Nel post precedente avevo parlato di "Seoul Station", di come il film mi avesse colpito e blablabla yaddayadda..., quindi mi par giusto spendere un paio di parole sul "sequel", che è stato uno dei film di maggiore successo del 2016 in patria, arrivando ad incassare quasi 90 milioni di $$ in tutto il mondo, di cui 80 solo in Corea del Sud, un risultato sicuramente notevole per un paese con una popolazione inferiore rispetto all'Italia di quasi 10 milioni di persone, considerando poi che i maggiori box office in Italia o sono film stranieri come Avatar o sono film italiani comici, come quelli di Checco Zalone (!!), con poche eccezioni come "La vita è bella" di Roberto Benigni (film "furbetto" ma se non altro culturalmente più meritevole di molti altri film in classifica). Logicamente un film che parla di apocalissi zombi non potrebbe mai arrivare a guadagnare cifre così stratosferiche in Italia, ma neppure 1/100 di quelle cifre! Il che è un peccato, perché "Train to Busan" non è mero intrattenimento come poteva esserlo il mediocre "World War Z", né una commedia horror intelligente come "Zombieland", o quella sorprendente commedia nera/horror che risponde al nome di "Deadgirl" (film che probabilmente hanno visto in pochi), ma è un'opera che cerca di far riflettere lo spettatore (o almeno ha fatto riflettere me).
Il film segue all'inizio la vita di Seok-woo, un manager rampante che pensa più al suo lavoro che alla sua figlioletta, che nel frattempo viene allevata dalla nonna materna. La bambina per il suo compleanno desidera quindi di poter vedere la madre, che abita a Busan, dall'altra parte della Corea del Sud, dopo aver divorziato dall'uomo. Seol-woo chiaramente non è molto contento di perdere tempo (sono quasi 3 ore di treno per accompagnare la bambina dalla madre), ma d'altro canto capisce che se non le sta vicino finirà con il perderla. Purtroppo, come capita sempre nei film, il destino decide di cambiare le carte in tavola, e padre e figlia si ritrovano in mezzo ad un'apocalisse zombi senza precedenti (anche perché fino a quel momento non ce n'era mai stata nessuna)! Riescono a salvarsi per un pelo, ma una volta sul treno cominciano le magagne: dopo che alcuni infettati si muteranno in pericolosi zombi, avrà inizio una lotta per la sopravvivenza che si farà sempre più dura con il passare del tempo, anche a causa dell'egoismo di molte persone che si rifiuteranno di aiutare le altre persone quando necessario, per paura di perdere la propria vita. Ironicamente tali persone faranno tutte una brutta fine, spesso proprio a causa del proprio egoismo. Molti personaggi perderanno la vita invece nonostante abbiano provato ad aiutare gli altri, ma non sarà tutto vano: in particolare il sacrificio di 2 personaggi si rivelerà fondamentale per salvare almeno una manciata di vite, la speranza per il futuro (e forse un eventuale sequel? Chissà...).
Qualcuno ha paragonato "Train to Busan" ad un altro film recente, ambientato su un treno, ovvero "Snowpiercer", di un altro regista coreano, ma i 2 film hanno tematiche differenti: il treno di Snowpiercer è infatti un'allegoria della suddivisione in classi sociali, in cui i più poveri stanno in fondo (al treno), si cibano di scarti (insetti), mentre il cosiddetto 1% se la spassa in cima (nei vagoni più lussuosi). Viene fatto inoltre intendere che, date le risorse limitate presenti (sullo Snowpiercer), non è possibile fare altrimenti anzi, periodicamente è necessario pure eliminare parte delle persone, fomentando rivolte che alcune persone della testa e della coda del treno sanno benissimo che diverranno un bagno di sangue, in cui a perderci più vite saranno ovviamente le persone della coda. Logicamente nessun passeggero che vive in una condizione più agiata è disposto a cedere parte dei suoi privilegi per far stare un po' meglio i passeggeri della coda del treno, e questa è una delle cause che portano periodicamente alla rivolta della classe più povera.
La digressione su Snowpiercer era necessaria per far capire la differenza sostanziale tra i 2 film: Train to Busan infatti non ha come tema (portante) quello della critica alla società nel suo insieme, ma è più una critica all'individuo, che all'interno della società moderna è divenuto incapace di dare priorità alla famiglia ed agli affetti (si veda Seol-woo inizialmente nei confronti della figlia e, indirettamente, della moglie), nonché incapace di essere empatico nei confronti degli altri, di pensare soltanto alla propria vita arrivando a calpestare innumerevoli altre pur di sopravvivere: si badi bene che il film non contesta l'istinto di sopravvivenza insito in tutte le creature viventi, ma accusa chi lo fa in maniera fredda e metodica (in particolare un personaggio del film).
Come in altre opere a tema zombi anche in "Train to Busan" l'uomo si conferma la creatura più terrificante, quando tutti i nodi vengono al pettine. D'altro canto, come insegna la storia, quando si tratta della propria sopravvivenza molte persone diventano disposte a tutto!
