare applicazioni scaricate dal web, anzichè da qualche store ufficiale, è stato semplice e banale, esattamente come scaricare software pirata su Windows (o su qualsiasi altro sistema operativo desktop, giusto per completezza). Se da un lato questo è comodo per il testing di app, o per distribuire app senza dover passare da una "autorità centrale", d'altro canto è più semplice la distribuzione e l'installazione di app pirata, non regolarmente acquistate, insomma. Per ovviare a questo problema Google ha messo a disposizione degli sviluppatori vari strumenti per evitare che le proprie app vengano "crackate", ma non è bastato, purtroppo per loro. Alcuni sviluppatori infatti lamentano una pirateria del 95% su Android (rispetto al 60%, che pure è una percentuale piuttosto elevata, su iOS), il che può spesso scoraggiare piccoli sviluppatori indipendenti che vorrebbero pubblicare le loro app e giochi su Android, ma sono appunto spaventati dall'alto tasso di pirateria (nonchè dall'altro numero di dispositivi Android esistenti, ma questo è appunto un altro punto dei problemi di Android). Sia chiaro, la mancanza di pirateria non garantisce automaticamente un numero di app elevate, infatti su Windows Phone ci sono meno app/giochi rispetto ad Android, ma vari sviluppatori hanno sottolineato spesso il fatto di voler supportare solo iPhone/iPad a causa principalmente della dilagante pirateria su Android. Non si può certo biasimare questi sviluppatori, perchè, al contrario dei musicisti che possono sempre compensare le perdite per le mancate vendite dei dischi con i concerti, un programmatore indipendente di norma ha come unica entrata solo quella derivante dallo sviluppo dei suoi software, a meno che non abbia già un lavoro full-time con cui pagare le bollette, e sviluppi app nel tempo libero, come lo sviluppatore di Flappy Birds, che arrivò a guadagnare 50000$ al giorno (io pensavo al mese, mi sembrava davvero troppo), grazie alla sua creatura, un irritante giochino realizzato in poco tempo, e divenuto virale dopo qualche mese la sua realizzazione. Un caso particolare quello di Flappy Birds, perchè le sue entrate derivano interamente dalla pubblicità presente alla fine di una sessione di gioco (che dura pochi secondi), in buona sostanza il modo migliore di combattere la pirateria, ma solo per certe categorie di giochi/app. Se pensiamo ad esempio ad un client ftp il cui introito è la pubblicità, possiamo immaginare che gli introiti non sarebbero nemmeno paragonabili, per ovvie ragioni: un client ftp lo si può usare forse una volta al giorno, 2 ad esagerare, e solo utenti medio-esperti in genere sanno cos'è, mentre un gioco casual attrae utilizzatori da 0 a 99 anni!
La pirateria dunque va a ledere anche l'utente, in quanto avrà a disposizione meno contenuti rispetto ad altre piattaforme meglio protette, e dunque ciò potrebbe, col tempo, portare all'abbandono progressivo di quella piattaforma da parte di sviluppatori prima, e di utenti poi. Logicamente non è sempre così semplice, infatti a volte la pirateria consente la diffusione di una certa piattaforma (ad esempio il pc windows, la PS1, la PSP...), mentre a volte la pirateria finisce per dare la mazzata finale (l'Amiga ed il Dreamcast sono due esempi molto emblematici). Ciò che l'utente dovrebbe comunque aver chiaro è che scaricare app e giochi piratati può avere conseguenze per la sicurezza dei suoi dati e persino per il portafoglio (sempre più virtuale, ma contenente comunque denaro reale), come spiegherò nel prossimo paragrafo.

