venerdì 25 agosto 2023

Lupin III part 3, 30 anni dopo, e altre riflessioni

 Non ricordo esattamente la prima volta che vidi la terza serie di Lupin, di sicuro era negli sfavillanti anni '90. All'epoca non mi piacque tantissimo, sembrava così strana. Inoltre era così censurata e mutilata da stravolgerla in maniera considerevole in certi episodi. Ma noi giovani spettatori non lo sapevamo, potevamo forse immaginarlo, ma non avremmo avuto la certezza fino a qualche anno più tardi, leggendo sulle riviste specializzate delle censure operate sulla serie, e poi ovviamente sul web. Dicevo dunque che la terza serie mi era sembrata molto strana rispetto alle serie precedenti: devo ammettere che non ero nemmeno un grande fan della prima, forse ero troppo piccolo per apprezzare un Lupin così vicino al manga originale, la seconda serie invece era quella perfetta a mio avviso. Ed era anche molto lunga, circa 150 episodi, dunque era quella che forse avevo visto di più grazie alle repliche di Mediaset. La prima serie appariva anche più datata della seconda, e quindi di fronte ai miei occhi da fanciullo era inevitabile preferire la serie dalla giacca rossa. Nonostante fosse più recente, la terza serie non era all'altezza della precedente mi dicevo. Certo, le avventure di Lupin erano sempre pazzesche, forse un po' troppo in questo caso. Si passava con disinvoltura da piratesse in cerca di tesori sommersi, ad uno scienziato che voleva clonare Lupin per fargli rubare tesori, ex nazisti in cerca di un favoloso tesoro nazista, e via dicendo. Si dice che negli '80 le droghe scorressero a fiumi ad Hollywood, chissà se era così anche in Giappone, nonostante il grande proibizionismo tuttora esistente. Per anni insomma ho cavalcato l'onda dell'odio diffuso nei confronti di questa serie. Odio forse in parte meritato, ma in larga parte ingiustificato. E sì che la terza nacque soprattutto perché la coproduzione franco-giapponese di Lupin VIII, che doveva raccontare le avventure del pro-pro-pro-nipote di Lupin III (nel futuro ovviamente) fu interrotta a causa di problemi di diritto d'autore. In Francia infatti Lupin (il nonno di Lupin III) era ancora un personaggio coperto da copyright, mentre in Giappone non lo era più da molto, molto tempo, almeno dalla fine degli anni '60). Queste beghe legali fecero sì che la produzione di questa serie si fermasse, e tutto ciò che resta oggi è un episodio non doppiato che si può trovare anche sul web, e che in Giappone è stato pubblicato poi come bonus qualche anno fa. Forse la serie di Lupin VIII non sarebbe stata poi il massimo, ma è un peccato non averla potuta vedere nella sua interezza. Così i giapponesi decisero di realizzare una nuova serie interamente in Giappone, visto che erano passati diversi anni dalla fine seconda serie. E cosi nel 1984 fu prodotta la terza serie di Lupin, che per molto tempo fu anche l'ultima. Eh già, perché se nel frattempo veniva prodotto un film ogni anno, di serie televisive non ce ne fu una nuova fino al 2012, mentre la vera e propria quarta serie venne prodotta appena nel 2015, esattamente 30 anni dopo la fine della terza. Incredibile che negli anni '90 non venne prodotto alcun revival. D'altro canto in quella decade uscì anche l'ultimo film cinematografico dedicato al ladro gentiluomo,  he ironia della sorte era anche il primo (ed unico) diretto dallo stesso Monkey Punch, creatore del manga originale. Rispetto ad oggi sembra che la fama di Lupin III si stesse avviando verso il viale del tramonto. Nel frattempo in Italia continuavano le repliche senza un domani: su Italia uno alle 13:00 o 13:30 Lupin garantiva sempre buoni numeri, forse leggermente inferiori a quelli dei Simpson, ma comunque abbastanza spettatori. Anche di più di anime più recenti come Conan o Blue Dragon. Verso la fine degli anni '90 Mediaset comincio a trasmettere anche i film di Lupin, che fino a quel momento si erano intravisti solo in home video. Vari film furono trasmessi in prima serata su Italia 1 all'epoca, con un discreto successo di pubblico. Lupin in fondo era uno dei personaggi più amati dagli italiani, un po' come Mazinga, Goldrake e simili. Presto però cominciò il suo declino anche in Italia: nei primi anni del 2000, con la progressiva dismissione degli anime su Italia 1, anche Lupin non ebbe più la visibilità di cui godeva fino a quel momento. Senza più repliche a rinfrescare la memoria di Lupin, arriviamo dunque al 2015, anno in cui la quarta di Lupin viene alfine prodotta. Era una serie importante per l'Italia, proprio perché ambientata nel Belpaese. La serie viene pubblicizzata molto su Italia 1, che decide di trasmetterla in prima serata. Ma dopo un paio di serate di numeri deludenti la serie viene poi lasciata "morire", trasmettendola di notte, dopo la fine delle Iene, anche dopo l'una di notte. Un vero peccato, ma dimostrava 2 cose: in primis che Lupin non interessava più molto al grande pubblico, e secondo che il periodo d'oro di Lupin in Italia era finito forse per sempre. È strano vedere da un lato un interesse sempre maggiore riguardo a questo personaggio in Giappone, mentre all'estero questo interesse non è più quello di un tempo. Certo, ci sono ancora i fan appassionati che comprano DVD, bluray etc etc, Yamato Video sta infatti ripubblicando tutti i film di Lupin, in versione integrale e rimasterizzata, ed ha anche ridoppiato (parzialmente almeno) la terza serie, facendo qualcosa che pochi, me incluso, pensavano possibile. Mentre la sesta serie, trasmessa da Italia 2 nel 2022, ha continuato a mostrare numeri piuttosto bassi per quanto riguarda l'Auditel, Lupin Zero, vero e proprio prequel di 6 episodi è stato reso nel frattempo disponible su Amazon Prime Video in esclusiva (e poi ovviamente anche home video). Chissà se i numeri sono stati migliori che in Tv.