Come già detto, rispetto a "Seoul Station" il finale di questo film è leggermente più ottimista, ci sono alcuni sopravvissuti (le persone più innocenti, la speranza per il futuro), anche se il pericolo è ben lungi dall'essere passato. La fine del film risponde alla domanda se è valsa la pena il sacrificio di tante persone per salvare così poche vite? La risposta ovviamente è sì, e si esplica in un canto tanto flebile quanto rassicurante, ed al contempo straziante.
In definitiva "Train to Busan" è uno di quei film da vedere assolutamente, sia se si sia fan del genere "zombi" sia che si voglia semplicemente vedere un film ben realizzato, capace di trasmettere emozioni oltre che intrattenere per un paio d'ore!
Il film segue all'inizio la vita di Seok-woo, un manager rampante che pensa più al suo lavoro che alla sua figlioletta, che nel frattempo viene allevata dalla nonna materna. La bambina per il suo compleanno desidera quindi di poter vedere la madre, che abita a Busan, dall'altra parte della Corea del Sud, dopo aver divorziato dall'uomo. Seol-woo chiaramente non è molto contento di perdere tempo (sono quasi 3 ore di treno per accompagnare la bambina dalla madre), ma d'altro canto capisce che se non le sta vicino finirà con il perderla. Purtroppo, come capita sempre nei film, il destino decide di cambiare le carte in tavola, e padre e figlia si ritrovano in mezzo ad un'apocalisse zombi senza precedenti (anche perché fino a quel momento non ce n'era mai stata nessuna)! Riescono a salvarsi per un pelo, ma una volta sul treno cominciano le magagne: dopo che alcuni infettati si muteranno in pericolosi zombi, avrà inizio una lotta per la sopravvivenza che si farà sempre più dura con il passare del tempo, anche a causa dell'egoismo di molte persone che si rifiuteranno di aiutare le altre persone quando necessario, per paura di perdere la propria vita. Ironicamente tali persone faranno tutte una brutta fine, spesso proprio a causa del proprio egoismo. Molti personaggi perderanno la vita invece nonostante abbiano provato ad aiutare gli altri, ma non sarà tutto vano: in particolare il sacrificio di 2 personaggi si rivelerà fondamentale per salvare almeno una manciata di vite, la speranza per il futuro (e forse un eventuale sequel? Chissà...).
Qualcuno ha paragonato "Train to Busan" ad un altro film recente, ambientato su un treno, ovvero "Snowpiercer", di un altro regista coreano, ma i 2 film hanno tematiche differenti: il treno di Snowpiercer è infatti un'allegoria della suddivisione in classi sociali, in cui i più poveri stanno in fondo (al treno), si cibano di scarti (insetti), mentre il cosiddetto 1% se la spassa in cima (nei vagoni più lussuosi). Viene fatto inoltre intendere che, date le risorse limitate presenti (sullo Snowpiercer), non è possibile fare altrimenti anzi, periodicamente è necessario pure eliminare parte delle persone, fomentando rivolte che alcune persone della testa e della coda del treno sanno benissimo che diverranno un bagno di sangue, in cui a perderci più vite saranno ovviamente le persone della coda. Logicamente nessun passeggero che vive in una condizione più agiata è disposto a cedere parte dei suoi privilegi per far stare un po' meglio i passeggeri della coda del treno, e questa è una delle cause che portano periodicamente alla rivolta della classe più povera.
La digressione su Snowpiercer era necessaria per far capire la differenza sostanziale tra i 2 film: Train to Busan infatti non ha come tema (portante) quello della critica alla società nel suo insieme, ma è più una critica all'individuo, che all'interno della società moderna è divenuto incapace di dare priorità alla famiglia ed agli affetti (si veda Seol-woo inizialmente nei confronti della figlia e, indirettamente, della moglie), nonché incapace di essere empatico nei confronti degli altri, di pensare soltanto alla propria vita arrivando a calpestare innumerevoli altre pur di sopravvivere: si badi bene che il film non contesta l'istinto di sopravvivenza insito in tutte le creature viventi, ma accusa chi lo fa in maniera fredda e metodica (in particolare un personaggio del film).
Come in altre opere a tema zombi anche in "Train to Busan" l'uomo si conferma la creatura più terrificante, quando tutti i nodi vengono al pettine. D'altro canto, come insegna la storia, quando si tratta della propria sopravvivenza molte persone diventano disposte a tutto!
Come già detto, rispetto a "Seoul Station" il finale di questo film è leggermente più ottimista, ci sono alcuni sopravvissuti (le persone più innocenti, la speranza per il futuro), anche se il pericolo è ben lungi dall'essere passato. La fine del film risponde alla domanda se è valsa la pena il sacrificio di tante persone per salvare così poche vite? La risposta ovviamente è sì, e si esplica in un canto tanto flebile quanto rassicurante, ed al contempo straziante.
In definitiva "Train to Busan" è uno di quei film da vedere assolutamente, sia se si sia fan del genere "zombi" sia che si voglia semplicemente vedere un film ben realizzato, capace di trasmettere emozioni oltre che intrattenere per un paio d'ore!
Alcuni dei personaggi principali di questo film: quanti sopravviveranno alla fine?? |