Virus e malware (sicurezza della piattaforma)
Probabilmente è possibile scrivere del codice dannoso per qualsiasi tipo di dispositivo programmabile, fosse anche un router wifi casalingo o una comune ed apparentemente innocua tastiera usb, quindi non deve certo meravigliare se un sistema operativo come Android, e come purtroppo ben il 97% del malware esistente in ambito mobile sia proprio presente sul sistema del robottino verde. Ciò non vuol dire che Android sia un colabrodo, ma semplicemente che essendo molto diffuso e che è possibile installare facilmente app e giochi scaricati da internet, e che molti utenti lo fanno abitualmente, c'è molto interesse da parte di organizzazioni o singoli cracker a modificare i giochi e le app più scaricate in maniera da danneggiare gli ignari utenti, sottraendo dati di login, mostrando pubblicità invasive o inviando sms di nascosto a servizi a pagamento.
I danni possono quindi essere più o meno estesi, di sicuro si potrebbero risparmiare un sacco di seccature scaricando applicazioni esclusivamente dal Play Store (Google afferma che sul suo store ha meno dello 0,1% di applicazioni che potrebbero contenere malware). Purtroppo l'eccessiva libertà di manovra in questo senso può portare a danni enormi per gli stessi utenti, senza che loro se ne rendano conto, oltre tutto! Google non ha colpa se gli utenti installano app da fonti poco attendibili contenenti malware, ma dovrebbe fare in modo da scoraggiare il più possibile questa pratica, anche, se non soprattutto per evitare il propagarsi del malware, per evitare che Android venga percepita come una piattaforma poco sicura (cosa ovviamente inesatta).

Frammentazione hardware e software
Anche l'ultimo difetto di Android si trascina dietro da anni, ma con il tempo è diventato sempre più evidente, in particolar modo da quando Microsoft ha incominciato ad aggiornare i suoi Lumia, anche quelli di fascia più bassa, mentre molti produttori Android non aggiornano gli smartphone e tablet di fascia più bassa, a causa del basso margine di profitto che questi prodotti hanno. Ovvero chi compra un dispositivo Android di fascia bassa quasi sicuramente rimarrà con una versione del sistema operativo "vecchia" (vecchia, ma pur sempre funzionante, si intende). Di norma l'esigenza di aggiornare qualsiasi dispositivo si fa sentire solo se gli aggiornamenti portano qualche nuova funzionalità, o vanno a migliorare le prestazioni o a sistemare qualche inevitabile bug. D'altro canto per gli sviluppatori diventa problematico testare le proprie app su hardware e software così eterogeneo: esistono infatti più di 2000 smartphone Android (contando anche le possibili varianti) commercializzati, dalla versione 2.2 (Froyo), fino all'ultimissima, la 5.0.x (Lollipop). Logicamente non ha molto senso supportare ancora smartphone tanto vecchi, nè quelli che hanno venduto poche migliaia di unità. 
Difficile ovviare alla frammentazione hardware (a meno che i produttori Android non decidano di usare gli stessi chipset), forse più facile ovviare a quella software: nei paesi in via di sviluppo Google ha deciso di utilizzare sugli smartphone low cost la piattaforma Android One, ovvero una versione di Android liscia, senza personalizzazioni (o quasi), con aggiornamenti garantiti fino a 2 anni, ma questo è possibile solo lavorando in stretta collaborazione con i produttori, ed adottando un hardware di riferimento comune, cosa che evidentemente non è possibile fare in altri mercati.

Ce la farà mai Google a sistemare questi 3 difetti? Solo il tempo potrà dirlo...