Perché è anche una questione di nuove tecnologie in fondo: ormai le nuove generazioni sono poco interessate a vedere video passando dai canali televisivi, preferiscono l'on demand delle piattaforme streaming. Non posso biasimarli troppo, ma non tutte le piattaforme streaming hanno Lupin nei loro cataloghi. Mediaset stessa su Infinity ha solo una manciata di film. Su Prime Video c'è qualcosa in più, ma se si vuole avere accesso a più roba bisogna pagare un'extra mensile. Insomma, una volta si guardava quello che passava "mamma Mediaset" e si era felici, ora invece l'offerta è frammentata e frammentaria: le nuove generazioni si abbonano a Neflix, Crunchyroll e guardano gli anime che sono disponibili su quelle piattaforme, indipendentemente dalla qualità di quegli anime. Non che Mediaset trasmettesse solo capolavori, ovviamente. Ma di sicuro ha trasmesso numerosi classici, insieme alle altre TV private minori, e poi ad MTV fino al 2010 o giù di lì. Perché se oggi si può vedere quasi ogni serie animata prodotta in Giappone in ogni stagione praticamente in simultanea con loro, la maggior parte di queste serie si rivelano alquanto dimenticabili e poco memorabili. Siamo arrivati insomma al punto in cui possiamo guardare tutto, ma non ci rimane in mano nulla. E questo ovviamente non vale solo per le produzioni giapponesi. Si stava meglio quando si stava peggio, con annate intere in cui non arrivavano nuove serie anime, e le censure erano mostruosamente esagerate? Ovviamente no, ma possiamo dire che lo streaming ha anche molti lati negativi, che non sono così scontati.

