martedì 22 agosto 2023

Perché i Cavalieri dello Zodiaco continuano a floppare?

 È ufficiale ormai, il film dal vivo di Knights of the Zodiac è un flop certificato, uno dei più grandi flop del 2023 probabilmente (non in assoluto ovviamente, perché ci sono film che hanno perso anche 100 milioni di verdoni tra spese di produzione e marketing quest'anno).  Com'è possibile che una serie che un tempo era così amata in più o meno tutto il mondo oggi fatichi così tanto? In primis il film dal vivo era oggettivamente una mezza fetecchia, realizzato con un budget ridicolo e con una sceneggiatura fin troppo poco ispirata. Una sceneggiatura simile a quella del reboot/remake anime, non tanto nei contenuti, ma nel discutibile tentati o di "modernizzare" Saint Seiya. Perché è vero che Saint Seiya non è mai stata un'opera tanto profonda o che analizzava più di tanto la psicologia dei personaggi. I personaggi erano quasi dei burattini che si muovevano seguendo i loro forti ideali, né più, né meno. Molti personaggi, incluso alcuni dei "buoni", non avevano nemmeno una loro storia degna di essere raccontata: quasi tutti i cavalieri d'oro, i Gold Saints, non sappiamo quasi nulla di loro. Non sappiamo da chi sono stati allenati, come hanno ottenuto l'armatura, e via dicendo. Negli anni '80 ciò non era molto importante per gli autori manga, specie per Kurumada, che introduceva nuovi nemici nelle sue opere come fossero carne da macello. Non per nulla i cavalieri d'argento sono tra quelli meno ricordati dai fan, perché appaiono giusto il tempo per venire sconfitti, spesso in pochi capitoli. A parte Castalia e Tisifone, rispettivamente maestra ed avversaria prima, ed amante poi, di Pegasus/Seiya. Altri avversari come Abadir o Kanon invece sono molto più memorabili proprio perché Kurumada ci racconta alcuni segreti del loro passato. Ci sono avversari memorabili a prescindere: Deathmask del Cancro è così malvagio da non aver bisogno di flashback sul suo passato. Tanto lo spettatore può immaginare quali nefandezze abbia commesso anche prima di diventare cavaliere d'oro. Confrontando Saint Seiya con un altro manga degli anni '80 come Hokuto no Ken, Ken il guerriero, in cui anche i cattivi godevano almeno di un flashback in cui si mostrava che in fondo non erano sempre stati così cattivi, è chiaro che Saint Seiya potrebbe aver bisogno di una revisione per renderlo un'opera un po' più complessa. Ma quello che succede quando qualcuno vi mette mano è una completa riscrittura della sceneggiatura originale, o comunque uno stravolgimento fin troppo profondo. E quando succede si arriva al punto di cambiare il sesso di Shun/Andromeda solo per avere una ragazza nel team principale. Non dimentichiamo che Saint Seiya è stato scritto negli anni '80, per un pubblico prettamente maschile, che voleva vedere masculi come loro picchiarsi fino a che uno non rimaneva in piedi. Non per nulla non credo di ricordare bambine all'epoca che vedessero Saint Seiya o Hokuto no Ken (forse con Dragon e One Piece le cose cambiarono un po'). Sì I Cavalieri dello Zodiaco avevano protagonisti solo maschili, e nascondevano i volti delle guerriere con delle maschere, perché un po' c'era ancora un po' di velato sessismo forse, ma c'era anche il pretesto dell'identità di Castalia: Pegasus e gli spettatori dovevano credere si trattasse proprio di sua sorella. Un equivoco che è durato per decenni, ma non ha mai portato da nessuna parte.
Dicevamo che Saint Seiya era forse un po' sessista: d'altro canto Athena/Lady Isabel veniva o rapita o si ritrovava impossibilitata a fare alcun che, al massimo poteva aiutare i suoi cavalieri tramite il suo "cosmo". Mi sono sempre chiesto che problema ci fosse se Lady Isabel era quasi sempre la "donzella da salvare", a parte in Hades dove finalmente indossa la sua armatura, e combatte per qualche minuto! Mi sono sempre chiesto che ci fosse di male se i suoi cavalieri volessero lottare per lei. Al giorno d'oggi ad esempio Biancaneve non può essere salvata dal principe, deve salvarsi da sola, o al massimo aiutata da altre donne. Il bello di Kurumada è che scrive manga come se fossimo ancora negli anni '80, quindi in Next Dimensioni Athena è messa fuori gioco in fretta. Il brutto è che ha terminato le buone idee proprio negli anni '80/'90, quando realizzò Bt'X.
Al giorno d'oggi quasi nessuno potrebbe dunque adattare in maniera soddisfacente Saint Seiya per le nuove generazioni: in parte proprio a causa di quella (moderata) vena sessista che percorre tutta l'opera, in parte perché gli sceneggiatori moderni non sono in grado di capire cosa ha reso Saint Seiya veramente popolare. Uno dei motivi per cui i ragazzini sbavavano ad ogni puntata erano le armature: armature sfavillanti (che però in TV non sembravano certo di metallo, ma erano bellissime lo stesso). I colpi speciali gridati poco prima di essere scagliati contro gli avversari, la fratellanza dei protagonisti, che arrivano a sacrificare la loro vita per Atena e per gli altri compagni. Tutte cose che gli sceneggiatori moderni sembrano nemmeno considerare. Ecco perché continueranno a floppare, qualsiasi nuovo adattamento fallirà, perché mancherà di entusiasmare i nuovi potenziali fan. Quando si adatta un'opera vetustà, antica, se si vuole "modernizzarla" in maniera adeguata, bisogna farlo innanzi tutto rispettando l'opera originale e l'autore, specie se ancora vivente. Ma non solo, se si vuole avere chance bisogna anche accontentare i vecchi fan, cosa più facile a dirsi che a farsi.
Si può reinventare una serie, un personaggio in maniera molto radicale, come è stato fatto per Lupin III, che è passato attraverso varie incarnazioni in oltre 50 di vita editoriale e audiovisiva, ma non tutte le serie sono come Lupin, che comunque non ha mai avuto una storia canonica di base, quanto più un jcollage di storie differenti, messe insieme all omeno peggio. Tanto più che esistono diverse storie delle origini dei vari personaggi. Ma Saint Seiya è uno solo, la serie animata e la serie manga originale, si dovrebbe partire se ore da queste 2 colonne per realizzare un buon remake.
Dicevamo che Saint Seiya è certamente un'opera datata, e che avrebbe bisogno di una "spolveratina", ma questo non vuol dire rivoluzionare completamente la storia. O meglio, si può anche fare, ma bisogna farlo in maniera intelligente.

