domenica 22 marzo 2015

Come riprodurre le canzoni da Google/Play Music su qualsiasi player Android: GMusicFS (richiede il ROOT)

Chi ha un dispositivo Android probabilmente saprà che tramite un account Google può uploadare fino a 50000 canzoni sul cloud (erano 5000 fino a poco tempo fa), a gratis, il che non è affatto male se consideriamo che 500 canzoni equivalgono a circa 40 ore di musica, se supponiamo una media di 5 minuti a canzone, il che, portato a 50 mila significa più di 150 giorni di musica ininterrotta! Se a qualcuno possono sembrare poca cosa, si possono sempre creare più account Google e moltiplicare dunque le canzoni uploadabili sul cloud, ma suppongo che pochi ne sentiranno il bisogno.
Purtroppo l'unico modo per accedervi sia su mobile che su desktop è attraverso l'app apposita su Google, che non è il massimo della vita: si possono votare le canzoni, ma solo "mi piace" o "non mi piace" (un passo avanti comunque rispetto a Facebook, dove tutti i post o lasciano indifferenti o devono per forza piacere!), non si possono creare playlist intelligenti a piacere, non si possono navigare le collezioni musicali "per cartelle". Per il resto è un buon player, ma queste limitazioni lo rendono a volte poco appetibile, a meno che non si voglia appunto effettuare lo streaming delle canzoni salvate sul cloud, nel qual caso diventa indispensabile! Per gli ascoltatori di musica più esigenti, tuttavia, c'è un'altra possibilità: se infatti il proprio dispositivo Android dispone dei permessi di ROOT è possibile "montare" il file system remoto nel sistema, in pratica fare credere ai player musicali che i file presenti sui server di Google in realtà siano presenti sullo smartphone/tablet. Nulla di particolarmente sorprendente o nuovo (è almeno dagli anni '80 che è possibile farlo), ma il fatto di poterlo fare in maniera semplice con un'app apposita rende la cosa alla portata di un ampio pubblico. GMusicFS permette infatti tutto ciò, l'unico lato negativo è che bisogna avere i permessi di root sul proprio dispositivo, il che non è sempre alla portata (tecnica) di tutti, e, soprattutto, può voler dire perdere la garanzia, quindi in caso di malfunzionamenti o se lo smartphone/tablet non dà più segni di vita ci si può scordare l'assistenza gratuita, purtroppo. Tuttavia i vantaggi di avere un dispositivo "rootato" possono essere molteplici, in generale un maggiore accesso alle risorse (che siano software o hardware) dei propri dispositivi.

Ecco infine un breve filmato che mostra la funzionalità di questa piccola ma potente app:

venerdì 20 marzo 2015

Come (non) riparare un tablet android

Di recente il tablet di un mio amico ha deciso di non voler più avviarsi, era fermo al boot, con la scritta "Acet" che lampeggiava sullo schermo. Un tipico caso di bootloop, dissi tra me e me. Elementare, basta riflashare un firmware valido, e tutto tornerà a posto.
Quanto mi sbagliavo!
Dopo aver scaricato mille mila firmware per l'Acer Iconia Tab A500 (detto anche in breve Acer A500), non restava altro che copiare i file sulla micro-sd.
Facile come bere un bicchier d'acqua, no? Beh, non proprio...La cosa interessante (che sapevo comunque già) è che la recovery originale leggeva solo micro-sd sotto i 4 giga, e la più piccola che avevo sotto mano era di 8! EVVIVONA! Per la cronaca, l'unico "messaggio" di errore che appariva era il classico robottino di android kaputt (vedere l'immagine sotto)
Da quel che ho capito il robottino appare così quando il firmware non è quello adatto, o quando non riesce a trovarlo (per qualunque motivo, incluso il fatto che in recovery mode il sistema non riesce a leggere i file contenuti nella micro-sd). Va da sè che uno che non conosceva il limite dei 2/4 giga qua tirava già bestemmioni, perchè vedendo un'immagine del genere immaginava chissà quali sciagure...
Fortunatamente non era il mio caso: recuperata una micro-sd da 2 giga, cercavo dunque di ripristinare questo sciagurato tablet (che pure ormai aveva più di 3 anni e mezzo sul groppone).
Purtroppo il processo di flashing si fermava sempre al 20-25%, il che mi faceva pensare a qualche problema alla memoria interna (in fondo le possibilità che fosse danneggiata non era così remota). Dato che però non avevo idea di come procedere, prima controllai sul web se c'era qualche altro modo per flashare il firmware. Qualcosa c'era, infatti, ma occorreva il cpuid del tablet, che era accessibile solo se il tablet funzionava, o in apx mode (roba inventata a quanto pare da Nvidia-proprio l'azienda delle schede video-per i suoi chipset Tegra), tramite un programmino compilato sotto Linux!! In pratica, se il tablet andava in apx mode, ero a cavallo. Già le manovre per farlo andare in quella modalità sono esilaranti: tenere premuto reset per 3-4 secondi mentre si preme anche il tasto start, rilasciare il tasto reset e dopo 1 secondo rilasciare anche il tasto start!! FACILE, NO???
Se piglio il sadico che ha inventato questa procedura...
Ad ogni modo, in qualche maniera io ed io mio amico riuscimmo a recuperare il cpuid, Dopo averlo giustamente convertito in SBK (perchè così voleva il software A500 APX Flash), ho potuto constatare che il processo di flashing si fermava sempre allo stesso punto (vedi immagine)
In buona sostanza questo non faceva altro che confermare i miei sospetti sulla memoria interna. Sospetti che furono confermati una volta installata una custom recovery, che in effetti dava qualche messaggio in più rispetto alla recovery originale (ovvero che non riusciva a trovare la memoria interna).