Poi c'è anche un'altra faccenda piuttosto spinosa: va da sé che gli spettatori più giovani non amano molto i vecchi anime, e con vecchi intendo quelli prodotti più di 20 anni fa, ed in certi casi più gravi anche quelli prodotti prima del 2010. Tutto ciò che è nuovo è per forza migliore di quello vecchio, ciò che è vecchio è ormai obsoleto, è questa la mentalità che ho osservato spesso. Come diceva però Arnold in quel brutto film di Terminator, di sé stesso: "vecchio, non obsoleto". Senza contare che i vecchi anime sono considerati sempre più "problematici" proprio dalle nuove generazioni: una volta ho letto che Ranma 1/2 è una serie omofoba perché il protagonista picchia (una volta) un travestito, o amenità del genere. Qualcuno in America si lamenta puntualmente della mancanza di "diversità" dei personaggi negli anime: grazie al cavolo, quasi sempre si tratta di personaggi giapponesi di anime ambientati in Giappone! Ed in passato c'era molta meno diversità. Il personaggio con la pelle più scura in Ranma 1/2 era il preside, solo che era anche lui giapponese, solo con la pelle molto abbronzata. Al giorno d'oggi il cast principale di una serie animata dev'essere più variegato possibile, si veda il terribile reboot di Scooby-Doo dal titolo "Velma". Lupin III è sempre stato problematico per la maggior parte dei mercati esteri invece: le numerose censure adottate ne sono certamente la prova. Il problema era che Lupin non era certo un anime per bambini, nonostante le sue avventure potessero piacere anche a loro. Parliamo di un ladro donnaiolo incallito in fondo, che non si troppi scrupoli ad uccidere i suoi nemici (in un episodio elimina senza pietà o ripensamenti un gruppetto di piratesse che voleva fargli la pelle, anche se in un altro episodio si rifiuta di uccidere una donna che lo pregava di ucciderla). Censurare un prodotto pensato per un pubblico perlomeno adolescenziale, per trasformarlo in qualcosa per tutta la famiglia è sempre stato uno dei crimini più grandi di Mediaset. D'altro canto però non c'erano molte alternative forse: Ken il guerriero veniva trasmesso su TV private locali senza censura anche ad orari pomeridiani, quindi forse anche Lupin avrebbe potuto godere di questo trattamento di favore all'epoca. I palinsesti degli anni '80 e '90 erano davvero pazzeschi: da un lato gli anime super censurati sulle reti Mediaset, dall'altro anime (quasi) senza censura sui canali locali. Uno che non ha vissuto il periodo non può capire l'assurdità di questa contraddizione. Le TV locali sembravano un luogo senza leggi o regolamentazioni. Non che mi possa lamentare, anzi, avrei voluto più serie animate giapponesi trasmesse da questi canali locali. Quando Ranma 1/2 fu trasmesso da TMC Telemontecarlo la serie fu ridoppiata in maniera oscena e molte scene che prima erano state trasmesse integralmente furono poi censurate. Una cosa simile successe a Saint Seiya quando una ventina di anni fa Mediaset decise di trasmetterla su Italia 1. La scure censoria si abbatté sulle scene più violente ovviamente. Fermi immagine e tagli fastidiosi a profusione. Tuttavia quella ritrasmissione su un canale nazionale significò un revival della serie non indifferente, visto che perfino Giochi Preziosi rimise in vendita le action figure di 15 anni prima. Ovviamente non fu un boom come negli anni '80/'90, però fu senz'altro un discreto successo, se non altro di pubblico.

Il revival di Lupin invece avvenne in Giappone grazie a...detective Conan! Si, quell'odioso nanerottolo che risolve tutti i casi peggio della Signora in Giallo. Eh già, perché nel 2007 (credo) qualcuno ebbe l'idea di fare film crossover tra Conan e Lupin. Lupin fino a quel momento sopravviveva soprattutto grazie agli special televisivi annuali e probabilmente a qualche replica. Il film a me faceva un po' pena, ma non era tanto peggio di alcuni special di Lupin che ho visto di recente. Ma grazie a Conan qualcosa di mosse finalmente, e nel 2012 venne prodotta una delle migliori serie legate all'universo di Lupin, o vero La donna chiamata Fujiko Mine, che prendeva ispirazione a larghe mani dal manga originale e dalla prima serie. In seguito fu prodotta la quarta serie ufficiale (quello di Fujiko era più uno spin-off/prequel), e poi la quinta e la sesta, più recente. In una decina d'anni abbiamo avuto più Lupin che nei 30 anni precedenti! Chissà nei prossimi anni cosa ci aspetta, se continueranno le produzioni animate come in questi ultimi 10 anni, o ci sarà di nuovo un lungo periodo di magra. Difficile a dirsi: diciamo che non è facile realizzare opere sempre fresche ed all'altezza del passato (si veda ad esempio Dragon Ball Super), ma Lupin è certo stato uno dei personaggi che è riuscito a reinventarsi maggiormente in questi ultimi 50+ anni, come e forse anche meglio di serie pluridecennali come Doctor Who (che ormai è in forte declino da tempo). In futuro ci potrebbero essere altri crossover tra Lupin e altri personaggi famosi: il recente film Lupin III vs Occhi di Gatto è certamente un esempio di quello che si potrebbe fare, anche se non è proprio riuscito benissimo. Il prequel Lupin Zero invece ha mostrato sia il padre che il nonno di Lupin all'opera per la prima volta, e questo potrebbe significare una nuova linea narrativa da poter sfruttare. In futuro magari vedremo anche Lupin jr., chissà, una serie sul figlio di Lupin (che per ora esiste solo nel manga).