La versione "femminista" di Saint Seiya.
Sainthia Sho uscì qualche anno fa, come spin-off al femminile di Saint Seiya: il gruppo di protagoniste è infatti paragonabile a quello dei protagonisti della serie originali (con qualche differenza ovviamente). Una serie alternativa che cercava di incastrarsi nella narrazione della serie principale, con successi alterni. Non è stato un flop clamoroso, ma nemmeno quel successo che si sperava: a livello di merchandising infatti sono state realizzate e vendute solo 2 action figure dei personaggi, anche meno della serie Omega. Un flop abbastanza significativo: altre serie animate come Soul of Gold invece hanno permesso di vendere myth cloth a volontà. Perché alla fine è proprio il merchandising che permette a Saint Seiya di esistere ancora. E se una serie non fa vendere il merchandising ad essa collegati è chiaro che non sta funzionando come dovrebbe. Da quel che ne so non c'è nuovo merchandising per il film live action, ma senza dubbio il remake/reboot animato aveva il pupazzame della linea "Anime Heroes", alquanto economico, realizzato probabilmente per un pubblico molto giovane, probabilmente non ha venduto quanto i giapponesi speravano. Attualmente i giapponesi fanno ancora un sacco di soldi con la linea dei Myth Cloth, che presenta armature in metallo ed un prezzo in genere superiore ai 100€, una linea per collezionisti danarosi insomma, visto che se uno vuole comprarli tutti dovrebbe sborsare migliaia di euro. E qualcuno anche lo fa, ovviamente, si tratta di collezionisti adulti, fan di vecchia data ormai, che sono cresciuti con la vecchia serie televisiva, non certo con questi remake o guardando il film live action.
Ma i fan più vecchi hanno ormai più di 40 anni suonati, in qualche caso anche 50 forse, tra una ventina/trentina d'anni (se non prima)  cominceranno ad estinguersi pian piano. Logico che Bandai, Toei e tutti quelli che lucrano sul brand cominciano in po' a cavarsi sotto, se non c'è ricambio generazionale. Kurumada invece se ne frega credo: ormai ha quasi 70 anni il vegliardo, ed ha dimostrato chiaramente che Saint Seiya non è proprio la sua priorità, tant'è che non ha ancora concluso Next Dimension dopo tanti anni. Se continua così Saint Seiya verrà concluso da altri autori, forse anche non giapponesi, chissà. D'altro canto Saint Seiya ha ispirato diverse generazioni di fan in passato, anche se ormai non è in grado più di affascinare le nuove generazioni. Troppa concorrenza forse. Eppure quella schifezza di Dragon Ball Super piace ai bambocci di tutte le età, nonostante la qualità delle storia continui a calare inesorabilmente da decenni.
Riuscirà mai Saint Seiya a tornare grande come 30+ anni fa? Chissà...forse no, ma di sicuro ci vorrà qualcuno che ha un grande rispetto per il materiale originale perché ciò possa accadere.

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