A questo punto ero in un vicolo cieco. Un problema hardware di tale portata sembrava al di là delle mie capacità tecniche, e comunque una riparazione presso un centro assistenza sarebbe costata quasi certamente almeno metà del valore di un tablet nuovo (Samsung Galaxy Tab 4 a 200 euro in offerta). 
Se non che, cercando bene in rete, giunsi a questo post su XDA, che di fatto consigliava di mettere la scheda madre in forno a 200°, per al massimo 5 minuti, e poi servire caldo! (vabbè, l'ultimo passo forse non è obbligatorio...). Visto che il tablet era comunque inutilizzabile (avevo provato anche a vedere se si poteva avviare da micro-sd o da usb, ma nulla...), decisi che alla fine un tentativo si poteva anche farlo. Diamine, perchè no, mi dissi!
Pertanto disassemblai il tablet, avvolsi la motherboard in un pò di carta stagnola (come consigliato nel post), e misi il tutto nel forno. Dato che era una giornata piuttosto fredda lasciai a riscaldare per 15-20 minuti, in fondo un pò di calore non poteva fare bene* a quei poveri circuiti integrati e chip...
Dopo aver "sfornato" la scheda madre, schiacciai con un cacciavite, in maniera delicata, tutti i chip, come consigliato sul post di XDA, e poi lasciai a raffreddare. Dopo aver ricollegato il tutto la prima sorpresa: il tablet si avviava ancora! Miracolo, non avevo fottuto (ancora) la scheda!
Ovviamente il tablet andava ancora in bootloop, ma dovevo ancora verificare se la NAND ora funzionava! Utilizzando il fido A500 APX Flash provai a flashare un firmware qualunque, fosse anche il più vecchio disponibile (in fondo l'importante era che si riuscisse a flashare qualcosa). Con mio grande stupore, questa volta il processo arrivò al 100%, ma ancora meglio, una volta riavviato il tablet, finalmente si avviò pure Android! Libidine! Doppia Libidine! Libidine...vabbè, avrete capito..
Felice come una pasqua, telefono al mio amico, ed il giorno successivo lo porto pure in giro con me, tanto per strapazzarlo un pò. Dopo oltre 24 ore che funziona egregiamente decido che era il momento di aggiornarlo a KitKat (Android 4.4), tramite custom firmware, che lasciarlo alla 3.2 sembrava brutto. E qua ricominciano i casini: dopo varie vicissitudini installo una custom recovery, nuovo bootloader e via con il flashing...Ma il processo si interrompe a meno della metà, ed al riavvio tramite recovery scopro che il sistema non rileva più la memoria interna! Ero di nuovo nella situazione iniziale...
Fortunatamente leggendo il post di cui sopra qualcuno scriveva di aver avuto anche lui questo problema, ma di averlo risolto rimettendo la scheda in forno. Niente di più semplice, insomma, fatto una volta, si può rifare 100 volte!
Ecco, in teoria è così. Ma come al solito tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. E di solito è un mare in burrasca, e tu non sai nuotare!
In breve, stavolta decisi di riscaldare per bene il forno, tipo per mezz'ora, ma non avendo il suddetto forno uno straccio di termometro era un pò un volo alla cieca...Secondo stime postume potrei essere arrivato a 300-400° (ovvero il doppio della temperatura raccomandata). 5 minuti dopo avevo una piastra madre ben arroventata, pure troppo, e qualche decina di minuti dopo scoprii che suddetta piastra non si accendeva nemmeno più! Avete presente quando preparate l'arrosto e vi si brucia? Ecco, mi sentivo come l'arrosto...
La morale di questa storia qual è? In primis non dare per scontato nulla: ad un successo inatteso può sempre seguire un insuccesso altrettanto inatteso e soprattutto mortificante. Inoltre un insuccesso può sempre essere d'insegnamento per il futuro (o per altre persone), perchè se ci pensiamo se siamo arrivati a questo punto è grazie ai successi ma soprattutto agli insuccessi di molte, moltissime persone!

Un'altra nota finale: riparare un qualsiasi dispositivo elettronico spesso non è banale, occorre una certa perizia, occorre sempre fare attenzione, che qualche cagata la si combina sempre, specie se si sottovalutano alcune variabili (nel mio caso il calore del forno).

*in realtà il calore è nemico di tutti i dispositivi elettronici, altrimenti non metterebbero quelle ventole su pc, Xbox, Playstation (ed a volte pure sui televisori!)