E mentre mi immagino le nuove storie, sto comunque riguardando quelle vecchie, quelle della terza serie, senza le odiose censure, finalmente come erano state concepite inizialmente. L'unico difetto forse di questa riedizione è che non è stato possibile riutilizzare la prima storica voce di Lupin, quella di Roberto del Giudice, che però appare come extra nella versione censurata degli episodi. Devo dire che per questo "ridoppiaggio" hanno fatto una cosa forse discutibile ma comunque abbastanza comprensibile: hanno lasciato le voci dei personaggi minori o che parlano poco, tipo Goemon, ed hanno eventualmente doppiato con doppiatori che cercano di fare una voce simile i dialoghi mancanti. Ovviamente Lupin, Jigen e anche alcuni altri personaggi hanno ricevuto un doppiaggio nuovo di zecca. Curioso invece il caso di Fujiko: visto che la doppiatrice è sempre la stessa alcune battute sono state ridoppiate, altre sono rimaste le stesse di 30+ anni fa. Questo sistema chiaramente ha i suoi pro ed i suoi contro: ad esempio alcuni nomi dei personaggi minori sono rimasti quelli adattati (malamente a volte) in passato, e anche alcuni dialoghi non c'entrano molto con quelli originali. Ma in compenso abbiamo finalmente la versione integrale non censurata. Abbiamo dovuto aspettare qualche decennio, ma ne è valsa la pena (forse). Credo che i fan di One Piece, Naruto, Bleach, Attacco dei giganti e così via non capiranno mai cosa Lupin ha significato per molti (ormai vecchi) fan, anche se mi auguro che ci siano giovani che apprezzano Lupin come noi (io e la mia generazione) lo apprezzammo all'epoca.

La copertina del primo box della terza serie di recente ridoppiata


martedì 22 agosto 2023

Perché i Cavalieri dello Zodiaco continuano a floppare?