venerdì 18 novembre 2011

Photoshop Touch ed altre 5 applicazioni Adobe disponibili su tablet Android

Alla fine Adobe, dopo aver annunciato l'abbandono dello sviluppo flash su dispositivi mobile, ha reso disponibile sul Market Google ben 6 nuove applicazioni per tablet con almeno sistema operativo Honeycomb 3.1, in aggiunta alle applicazioni già disponibili da tempo, tra cui appunto il plugin flash. Quello che un pò tutti aspettavano era proprio Photoshop Touch, la versione mobile del Photoshop originale. Ovviamente per poco meno di 10 euro era impensabile portarsi a casa una applicazione con le stesse potenzialità di una che per desktop costa da 100 a 1400 euro, a seconda della versione, tuttavia i compromessi non sono troppo limitanti: uno dei maggiori limiti è la risoluzione massima in cui possiamo operare, ovvero 1280x800 pixel, limite dettato dalle risorse non troppo generose dei tablet odierni, con l'arrivo dei quad-core presumibilmente si potrà operare a risoluzioni molto più elevate. Le caratteristiche più notevoli sono la possibilità di utilizzare i layer come nel Photoshop originale, utilizzare strumenti come la selezione, la bacchetta magica, lo strumento "clona" e così via, senza parlare di una grossa varietà di filtri da impiegare nei propri progetti. Molto interessante poi, registrandosi sul sito di Adobe, nella sezione Creative Cloud, la possibilità di caricare sulla "nuvola" i nostri lavori, ed accedervi tramite la Creative Suite (solo la versione 5.5, pare). Ed ora cominciano le magagne! Eh sì, perchè i file caricati sulla nuvola sono essenzialmente psdx, ovvero una versione modificata dei file photoshop comuni. Cosa significa questo, nel concreto? Essenzialmente una cosa sola: tutti i file elaborati con Photoshop Touch, e caricati sulla Creative Suite saranno elaborabili solo dalla stessa applicazione e dal Photoshop CS 5.5. Che costa poco più di 1400 euro. Poco male, direte, esporto il file dal tablet in PSD, e poi lo carico con il GIMP! No, purtroppo non si può, perchè si può solo esportare in jpeg. Nemmeno in PNG!! Che Adobe cerchi di creare un ecosistema isolato, in modo che gli utenti utilizzino solo i suoi software è comprensibile, meno comprensibile che se uno vuole ritoccare l'immagine elaborata su tablet, per un uso prettamente NON PROFESSIONALE (perchè a queste risoluzioni NON si può lavorare in modo professionale) anche su pc debba spendere quasi 1500 euro! Adobe, aggiungete almeno la possibilità di esportare in PNG, vi prego!!!!

Per quanto riguarda le altre applicazioni abbiamo Adobe Ideas, un programma di disegno in grafica vettoriale, che, da quello che ho visto, può salvare i dati solo nella Creative Cloud (...fantastico...), Adobe Proto, che serve a creare prototipi di interfaccia di siti web ed applicazioni (evidentemente a misura di tablet, suppongo). Poi c'è Adobe Kuler, che in pratica permette di creare e salvare una tavolozza di 5 colori da utilizzare nei propri progetti. A cosa serva in realtà non ho capito bene! Infine Adobe Debut, che permette di presentare i propri progetti, ovvero sia in buona sostanza un visualizzatore che consente anche di effettuare annotazioni disattivabili sui file, insomma anche questa un'applicazione abbastanza di nicchia!
Quasi dimenticavo Adobe Collage, il cui nome è abbastanza intuitivo, ma ritengo che non sia troppo utile alla maggior parte degli artisti là fuori!

In definitiva che si può dire? Indubbiamente Photoshop Touch è un'app ben realizzata, e può essere un buon acquisto per chi intende esportare direttamente in jpeg l'immagine elaborata dal tablet, oppure possiede anche Photoshop CS 5.5 e può quindi importare i file psdx su pc o Mac. E' tuttavia un pò carente dal lato prettamente pittorico: un solo tipo di pennello e poche impostazioni disponibili; da questo punto di vista risulta migliore Sketchbook Pro, che ha un bel pò di tratti diversi, molte opzioni, può esportare in PSD (mantenendo i layer intatti) ed in PNG, direttamente sulla scheda di memoria o spedire i file via email. Purtroppo Sketchbook ha il limite di 6 layer (Photoshop Touch arriva fino a 16), e non ha nessun filtro nè possibilità di selezionare parti di un immagine. Spero sinceramente che Adobe in futuro aggiunga funzionalità a questo povero Photoshop, che altrimenti rischia di finire nel dimenticatoio...
La versione per iPad dovrebbe uscire ad inizio 2012, quindi cari Mac-fan non trattenete il fiato!