 È ufficiale ormai, il film dal vivo di Knights of the Zodiac è un flop certificato, uno dei più grandi flop del 2023 probabilmente (non in assoluto ovviamente, perché ci sono film che hanno perso anche 100 milioni di verdoni tra spese di produzione e marketing quest'anno).  Com'è possibile che una serie che un tempo era così amata in più o meno tutto il mondo oggi fatichi così tanto? In primis il film dal vivo era oggettivamente una mezza fetecchia, realizzato con un budget ridicolo e con una sceneggiatura fin troppo poco ispirata. Una sceneggiatura simile a quella del reboot/remake anime, non tanto nei contenuti, ma nel discutibile tentati o di "modernizzare" Saint Seiya. Perché è vero che Saint Seiya non è mai stata un'opera tanto profonda o che analizzava più di tanto la psicologia dei personaggi. I personaggi erano quasi dei burattini che si muovevano seguendo i loro forti ideali, né più, né meno. Molti personaggi, incluso alcuni dei "buoni", non avevano nemmeno una loro storia degna di essere raccontata: quasi tutti i cavalieri d'oro, i Gold Saints, non sappiamo quasi nulla di loro. Non sappiamo da chi sono stati allenati, come hanno ottenuto l'armatura, e via dicendo. Negli anni '80 ciò non era molto importante per gli autori manga, specie per Kurumada, che introduceva nuovi nemici nelle sue opere come fossero carne da macello. Non per nulla i cavalieri d'argento sono tra quelli meno ricordati dai fan, perché appaiono giusto il tempo per venire sconfitti, spesso in pochi capitoli. A parte Castalia e Tisifone, rispettivamente maestra ed avversaria prima, ed amante poi, di Pegasus/Seiya. Altri avversari come Abadir o Kanon invece sono molto più memorabili proprio perché Kurumada ci racconta alcuni segreti del loro passato. Ci sono avversari memorabili a prescindere: Deathmask del Cancro è così malvagio da non aver bisogno di flashback sul suo passato. Tanto lo spettatore può immaginare quali nefandezze abbia commesso anche prima di diventare cavaliere d'oro. Confrontando Saint Seiya con un altro manga degli anni '80 come Hokuto no Ken, Ken il guerriero, in cui anche i cattivi godevano almeno di un flashback in cui si mostrava che in fondo non erano sempre stati così cattivi, è chiaro che Saint Seiya potrebbe aver bisogno di una revisione per renderlo un'opera un po' più complessa. Ma quello che succede quando qualcuno vi mette mano è una completa riscrittura della sceneggiatura originale, o comunque uno stravolgimento fin troppo profondo. E quando succede si arriva al punto di cambiare il sesso di Shun/Andromeda solo per avere una ragazza nel team principale. Non dimentichiamo che Saint Seiya è stato scritto negli anni '80, per un pubblico prettamente maschile, che voleva vedere masculi come loro picchiarsi fino a che uno non rimaneva in piedi. Non per nulla non credo di ricordare bambine all'epoca che vedessero Saint Seiya o Hokuto no Ken (forse con Dragon e One Piece le cose cambiarono un po'). Sì I Cavalieri dello Zodiaco avevano protagonisti solo maschili, e nascondevano i volti delle guerriere con delle maschere, perché un po' c'era ancora un po' di velato sessismo forse, ma c'era anche il pretesto dell'identità di Castalia: Pegasus e gli spettatori dovevano credere si trattasse proprio di sua sorella. Un equivoco che è durato per decenni, ma non ha mai portato da nessuna parte.
Dicevamo che Saint Seiya era forse un po' sessista: d'altro canto Athena/Lady Isabel veniva o rapita o si ritrovava impossibilitata a fare alcun che, al massimo poteva aiutare i suoi cavalieri tramite il suo "cosmo". Mi sono sempre chiesto che problema ci fosse se Lady Isabel era quasi sempre la "donzella da salvare", a parte in Hades dove finalmente indossa la sua armatura, e combatte per qualche minuto! Mi sono sempre chiesto che ci fosse di male se i suoi cavalieri volessero lottare per lei. Al giorno d'oggi ad esempio Biancaneve non può essere salvata dal principe, deve salvarsi da sola, o al massimo aiutata da altre donne. Il bello di Kurumada è che scrive manga come se fossimo ancora negli anni '80, quindi in Next Dimensioni Athena è messa fuori gioco in fretta. Il brutto è che ha terminato le buone idee proprio negli anni '80/'90, quando realizzò Bt'X.
Al giorno d'oggi quasi nessuno potrebbe dunque adattare in maniera soddisfacente Saint Seiya per le nuove generazioni: in parte proprio a causa di quella (moderata) vena sessista che percorre tutta l'opera, in parte perché gli sceneggiatori moderni non sono in grado di capire cosa ha reso Saint Seiya veramente popolare. Uno dei motivi per cui i ragazzini sbavavano ad ogni puntata erano le armature: armature sfavillanti (che però in TV non sembravano certo di metallo, ma erano bellissime lo stesso). I colpi speciali gridati poco prima di essere scagliati contro gli avversari, la fratellanza dei protagonisti, che arrivano a sacrificare la loro vita per Atena e per gli altri compagni. Tutte cose che gli sceneggiatori moderni sembrano nemmeno considerare. Ecco perché continueranno a floppare, qualsiasi nuovo adattamento fallirà, perché mancherà di entusiasmare i nuovi potenziali fan. Quando si adatta un'opera vetustà, antica, se si vuole "modernizzarla" in maniera adeguata, bisogna farlo innanzi tutto rispettando l'opera originale e l'autore, specie se ancora vivente. Ma non solo, se si vuole avere chance bisogna anche accontentare i vecchi fan, cosa più facile a dirsi che a farsi.
Si può reinventare una serie, un personaggio in maniera molto radicale, come è stato fatto per Lupin III, che è passato attraverso varie incarnazioni in oltre 50 di vita editoriale e audiovisiva, ma non tutte le serie sono come Lupin, che comunque non ha mai avuto una storia canonica di base, quanto più un jcollage di storie differenti, messe insieme all omeno peggio. Tanto più che esistono diverse storie delle origini dei vari personaggi. Ma Saint Seiya è uno solo, la serie animata e la serie manga originale, si dovrebbe partire se ore da queste 2 colonne per realizzare un buon remake.
Dicevamo che Saint Seiya è certamente un'opera datata, e che avrebbe bisogno di una "spolveratina", ma questo non vuol dire rivoluzionare completamente la storia. O meglio, si può anche fare, ma bisogna farlo in maniera intelligente.

La versione "femminista" di Saint Seiya.
Sainthia Sho uscì qualche anno fa, come spin-off al femminile di Saint Seiya: il gruppo di protagoniste è infatti paragonabile a quello dei protagonisti della serie originali (con qualche differenza ovviamente). Una serie alternativa che cercava di incastrarsi nella narrazione della serie principale, con successi alterni. Non è stato un flop clamoroso, ma nemmeno quel successo che si sperava: a livello di merchandising infatti sono state realizzate e vendute solo 2 action figure dei personaggi, anche meno della serie Omega. Un flop abbastanza significativo: altre serie animate come Soul of Gold invece hanno permesso di vendere myth cloth a volontà. Perché alla fine è proprio il merchandising che permette a Saint Seiya di esistere ancora. E se una serie non fa vendere il merchandising ad essa collegati è chiaro che non sta funzionando come dovrebbe. Da quel che ne so non c'è nuovo merchandising per il film live action, ma senza dubbio il remake/reboot animato aveva il pupazzame della linea "Anime Heroes", alquanto economico, realizzato probabilmente per un pubblico molto giovane, probabilmente non ha venduto quanto i giapponesi speravano. Attualmente i giapponesi fanno ancora un sacco di soldi con la linea dei Myth Cloth, che presenta armature in metallo ed un prezzo in genere superiore ai 100€, una linea per collezionisti danarosi insomma, visto che se uno vuole comprarli tutti dovrebbe sborsare migliaia di euro. E qualcuno anche lo fa, ovviamente, si tratta di collezionisti adulti, fan di vecchia data ormai, che sono cresciuti con la vecchia serie televisiva, non certo con questi remake o guardando il film live action.
Ma i fan più vecchi hanno ormai più di 40 anni suonati, in qualche caso anche 50 forse, tra una ventina/trentina d'anni (se non prima)  cominceranno ad estinguersi pian piano. Logico che Bandai, Toei e tutti quelli che lucrano sul brand cominciano in po' a cavarsi sotto, se non c'è ricambio generazionale. Kurumada invece se ne frega credo: ormai ha quasi 70 anni il vegliardo, ed ha dimostrato chiaramente che Saint Seiya non è proprio la sua priorità, tant'è che non ha ancora concluso Next Dimension dopo tanti anni. Se continua così Saint Seiya verrà concluso da altri autori, forse anche non giapponesi, chissà. D'altro canto Saint Seiya ha ispirato diverse generazioni di fan in passato, anche se ormai non è in grado più di affascinare le nuove generazioni. Troppa concorrenza forse. Eppure quella schifezza di Dragon Ball Super piace ai bambocci di tutte le età, nonostante la qualità delle storia continui a calare inesorabilmente da decenni.
Riuscirà mai Saint Seiya a tornare grande come 30+ anni fa? Chissà...forse no, ma di sicuro ci vorrà qualcuno che ha un grande rispetto per il materiale originale perché ciò possa accadere.